Manutenzione vigneti

Per alcuni rappresenta l'aspetto più noioso legato all'enologia; per altri, invece, è il cardine di questa “materia”. Altri ancora, la considerano, erroneamente, un fattore di poco conto, meritevole di scarsa attenzione. Stiamo parlando della manutenzione vigneti, senza ombra di dubbio un aspetto essenziale per i viticoltori ma, in maniera indiretta, anche per coloro che amano degustare i calici rossi, bianchi e rosati. Con il passare del tempo, le aziende vitivinicole hanno condiviso e compreso l'importanza di trattare il terreno nella giusta maniera, ed hanno cominciato ad investire, oltre che sulla qualità dei prodotti, anche sulla formazione della manodopera e sull'aggiornamento delle tecniche di manutenzione e lavorazione. Un buon vino nasce da una buona uva, innanzitutto, ma a ben vedere, per dare ad un prodotto naturale di qualità la possibilità di esprimersi al meglio, ... continua

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      prosegui ... , è fondamentale assicurargli il giusto trattamento. E allora, ben venga comprendere dal primo all'ultimo, e fin nei dettagli, i processi legati alla cura del vigneto e alla lavorazione del vitigno. Come si lavora entro i confini di un vigneto già esistente? Siamo a metà novembre, tempo perfetto per portare a termine la potatura invernale (anche nota come “potatura a secco”), che consiste nel tagliare i tralci vecchi e relativi all'ultima produzione, e bruciarli, lasciandone soltanto due per vite. Approfittando di un clima favorevole (oppure pazientando fino a quando questo non si presenti), è possibile procedere alla legatura delle viti e all'organizzazione della nuova vigna. Una volta portata a compimento la potatura dei tralci, si passano in rassegna i pali: quelli rotti o logori vanno certamente sostituiti, lo stesso discorso vale per il filo di ferro, che deve essere sempre in tensione ed in perfette condizioni. Da notare che questi lavori vanno realizzati lontano dalla fase di germogliamento, durante la quale la vite è estremamente delicata e passibile di danneggiamenti. Trascorso l'inverno, la stagione primaverile è quella della sostituzione delle viti essiccate o ammazzate dal gelo e dagli agenti atmosferici. La prima cosa da fare è procurarsi nuove viti, quindi preparare il terreno che dovrà ospitarle: ci si procura un badile o una vanga e si sistemano le viti in una fossa dal raggio non superiore a un metro. Le nuove piantine vanno sistemate ad una profondità di massimo 20 centimetri, laddove il terreno è più caldo e favorisce il germogliamento. E' buona norma unire all'impianto del materiale organico, ma attenzione alla collocazione: deve trovarsi sotto le radici ma non deve mai entrare in contatto con queste. A questo punto entra in gioco il primo attrezzo utile ad assicurare una buona salute al vigneto, ovvero la “cara” falciatrice. A cosa serve? In primavera il terreno ha bisogno di ossigeno: chi non si serve di diserbanti chimici, dopo aver arato il terreno a dovere è chiamato ad eliminare le erbacce, e può farlo con l'aiuto di questo semplice strumento. Agli inizi della stagione calda, lungo il fusto si sviluppano i cosiddetti ricacci, da eliminare prima possibile mediante un'operazione chiamata potatura verde (o spulera), utile a separare i germogli sani da quelli infestanti: tale fase necessita di un'estrema attenzione. Il problema è che spesso i ricacci sono in grande abbondanza, pertanto diventano d'obbligo interventi riparatori, volti a cambiare l'aspetto della vite e ad eliminare, purtroppo, anche germogli uviferi sani. Tuttavia, è fondamentale notare che più della presenza dei ricacci e dei germogli, ciò che influisce direttamente sulla produzione è la presenza e la consistenza dei grappoli. Una produzione media soddisfacente si avvale di circa 2,5 grappoli d'uva per ceppo, traducibili in 80-100 quintali di uva per ettaro. L'estate è un periodo fondamentale per la salute della pianta: pertanto nei mesi di maggio, giugno e luglio può tornare estremamente utile distribuire sui tralci alcune dosi di zolfo ed anticriptogramici, come il verderame, che viene spruzzato sulle foglie con un apposito macchinario. Si tratta di un'operazione che, lungi dal rappresentare un sovrappiù, va effettuata a scandenza bimestrale da maggio a settembre, periodo durante il quale è altrettanto importante assicurare le gemme spuntate ai fili di ferro, in modo da bypassare il pericolo di danneggiamenti ad opera del vento e del maltempo. Infine, ad agosto, si procede ad un eventuale ulteriore diradamento dei grappoli, per favorire una migliore ossigenazione della pianta, e la sua crescita corretta.Poi arriva il momento più bello, quello in cui la fatica si mescola alla trepidazione per toccare con mano ed assaporare la qualità del lavoro svolto fino a quel punto. Per alcuni è soprattutto una festa, per altri vuol dire semplicemente fatica, ma di fatto la vendemmia è un momento cruciale nella storia di un vigneto e, a ben vedere, di un vino. Si procede lungo i filari del vigneto osservando le dimensioni la consistenza dei grappoli, assaporandone le note, la dolcezza, il gusto e capire la loro qualità. Si notano tracce di bruciature da sole o di danni causati da pioggia e grandine in eccesso. E' questa la fase in cui i nodi vengono al pettine, e le piante che hanno subito lo stress idrico vengono scartate. In genere, quando si vive e si lavora un vigneto piuttosto grande, si procede per aree: non tutte ospitano gli stessi grappoli. Questa fase è detta “campionatura”, e consiste nel dividere le varie zone del vigneto a seconda della consistenza, della dolcezza e dell'acidità dell'uva; dopo di essa si può procedere alla raccolta vera e propria, ma il momento d'inizio dipende anche dalle condizioni meteorologiche. Si comincia dalle viti più giovani, con pause anche piuttosto lunghe tra una varietà e l'altra, ma questo è un discorso che vale soltanto per i grandi vigneti, che ospitano più qualità di uva. Le uve bianche e le uve pinot nero vengono raccolte in sportine, in modo da evitare fermentazioni non volute, e messe a raffreddare in cantina per qualche giorno, prima della pigiatura. La maggior parte delle uve rosse, invece, viene direttamente caricata sul trattorino a cingoli e versata nella pigiadiraspatrice, un macchinario che consente di separare dal mosto, oltre alle bucce, anche i raspi. A tal proposito, c'è da fare un'annotazione: molti viticoltori preferiscono la presenza di questi ultimi in quanto li considerano capaci di conferire al vino un sapore più tannico.

      Se è vero che fin dai secoli più remoti, la vendemmia rappresenta il momento più suggestivo legato alla lavorazione del vigneto, è altrettanto vero che a partire dagli ultimi anni, moltissime delle aziende vitivinicole italiane ed internazionali, hanno abbracciato la meccanizzazione, cominciando ad effettuare con macchinari più o meno sofisticati quei lavori che prima venivano portati a termine manualmente. Il risparmio di tempo (e in alcuni casi, anche di denaro) che consente l'ausilio dei macchinari, è ormai troppo evidente per rimanere indifferenti al richiamo della tecnologia. Abbiamo già visto da vicino due strumenti legati alla manutenzione della vigna ed alla spremitura dell'uva, ossia la macchina spruzza-verderame e la pigiadiraspatrice. