Vino bianco basilicata

Se c’è un motivo per cui la Basilicata è apprezzata a livello nazionale, questo è da ricercarsi sicuramente nella suggestione e nel fascino senza tempo della sua tradizione enogastronomica. I piatti, le ricette, ma soprattutto i vini, sono ancora oggi espressione della vita di un tempo, e chi varca la soglia della regione non può non avvertire questo sentore di storia e antichità. Osservando una mappa enologica del territorio lucano, si evince facilmente che le maggiori zone di produzione vinicola regionale siano tre. La prima, quella più importante, conosciuta e redditizia, fa riferimento alla parte più alta della regione, tra Lavello, Melfi e Rionero in Vulture. Per intenderci, siamo nella patria di quello che senza tema di essere smentiti possiamo considerare il più importante vino della regione: l’Aglianico del Vulture. Ci troviamo oltre la provincia di Potenza, ... continua

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    • Matera

      vigneti La zona vinicola del Matera DOC rientra in tutta la provincia di Matera, famosa per i suoi sassi e l
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      prosegui ... , in un’area geografica perfetta per la vinificazione e capace di dare alla luce alcune tra le bottiglie più pregiate d’Europa. Scendendo a sud, fino a raggiungere il confine con la Calabria, si arriva in corrispondenza delle zone bagnate dalle acque del fiume Agri, note come Val d’Agri. Qui, in un’area enorme – che giunge fino a toccare il Vulture – comprendente decine e decine di comuni differenti, si produce il secondo rosso della regione Basilicata: il Terre dell’Alta Valdagri. Spostandosi verso la Puglia, infine, si entra nella zona di produzione del bianco lucano più autentico, conosciuto semplicemente come Matera. Un prodotto contraddistinto dall’estrema semplicità e dall’odore tipico del vino bianco fermo: in bocca è asciutto e sapido, alla vista presenta un colore giallo paglierino molto vivace, arriva ad una gradazione alcolica massima di 14 gradi ed è l’ideale per accompagnare antipasti e piatti a base di pesce. Nel basso Vulture, in particolare intorno alla provincia di Potenza, si lavorano le uve Aglianico per l’ottenimento di uno spumante sopraffino, di colore rosato e perfetto per l’accompagnamento dei desserts. Amabile e tutta da scoprire, l’enologia lucana non eccelle per varietà: abbiamo visto come i vitigni e le specialità che vengono alla luce non siano molte; per soffermarci sul meglio della produzione vinicola locale dobbiamo dunque tirare in ballo il re dei vini della Basilicata: l’Aglianico del Vulture, un vino rosso DOC, l’unico di tutta la regione. Malgrado la molteplicità dei posti in cui vengono coltivate e la varietà dei vini a cui danno origine, le uve Aglianico toccano l’apogeo del gusto e dell’autenticità proprio nella zona del Vulture. Le bottiglie prodotte in Basilicata sono probabilmente le migliori in assoluto a livello nazionale. Da un punto vista estetico ed olfattivo, l’Aglianico del Vulture si differenzia poco, per esempio, da quello del Taburno: ha un colore rosso scuro molto vicino al granato, un profumo intenso e la corposità tipica dei grandi vini rossi italiani. Non supera mai i 13 gradi di gradazione alcolica e si può considerare invecchiato al punto giusto dopo 3 anni; per l’ottenimento delle bottiglie “Riserva”, ricercatissime in tutta Italia, è necessario invece attendere non meno di 5 anni. Un vino di questo tipo non può che accompagnare piatti forti a base di carne: arrosti di carne bianca e rossa, ma anche grigliate di selvaggina, brasati e formaggi. Oltre al vino classico, entro i confini della regione lucana, dalle uve Aglianico vengono prodotti anche altri vini, cosiddetti “minori” perché sprovvisti del marchio DOC. Si tratta dell’Aglianico dolce, un vino liquoroso perfetto per i dessert seppur dotato di un buon corpo, e dell’Aglianico di Filiano, originario un piccolo paesino a sud dell’area del Vulture.Per quanto concerne i vitigni coltivati entro i confini lucani, non si esauriscono di certo a quelli menzionati fino a questo punto, ma contano su denominazioni dedicate a produzioni minori: è il caso delle uve Pinot nero, Chardonnay, Malvasia, Merlot, Sangiovese, Petit Verdot, Trebbiano, Sauvignon, Aleatico, Voigner ed altri ancora, a completare l’elenco dei vitigni alloctoni. Quello degli autoctoni non può che avere inizio con la tipica Malvasia Bianca di Basilicata, vitigno dal sapore morbido e amabile, capace di dare alla luce un vino intenso e naturale. Nella zona di Ruoti si coltiva invece l’asprinio, un vitigno di origini antichissime e caratteristico per prediligere la coltivazione “ad alberata” e per offrire grappoli di media grandezza e con la buccia grigio-verde. Una delle varietà a bacca bianca più importanti dell’Italia meridionale è il Bombino, famoso anche come “Stracciacambiali” in omaggio alla sua abbondante quantità produttiva. Un giro delle cantine più pregiate non può che avere inizio dal Vulture, in particolare da Melfi: tra le più conosciute c’è la Cantina “Vigneti del Vulture”, mentre a Barile, poco distante da Potenza, sorge la Cantina Mastrodomenico, che gestisce otto ettari di viti affacciate su un paesaggio bellissimo. Sempre nel potentino, infine, si possono raggiungere l’Azienda Agricola Basilisco e la cantina Musto Carmelitano.


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