Vino rosso marche
Le marche sono delimitate a est dal mare adriatico e a ovest dall’Appennino, mentre a nord e a sud non vi sono barriere naturali che le separano dalla Romagna e dall’Abruzzo.
Ed è con queste due regioni che, almeno in tema enologico, il dialogo è più intenso. Infatti i vitigni a bacca nera che partecipano più spesso e in quantità più consistente agli uvaggi dei rossi marchigiani sono il Sangiovese, importato dal nord, e il Montepulciano d’Abruzzo, proveniente dal sud. Il rosso Piceno, per esempio, è costituito da una quota di uve sangiovese ( che non deve essere inferiore al 60%) e Montepulciano ( massimo 40%). La zona di produzione del rosso Piceno è molto ampia e comprende la quasi totalità delle fasce collinari che dal fiume Cesano, a nord di Senigallia, si spingono fino al confine abruzzese, con l’esclusione, ovviamente, dei rilievi appenninici più elevati. Sono pertanto coinvolte nella produzione del rosso Piceno tutte le province marchigiane,
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prosegui ... , eccezzion fatta per Pesaro e Urbino. Il disciplinare stabilisce che possono partecipare alla vinificazione del rosso Piceno oltre ai vitigni sopra citati, anche le uve trebbiano e passerina in percentuale non superiore al 15%; la resa delle uve per ettaro è di 140 q. e il vino ottenuto deve avere un’ alcoolicità minima di 11,5% vol. Al momento della commercializzazione, il rosso Piceno presenta colore rubino più o meno intenso con possibili sfumature granate; odore gradevole che, a seconda delle produzioni, può essere vinoso con sentori di frutti di bosco; sapore asciutto, sapido, armonico anche di buon corpo. In una zona più ristretta, in provincia di Ascoli Piceno, che si sviluppa su tredici comuni al confine con l’Abruzzo, viene prodotto il rosso Piceno superiore. Per ottenere questa denominazione deve raggiungere 12 gradi alcoolici ed invecchiare non meno di 12 mesi. Ha caratteristiche simili a quelle del rosso, ma più accentuate. In particolare ha colore rosso rubino non troppo carico, che tende al granato; odore etereo, leggermente speziato e persistente; sapore sapido, pieno, caldo, talvolta tannico. Il rosso Piceno viene prodotto su un territorio assai ampio e pertanto presenta differenze organolettiche talvolta marcate fra le diverse produzioni. A ciò si aggiunga che, a discrezione del produttore, possono essere comprese nell’uvaggio anche le uve bianche, e che la quota minima del 60% di sangiovese può aumentare sensibilmente rispetto a quella del Montepulciano. Di conseguenza, affronteremo il tema degli abbinamenti considerando un rosso Piceno tipo. Ci riferiamo ad un rosso Piceno dotato di media corposità e quindi adatto ad accompagnare piatti di carne sardi, ma non molto intensi. Si può accostare a carni rosse o nere, cotte a lungo, come ragù e stracotti, impiegati per condire paste, gnocchi o altri primi piatti. In questi casi, la concentrazione di sapore della carne è diluita dalla pasta che costituisce un elemento neutro, come in genere tutti gli amidacei. Pertanto il rosso Piceno può essere servito con tagliatelle al ragù, tagliolini al sugo di lepre, maccheroni allo stracotto, lasagne alla bolognese, agnolotti al brasato. Considerando invece un abbinamento con un secondo piatto di carne, occorre che questo sia di media struttura, come per esempio la carne rossa cotta alla griglia, oppure le verdure farcite con ripieno di carne. Si può inoltre accostare il rosso Piceno alle carni bianche cotte in umido, come l’agnello in fricassea, il pollo alla cacciatora, il coniglio in umido bianco, lo spezzatino di vitello ai piselli. La varietà di rosso Piceno superiore, che nasce in una zona ristretta, ha caratteristiche organolettiche più accentuate e una più solida struttura e si adatta a preparazioni di carne più impegnative ed elaborate, definite cioè da sapori concentrati come gli arrosti di carni rosse cosiddetti morti, ossia cucinati in forno in fondi di cottura ridotti. Un altro piatto da abbinare è l’umido di manzo, meglio se cucinato in un recipiente di terracotta, insieme con cipolline e verdure aromatiche; può infine accompagnare selvaggina da pelo cotta allo spiedo, o anche il maiale cucinato in intingolo. Il rosso Piceno di medio corpo trova nel pollo alla cacciatora, ossia cucinato in casseruola con il pomodoro, un abbinamento felice. La carne del pollo, assai delicata se bollita o cotta al vapore, esprime invece, cucinata in umido, gusto sapido di media corposità e ampiezza aromatica superiore anche a quella di carni rosse servite crude o cotte o cotte al sangue. Il vino, inoltre, considerato l’equilibrio e il sapore rotondo armonizza anche con il fondo di cottura di pomodoro, cotto a lungo e ricco di succhi di carne.
