Barbera
La Barbera è un'uva autoctona italiana, originaria del Piemonte, tra le più conosciute e piantate uve rosse d'Italia fino agli anni 90 del novecento, quando “esplosero” le uve autoctone del sud, dove comunque è coltivata in alcune zone del Sannio, del nord della Puglia e della Sicilia.
Le talee sono state esportate anche nelle Americhe dove ha conosciuto una discreta fama. Rimane comunque diffusissima in Piemonte, e fino a 20 anni fa contendeva il primato nelle estensioni dei vigneti al Sangiovese.
La sua introduzione nelle Langhe sembra essere del 1685 ad opera del Conte Cotti de Neivi. Come semplice curiosità diciamo subito che l'utilizzo del nome femminile di “la Barbera” è utilizzato solo nel piemontese, mentre nel resto d'Italia viene utilizzato il nome maschile di “il Barbera”.
Come uva la Barbera matura abbastanza tardi, circa due settimane dopo l'altro autoctono piemontese Dolcetto, ma prima dell'aristocratico Nebbiolo, base per i grandi Piemontesi Barolo.
La sua caratteristica più importante è l'elevata acidità anche nella piena maturazione degli acini, che oltre ad apportare le doti di invecchiamento nel vino, la rese molto adatta ai climi caldi come quelli del Sud Italia, dove era molto coltivata fino alla valorizzazione dei grandi autoctono meridionali appunto, oggi pienamente realizzati. Questa capacità di adattamento ai climi caldi comunque ha dato luogo a molte sottospecie locali, che, anche se hanno perso il loro nome originale, provengono originariamente dalla Barbera.
È una varietà molto fertile, che predilige la potatura corta a Guyot e l'allevamento a controspalliera. Ha un'ottima resistenza alla peronospora, ma qualche problema con le muffe e il marciume.
In Piemonte quasi la metà dei vini rossi viene prodotta da questa varietà, con caratteristiche molto variabili a seconda del metodo di vinificazione e invecchiamento.
I vini prodotti con la Barbera hanno tutti una elevata acidità e bassi contenuti di tannini, generalmente leggeri, astringenti e dai gusti aspri e fragranti. I novelli spesso sono frizzantini, ma se opportunamente invecchiati, si possono ottenere vini potenti, dagli aromi intensi. Possono invecchiare molti anni in rovere con splendidi risultati. L'invecchiamento in rovere fu introdotto dal Bricco dell'Uccellone per apportare dei tocchi speziati al vino e mitigare l'acidità. La Berbera si puo distinguere in due categorie ben precise, che i francesi chiamerebbero cépage e cru, dove il cru è rappresentato da parcelle particolari che gli aggiornamenti nei disciplinari iniziano a proteggere in modo particolare per avere vini pregiati, e la cépage normale è la classica barbera coltivata ovunque con i risultati di vini giovani e vivaci.
In Piemonte i migliori risultati si hanno a nord e a sud di Alba e a Monforte d'Alba, dove è stata istituita la zona del Barbera d'Alba. Altre zone importanti sono quelle del Barbera d'Asti e Nizza Monferrato.
In Lombardia la Barbera trova molti estimatori nell'Oltrepo Pavese, dove viene impiegata per la produzione dei rossi frizzanti o tagliata con la Croatina e la Bonarda per risultati più morbidi. Rara in Franciacorta, dove viene usata per i rossi generici.
Sempre tagliata con la Bonarda la si incontra nei Colli Piacentini e in Val Tidone per la produzione del Gotturnio Doc, mentre sui Colli Bolognesi viene vinificata in monovitigno ma senza i prestigiosi risultati piemontesi. Presente anche in qualche zona dei Colli Euganei.
Buono l'utilizzo nell'Italia centrale, anche se in questa parte della penisola l'acidità naturale di quest'uva sembra stranamente spegnersi in molte occasioni.
Importante anche il suo ruolo in Sardegna, dove fu per altro molto coltivata al tempo del Regno dei Savoia. Alcuni botanici ritengono addirittura la varietà autoctona sarda Pignatello una sottospecie mutata del Barbera.
Al di là del confine italiano, la Barbera trova spazio sulla riviera slovena, e in America, grazie all'emigrazione italiana. L'Argentina e la California sono naturalmente le zone di coltivazione più importanti, mentre il resto dei territori vede solo qualche sporadico vigneto sparso. Sulla costa nord della California sembra addirittura che quest'uva riesca a produrre dei risultati migliori del Nebbiolo. Come varietà invece trova un larghissimo uso nei vini da tavola, dove non può essere menzionata in etichetta ma dove è una componente molto comune.
Per la sua importanza la Barbera ha dato origine a numerose denominazioni di origine tutte piemontesi, mentre in altre regioni, pur non comparendo con il proprio nome sull'etichetta accanto all'acronimo DOC, è inclusa nel disciplinare come uva per la produzione di quel determinato vino protetto.
Il Barbera d'Alba DOC è forse il più conosciuto dei vini protetti a base di Barbera in purezza che deve garantire una gradazione alcolica minima di 12% vol. on una gradazione minima di 12,5% vol e un invecchiamento di almeno un anno in legno, la denominazione ha diritto alla menzione
superioreL'area di produzione è situata sulle colline intorno ad alba, le Langhe di Alba, e nel Roero. I vini della zona, prodotti da basse rese, sono profondi e compatti, con intensi aromi di prugna e vaniglia.
