Vino rosso abruzzo

Culla di tradizioni contadine e montanare radicate nei secoli e forgiate su uno dei territori più belli e generosi d'Italia, l'Abruzzo è una regione conosciuta ed apprezzata sia per la bontà dei piatti che vi si possono consumare, che dei vini qui prodotti. Dai bianchi ai rossi, passando per i rosati e per i vini da desserts, il patrimonio enologico abruzzese gode di un terreno estremamente redditizio. Nella sezione dedicata ai vini bianchi, abbiamo poggiato la lente d'ingrandimento sullo spettacolo gustativo offerto dal Controguerra e soprattutto dal Trebbiano d'Abruzzo, senza ombra di dubbio il vino più rappresentativo della regione e della fascia di terra che nell'Italia centrale è occupata da Abruzzo, Molise e Marche. In questa sede, parleremo dei rossi prodotti entro i confini abruzzesi, la cui fama non è certo seconda ad altre primizie nazionali; tra bianchi e rossi, ... continua

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      prosegui ... , da queste parti si contano 4 etichette di origine controllata, ed una di queste non può che essere il celebre Montepulciano d'Abruzzo, re dei rossi regionali. A onor del vero, va fatta fin da subito una distinzione tra Montepulciano d'Abruzzo rosso, Montepulciano d'Abruzzo rosso riserva, e Montepulciano d'Abruzzo rosso Colline teramane. Ad aver assunto i parametri di un vino DOCG è proprio quest'ultimo, prodotto, come si evince dal nome e per norma di legge, tra diversi comuni della provincia di Teramo. La zona di produzione di questo splendido vino comprende più di 20 centri: da Atri a Roseto degli Abruzzi, passando per Penna Sant'Andrea, Torano Nuovo, Giulianova, Martinsicuro e Sant'Egidio alla Vibrata. Stiamo parlando di un vino rosso notoriamente corposo, contraddistinto da un colore rubino intenso, che tende ad assumere note violacee con il procedere dell'invecchiamento. Non meno intenso è il profumo che emanano i calici, lievemente fruttato ed assolutamente caratteristico. In bocca è robusto, armonico e vellutato. Per portare ai risultati eccellenti di cui è capace, il Montepulciano d'Abruzzo rosso Colline Teramane richiede un trattamento speciale: la fase di invecchiamento non deve mai essere superiore o inferiore ai due anni, di cui almeno uno da trascorrere in botti di castagno o di rovere. Dopodiché, il vino va sottoposto ad una ulteriore fase di invecchiamento in bottiglia, della durata di sei mesi. Usanza molto comune, in Abruzzo, è l'aggiunta, al vino prodotto, del 15% di un Montepulciano Colline teramane più giovane. Un vino rosso corposo ed autentico, figlio di un territorio costruito sulle tradizione montanare più squisite, non può che accompagnare forti piatti di carne: dal brasato di manzo all'agnello, passando per le carni nobili, la selvaggina e la cacciagione. Da provare anche sui formaggi stagionati. Con una percentuale di uve Montepulciano, in Abruzzo si produce anche un altro vino, già menzionato a proposito dei bianchi regionali, ma da tenere in considerazione anche quando si parla dei rossi. Sotto il profilo della varietà delle soluzioni a cui dà origine, il Controguerra non teme rivali nel centro Italia. In questa etichetta rientrano ottimi bianchi, ma anche un rosso riserva, un novello, un merlot, un pinot nero, un passito e un rosso annoso: insomma, ce n'è per tutti i gusti. Parlare di Controguerra vuol dire fare riferimento ad uno dei vini più antichi e deliziosi d'Italia, figlio di un'area di produzione le cui radici si perdono nella storia antica. Le terre del Controguerra sono le prime che si incontrano quando si entra in Abruzzo da Nord. Attorno al comune principale, ovvero Controguerra, se ne trovano altri appartenenti sempre alla provincia di Teramo: è il caso di Torano Nuovo, Ancarano, Corropoli e Colonnella. I vantaggi offerti dal terreno, uniti alla dedizione e alla professionalità delle aziende della zona, hanno consentito al Controguerra di raggiungere picchi di eccellenza inimmaginabili, sia sotto il profilo della qualità, che della quantità di bottiglie prodotte. Sempre più conosciuto ed apprezzato in Europa, questo DOC ha raggiunto da alcuni anni anche le tavole dell'Estremo Oriente. La produzione avviene con un 60% di uve Montepulciano, e piccole dosi di uve Sauvignon a bacca scura. Ha una storia, un carattere ed un sapore diversi rispetto al Montepulciano: è un vino più “agile”, più moderno, ha un colore rosso molto intenso ed un odore secco e lievemente tannico. Da buon rosso da tavola, il Controguerra rosso DOC va servito ad una temperatura compresa tra i 18 e i 20 gradi, in accompagnamento a piatti di carne, ma in generale della maggior parte dei piatti tipici abruzzesi. Si sposa a perfezione, per esempio, con primi a base di ragù di cinghiale, ma anche con arrosti di manzo e di vitello, con formaggi stagionati, e con la squisita Mortadellina di Campotosto, fiore all'occhiello della salumeria abruzzese.Dopo un lauto pasto, magari basato sul meglio di quanto offre la tradizione enogastronomica regionale, non c'è di meglio che suggellare