Altro vino da citare per la regione delle Marche è il Lacrima di Morro d’Alba, la zona di produzione comprendeva solo il comune di Morro d’Alba in Provincia di Ancona. Ora la zona è stata estesa anche a comuni limitrofi come Belvedere Ostrense, Monte San Vito, Ostra, San Marcello e Senigallia (con esclusione dei fondi valle che si affacciano sul Mare Adriatico) , tutti comunque in Provincia di Ancona. Tra le sue caratteristiche organolettiche annovera un colore colore rosso rubino intenso con notevoli ed evidenti sfumature violacee. Se consumato giovane (il vino può essere immesso sul mercato già dopo il 15 dicembre) , si nota un delicato e caratteristico profumo vinoso, di cantina in fermentazione. Con l'invecchiamento i toni passano invece ad un fruttato-floreale di fragola, ciliegino, more di rovo, mirtilli, viola e violetta. La struttura è abbastanza corposa e dal gusto asciutto, con un tannino evidente ma mai spigoloso e pungente. E' interessante far notare come solo pochissimi produttori di Lacrima di Morro d’Alba seguano , per la maturazione del vino , la strada dell’invecchiamento nei barrili. Si abbina molto bene con prodotti tipici locali come i salumi, primi piatti a base di salse rosse, come il ragù con animali di basso cortile e piatti a base di carni bianche. Contrariamente a una tendenza diffusa , possiamo accostarlo anche ad alcuni antipasti marinati. La temperatura di servizio del vino Lacrima di Morro d’Alba è di 16-18°C . Possiamo, inoltre, nominare i Colli Pesaresi la cui denominazione DOC è nata nel 1972 grazie all'impegno dei produttori locali, che volevano fortemente dare un'impronta vitivinicola al loro territorio. Tra le sue caratteristiche organolettiche può vantare un colore rosso che risalta l'intensità della sfumatura violacea e che si spinge verso il granato con l'affinamento. Da bere entro il primo anno di vita, 2-3 anni per la versione Focara e Roncaglia, spicca l'elevata vinosità, piacevolmente morbido grazie ad un tannino mai pungente. Secco ed asciutto richiama frutti di bosco e profumi di violetta.
Come detto in precedenza, i vini con denominazione DOCG sono due, cioè:
• Vernaccia di Serrapetrona
• Conero.
I vini di denominazione di origine controllata, meglio conosciuto con l’acronimo DOC sono in tutto 15:
• Verdicchio dei Castelli di Jesi
• Verdicchio di Matelica
• Falerio dei Colli Ascolani
• Bianchello del Metauro
• Esino
• Colli Maceratesi
• Colli Pesaresi
• Rosso Conero
• Rosso Piceno
• Lacrima di Morro d’Alba
• Serrapetrona
• Offida
• I Terreni di San Severino
• Pergola
• San Ginesio
Le marche sono delimitate a est dal mare adriatico e a ovest dall’appenninno, mentre a nord e a sud non vi sono barriere naturali che le separano dalla romagna e dall’abruzzo.
