Vitigni rossi
Variano per forma, colore e chicchi d'uva, ma anche per caratteristiche organolettiche, grappoli, foglie, periodi e modalità di maturazione. Rappresentano una delle eccellenze della tradizione enologica ed in generale della storia italiana. Già, perché gran parte dei vitigni che crescono entro i confini nazionali affondano le proprie radici nella storia antica. Abbiamo già visto come non tutti i vitigni siano uguali tra di loro, dunque come facciamo a riconoscerli e distinguerli? Possiamo ricorrere all'ampelografia, ovvero alla disciplina che ci consente di realizzare studi approfonditi sulla forma e sulle caratteristiche di un vitigno. Tale scienza vide la luce nel XIII secolo grazie a Pier dei Crescenzi, ma fu perfezionata soltanto nel XIX secolo in seguito agli approfondimenti del Conte Odart. Attualmente si considera che nel mondo esistano qualcosa come 5000 vitigni differenti: i più famosi sono sono partiti dall'Europa ed arrivati praticamente in tutto il mondo: è il caso del Pinot,
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prosegui ... , del Sauvignon e del Cabernet, ma anche dalla Malvasia e dello Chardonnay. Nel nostro caso, soffermiamoci su quanto di meglio ci offre la terra italiana, patria di vitigni antichissimi, da cui vedono la luce vini eccellenti. Nebbiolo, Montepulciano, Trebbiano, Sangiovese, Primitivo, Falanghina, Verdicchio, Moscato, Malvasia: sono soltanto alcune tra la varietà illustri di cui chi vive nel Belpaese può andare fiero. Il Nebbiolo può essere tranquillamente inserito nel novero dei vitigni a bacca nera più rappresentativi dell'enologia italiana: la denominazione deriva evidentemente da “nebbia”, in quanto il periodo migliore per vendemmiare queste uve è quello delle nebbie autunnali. Si tratta di un vitigno coltivato abbondantemente in Piemonte, in particolare nella zona delle Langhe e di Roero. Cannaiolo, Aglianico, Calabrese, Brachetto, Aleatico, Traminer, Refosco, Marzemino, Negramaro, Greco nero, Croatina, Ottavianello, e chi più ne ha più ne metta: ecco la prova della ricchezza di vitigni rossi che da sempre contraddistingue l'offerta enologica italiana.
Proviamo a dare un ordine preciso al nutrito elenco, esaminando i vitigni per area di origine. Oltre che del Nebbiolo, per esempio, il Piemonte è la terra della Barbera, oggi il vitigno a bacca rossa più diffuso della regione, da cui si produce un vino corposo e ricco di personalità, che nell'immaginario collettivo rappresenta il classico vino rosso da pasto. L'Oltrepò Pavese, in Lombardia, è la patria della Bonarda, un vitigno a bacca nera conosciuto anche come Croatina e coltivato sia nel Pavese che nei territori che circondano Piacenza. Più a sud, in Emilia Romagna, è la patria del Lambrusco, un vitigno da cui si producono due uve simili, che danno alla luce vini rossi frizzanti e particolarmente dolci. Mezzocorona, Mezzolombardo e San Michele all'Adige sono invece i comuni che costituiscono l'area di coltivazione del Teroldego, un vitigno a bacca nera tipico del Trentino Alto Adige ma proveniente, sia per quanto concerne l'origine fisica che la denominazione, dalla regione austriaca del Tirolo. Ricchissimo è anche l'elenco dei vitigni a bacca nera coltivati nelle regioni del Centro Italia: Umbria, Toscana e Marche su tutte. Cominciamo l'elenco proprio dal Sagrantino, il vitigno più rappresentativo delle terre a sud di Perugia, così chiamato perché, secondo la tradizione, con il vino ricavato dalle sue uve, San Francesco d'Assisi era solito celebrare il rito eucaristico. Da secoli, questo vitigno viene utilizzato per produrre i migliori vini di tutta la regione umbra e cresce soprattutto nella zona che circonda Montefalco, su un territorio di appena 680 ettari. E' DOCG dal 1992. Entra nell'uvaggio di decine di vini differenti e rappresenta il vitigno più utilizzato in Toscana: si tratta del Sangiovese, le cui uve si stagliano senza soluzione di continuità dall'Emilia Romagna alla Campania. Conosciuto a livello nazionale, ma autoctono dell'Abruzzo è invece il Montepulciano, un vitigno a bacca nera che insieme al Sangiovese simboleggia il “top” della produzione vinicola delle regioni centrali. Dal centro ci spostiamo al Sud, patria di centinaia di vitigni (a bacca nera e bianca) provenienti in gran parte dalla Grecia. E' il caso, ad esempio, dell'Aglianico, coltivato soprattutto in Campania, Basilicata, Puglia e Molise, ma famoso principalmente grazie a due varianti di produzione: l'Aglianico del Vulture e l'Aglianico del Beneventano. In queste due aree geografiche, le uve Aglianico danno veramente il meglio di sé. Diffusissimo in particolare nella provincia di Bari, il Primitivo è un vitigno rosso annoverabile tra i cinque più redditizi ed apprezzati a livello nazionale. La denominazione trae spunto dal fatto che le uve hanno da sempre una maturazione precoce; dà alla luce alcuni tra i migliori vini pugliesi, quali il Primitivo di Manduria, ma anche quelli di Gioia del Colle e di Lizzano. Chiudiamo questa breve rassegna parlando del fiore all'occhiello dell'enologia siciliana: il Nero d'Avola. Da queste uve, coltivate nella zona di Siracusa, si ricava un vino eccezionale ed esportato in tutta Europa fin dal XIX secolo.
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