il tutto con un buon bicchiere di Controguerra rosso passito, un vino dolce considerato nella zona la bevanda perfetta per innaffiare i desserts. Ha un colore granato vivace tendente al mattone con l'invecchiamento, ha un odore etereo e caratteristico ed un sapore armonico e vellutato. Ha una gradazione minima di 14 gradi. Ovviamente, sotto il profilo della conservazione, sono numerose le differenze che intercorrono tra i vini classici summenzionati, e il Controguerra passito rosso. L'Annoso, infatti, viene sottoposto ad un invecchiamento obbligatorio di almeno 30 mesi, periodo che al massimo può arrivare a 5 anni. Va servito ad una temperatura di 14-15 gradi in abbinamento ai prodotti della pasticceria secca o classica, o semplicemente per concludere un pasto. Apriamo adesso il paragrafo legato ai vitigni più importanti della regione Abruzzo, sfatando, se possibile, anche qualche tabù. Cominciamo col dire che, contrariamente a quanto si possa pensare – prova ne siano le descrizioni delle etichette di cui sopra – l'Abruzzo è una delle regioni più ricche d'Italia, dal punto di vista enogastronomico. A nord è la patria del Controguerra (bianco e rosso), a sud dominano il Montepulciano e il Trebbiano d'Abruzzo. Stiamo parlando di una terra amata soprattutto per la natura incontaminata che la contraddistingue, ma anche di un'area dove le prime viti vennero piantate addirittura nel VI secolo a.C., dunque in epoca antica. Nel tempo, la cultura, la tradizione e l'esperienza in ambito vitinicolo hanno consentito a questa regione di raggiungere l'eccellenza nel settore, attestandosi in quinta posizione nella graduatoria delle regioni più produttive, dietro a Veneto, Emilia Romagna, Sicilia e Puglia. Si calcola che su 36mila ettari di vigneto vengano prodotti ogni anno 3,8 milioni di ettolitri di vino. Ma quali sono i vitigni abruzzesi più celebri? Diciamo fin da subito che gran parte della produzione avviene grazie alle uve Trebbiano e Montepulciano, che oltre ad essere esportate e conosciute anche a livello internazionale, rappresentano un elemento fondamentale anche nella produzione del Controguerra, terzo vino regionale. Altri vitigni abruzzesi sono la Passerina, il Pecorino, il Biancame, la Malvasia e il Montonico, tutti a bacca bianca, mentre tra quelli a bacca rossa possiamo menzionare il Moscato, il Sangiovese, il Ciliegiolo e il Gaglioppo. Da quanto tempo l'enologia abruzzese è tra le migliori d'Italia? Possiamo affermare che tra gli anni '80 e '90 del secolo scorso questo settore ha raggiunto ottimi risultati, come il riconoscimento del marchio DOC e DOCG per le sue bottiglie più buone, anche se a ben vedere la storia dell'eccellenza vitivinicola abruzzese ha radici ben precise, che affondano precisamente nel lavoro degli addetti al settore. A partire dal periodo di cui sopra, la produzione è stata incrementata notevolmente, e di pari passo sono state introdotte ben 9 etichette IGT (Indicazione geografica tipica): questo ha contribuito a dare un'identità precisa all'intero ambito, e a diversificare particolarmente la produzione regionale, arricchendola di bianchi e rosati oggi apprezzatissimi. Di pari passo con questa pratica, si diffondeva sempre di più in Abruzzo la pratica dell'apertura delle cantine, e della pubblicizzazione dei cosiddetti itinerari enogastronomici. Oggi, da queste parti, sono numerose le cantine che aprono le proprie porte al turismo vinicolo, offrendo a turisti e curiosi una panoramica – o veri e propri tour – alla scoperta delle specialità da gustare. Una delle più consigliabili è sicuramente Aprutina Vini – Casal Thaulero, situata ad Ortona, in provincia di Chieti. Nel teramano, patria del top della produzione regionale, è possibile visitare le Cantine Ferliga: siamo ad Ancarano, dove la famiglia omonima si occupa da decenni di curare 120 ettari di terreno, da cui vedono la luce soprattutto Montepulciano, Trebbiano d'Abruzzo e Rosato Cerasuolo. Ad Ofena, in provincia de L'Aquila, nel cuore della regione, si può fare un salto presso l'Azienda Agricola Cataldi Madonna, mentre chi si trova nel pescarese non può mancare una visita alle Cantine Chiusa Grande, situate precisamente a Nocciano e specializzate nella produzione di vini biologici. Rimanendo in provincia di Pescara, infine, una delle esperienze più suggestive possibili è l'ingresso nelle proprietà della Tenuta del Priore, facenti capo all'azienda agricola omonima. Siamo in Contrada Capotino, a Colle Corvino, in una cantina recentemente rinnovata e costruita su un terreno argilloso che consente una vinificazione ricca e vantaggiosa. Dagli anni '70, la famiglia che gestisce il lavoro, dà alla luce soprattutto eccellenti bottiglie di Montepulciano, dal rosso riserva al Cerasuolo, mentre per quanto riguarda i bianchi, qui si produce soltanto il Trebbiano d'Abruzzo. Insomma: più che una regione, l'Abruzzo è un vero e proprio feudo basato sull'enologia, ma in generale su tutto ciò che nasce dalla terra, è un luogo gelosamente attaccato alle proprie tradizioni più antiche ed autentiche.