Ed è con queste due regioni che, almeno in tema enologico, il dialogo è più intenso. Infatti i vitigni a bacca nera che partecipano più spesso e in quantità più consistente agli uvaggi dei rossi marchigiani sono il Sangiovese, importato dal nord, e il Montepulciano d’abruzzo, proveniente dal sud. Il rosso piceno, per esempio, è costituito da una quota di uve sangiovese ( che non deve essere inferiore al 60%) e Montepulciano ( massimo 40%). La zona di produzione del rosso piceno è molto ampia e comprende la quasi totalità delle fasce collinari che dal fiume Cesano, a nord di Senigallia, si spingono fino al confine abruzzese, con l’esclusione, ovviamente, dei rilievi appenninici più elevati. Sono pertanto coinvolte nella produzione del rosso piceno tutte le province marchigiane, eccezzion fatta per pesaro e urbino. Il disciplinare stabilisce che possono partecipare alla vinificazione del rosso piceno oltre ai vitigni sopra citati, anche le uve trebbiano e passerina in percentuale non superiore al 15%; la resa delle uve per ettaro è di 140 q. e il vino ottenuto deve avere un’ alcoolicità minima di 11,5% vol. Al momento della commercializzazione, il rosso piceno presenta colore rubino più o meno intenso con possibili sfumature granate; odore gradevole che, a seconda delle produzioni, può essere vinoso con sentori di frutti di bosco; sapore asciutto, sapido, armonico anche di buon corpo. In una zona più ristretta, in provincia di Ascoli Piceno, che si sviluppa su tredici comuni al confine con l’abruzzo, viene prodotto il rosso piceno superiore. Per ottenere questa denominazione deve raggiungere 12 gradi alcoolici ed invecchiare non meno di 12 mesi. Ha caratteristiche simili a quelle del rosso, ma più accentuate. In particolare ha colore rosso rubino non troppo carico, che tende al granato; odore etereo, leggermente speziato e persistente; sapore sapido, pieno, caldo, talvolta tannico. Il rosso piceno viene prodotto su un territorio assai ampio e pertanto presenta differenze organolettiche talvolta marcate fra le diverse produzioni. A ciò si aggiunga che, a discrezione del produttore, possono essere comprese nell’uvaggio anche le uve bianche, e che la quota minima del 60% di sangiovese può aumentare sensibilmente rispetto a quella del Montepulciano. Di conseguenza, affronteremo il tema degli abbinamenti considerando un rosso piceno tipo. Ci riferiamo ad un rosso piceno dotato di media corposità e quindi adatto ad accompagnare piatti di carne sardi, ma non molto intensi. Si può accostare a carni rosse o nere, cotte a lungo, come ragù e stracotti, impiegati per condire paste, gnocchi o altri primi piatti. In questi casi, la concentrazione di sapore della carne è diluita dalla pasta che costituisce un elemento neutro, come in genere tutti gli amidacei. Pertanto il rosso piceno può essere servito con tagliatelle al ragù, tagliolini al sugo di lepre, maccheroni allo stracotto, lasagne alla bolognese, agnolotti al brasato. Considerando invece un abbinamento con un secondo piatto di carne, occorre che questo sia di media struttura, come per esempio la carne rossa cotta alla griglia, oppure le verdure farcite con ripieno di carne. Si può inoltre accostare il rosso piceno alle carni bianche cotte in umido, come l’agnello in fricassea, il pollo alla cacciatora, il coniglio in umido bianco, lo spezzatino di vitello ai piselli. La varietà di rosso piceno superiore, che nasce in una zona ristretta, ha caratteristiche organolettiche più accentuate e una più solida struttura e si adatta a preparazioni di carne più impegnative ed elaborate, definite cioè da sapori concentrati come gli arrosti di carni rosse cosiddetti morti, ossia cucinati in forno in fondi di cottura ridotti. Un altro piatto da abbinare è l’umido di manzo, meglio se cucinato in un recipiente di terracotta, insieme con cipolline e verdure aromatiche; può infine accompagnare selvaggina da pelo cotta allo spiedo, o anche il maiale cucinato in intingolo. Il rosso piceno di medio corpo trova nel pollo alla cacciatora, ossia cucinato in casseruola con il pomodoro, un abbinamento felice. La carne del pollo, assai delicata se bollita o cotta al vapore, esprime invece, cucinata in umido, gusto sapido di media corposità e ampiezza aromatica superiore anche a quella di carni rosse servite crude o cotte o cotte al sangue. Il vino, inoltre, considerato l’equilibrio e il sapore rotondo armonizza anche con il fondo di cottura di pomodoro, cotto a lungo e ricco di succhi di carne.