Il Barbera d'Asti DOC invece prevede l'impiego, nel disciplinare, del 85 per cento di Barbera, tagliato con Fresia, Grignolino e Dolcetto, naturalmente a discrezione del produttore che può utilizzare anche esclusivamente la Barbera. La sua produzione è consentita nelle provincie di Asti e Alessandria, anche se i vini migliori provengono dalle colline che circondano la città dello spumante. In questa zona infatti i Barbera risultano particolarmente eleganti e complessi, molto equilibrati dopo un invecchiamento di pochi anni. Recentemente sono state istituite delle sottozone proprio per rimarcare questi risultati, e ora si può aggiungere in etichetta, a seconda della micro zona di produzione e solo per il Barbera d'Asti Superiore, le menzioni
Colli Astiani o
Astiano,
Nizza e
Tinella, con alcune norme più rigide proprio per proteggere un vino più nobile rispetto al Barbera d'Asti generico. Anche in questa denominazione valgono le stesse norme viste per la precedente per quel che riguarda la menzione
Superiore in etichetta.
Il Barbera del Monferrato DOC è ugualmente autorizzato nelle due provincie di Asti ed Alessandria con lo stesso tipo di assemblaggio. Le differenze con la denominazione precedente si stanno limando negli ultimi anni. Se prima infatti sotto questa denominazione si vinificavano vini giovani, vivaci e frizzanti, dotati anche di una discreta spuma, l'ultimo decennio ha visto i produttori, che intendano fregiarsi di questa denominazione, cercare di imitare i loro colleghi vinificatori di vini più intensi e profondi. Tra le poche differenze con il disciplinare del Barbera d'Asti, abbiamo la gradazione alcolica minima richiesta, che scende a 11,5% vol per il generico, mentre permangono le stesse regole se si vuole ottenere la menzione
Superiore.
Il Colli Tortonesi Barbera DOC è autorizzato invece nella sola zona della provincia di Alessandria a ridosso del confine con la DOC dell'Oltrepo Pavese, dove si trovano appunto le colline di Tortona. Anche qui il disciplinare impone un impiego minimo di Barbera del 85 per cento e una gradazione alcolica minima di 11,5% vol e 12,5% vol per la menzione
superiore. Se attentamente vinificate, le uve di questa zona possono sorprendere per complessità di aromi ed eleganza, con un palato denso e cremoso.
Il Gabiano DOC, con il Rubino di Cantavenna DOC, segue all'incirca lo stesso disciplinare ma hanno una differenza nell'assemblaggio, dove la Barbera richiesta va da un minimo del 70 ad un massimo del 95 per cento. È quindi previsto un taglio, che si può effettuare con del Grignolino o della Freisa.
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Come detto la Barbera si trova a suo agio anche nei climi caldi del sud, oltre che nel resto dell'Italia nord occidentale.
Nell'Oltrepo Pavese è parte del taglio per il Botticino DOC, mentre per il Franciacorta rosso viene utilizzato in assemblaggio con i due Cabernet.
In Emilia la zona più importante è quella a ridosso del confine lombardo, dove si vinifica il Colli Piacentini Barbera DOC, con la varietà utilizzata in purezza per la produzione delle tipologie spumante, dolce e secco. Un taglio importante con il Barbera si ha nel Gutturnio DOC per vini vivaci e frizzanti o più complessi e fruttati.
Alcune sottozone dei Colli Bolognesi prevedono l'utilizzo del Barbera in purezza per ottenere i vini fermi e secchi di Serravalle, delle Colline Marconiane, di Monte San Pietro, delle Terre di Montebudello e delle Colline di Riosto. Per Monte San Pietro, zona di particolare pregio, si produce anche il
Riserva dall'invecchiamento minimo di tre anni. Sempre in Emilia la Barbera è protagonista nel Colli di Imola DOC e ne Colli di Parma DOC.
della Sardegna abbiamo già menzionato il “sospetto”, ancora non confermato dai test di laboratorio, della origine delle uve autoctone. Il Barbera è comunque regolarmente coltivato in tre province, Sassari, Cagliari ed Oristano, con risultati variabili che sfruttano tutte le potenzialità di tipologie che quest'uva riesce a dare.
La DOC Castel San Lorenzo in Campania sfrutta bene le qualità del Barbera tanto da dedicargli la menzione di vitigno accanto a quella della denominazione, con il classico 85 per cento minimo nell'assemblaggio obbligatorio nel disciplinare. La Barbera è anche una componente essenziale del rosso generico, con una percentuale variabile tra il 60 e l'80 per cento obbligatori per legge.
La Barbera è inoltre presente in Umbria, Puglia, nelle Marche e in altre regioni dove viene però impiegata nella produzione di vini da tavola a basso costo, nella tipologia fermo leggero o frizzante leggero in assemblaggio con altre uve. Viene anche spumantizzato da molti coltivatori, sempre in assemblaggio. Il suo impiego sta lentamente diminuendo grazie alla fama e alla sicurezza che i vini meridionali hanno acquisito negli ultimi quindici anni.
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