Altro vino da citare per la regione delle Marche è il Lacrima di Morro d’Alba, la zona di produzione comprendeva solo il comune di Morro d’Alba in Provincia di Ancona. Ora la zona è stata estesa anche a comuni limitrofi come Belvedere Ostrense, Monte San Vito, Ostra, San Marcello e Senigallia (con esclusione dei fondi valle che si affacciano sul Mare Adriatico) , tutti comunque in Provincia di Ancona. Tra le sue caratteristiche organolettiche annovera un colore colore rosso rubino intenso con notevoli ed evidenti sfumature violacee. Se consumato giovane (il vino può essere immesso sul mercato già dopo il 15 dicembre) , si nota un delicato e caratteristico profumo vinoso, di cantina in fermentazione. Con l'invecchiamento i toni passano invece ad un fruttato-floreale di fragola, ciliegino, more di rovo, mirtilli, viola e violetta. La struttura è abbastanza corposa e dal gusto asciutto, con un tannino evidente ma mai spigoloso e pungente. E' interessante far notare come solo pochissimi produttori di Lacrima di Morro d’Alba seguano , per la maturazione del vino , la strada dell’affinamento in barriques. Si abbina molto bene con prodotti tipici locali come i salumi, primi piatti a base di salse rosse, come il ragù con animali di basso cortile e piatti a base di carni bianche. Contrariamente a una tendenza diffusa , possiamo accostarlo anche ad alcuni antipasti marinati. La temperatura di servizio del vino Lacrima di Morro d’Alba è di 16-18°C . Possiamo, inoltre, nominare i Colli Pesaresi la cui denominazione DOC è nata nel 1972 grazie all'impegno dei produttori locali, che volevano fortemente dare un'impronta vitivinicola al loro territorio. Tra le sue caratteristiche organolettiche può vantare un colore rosso che risalta l'intensità della sfumatura violacea e che si spinge verso il granato con l'affinamento. Da bere entro il primo anno di vita, 2-3 anni per la versione Focara e Roncaglia, spicca l'elevata vinosità, piacevolmente morbido grazie ad un tannino mai pungente. Secco ed asciutto richiama frutti di bosco e profumi di violetta.
Tra i principali vitigni della regione delle Marche si possono elencare, nellla categoria di quelli a bacca rossa: Vernaccia di Serrapetrona e il Lacrima. Per quanto riguarda i vitigni bianchi possiamo citare: Verdicchio Bianco, Trebbiano Toscano, Passerina, Pecorino, Maceratino,
Pignoletto, Vesprino.
Il rosso di Piceno è prodotto con i seguenti vitigni: il Sangiovese 30-50% e il Montepulciano 35-70% e altre uve.
Il Lacrima di Morro d’Alba (DOC) è prodotto, invece, con il vitigno autoctono Lacrima e anche uve di Montepulciano e Verdicchio.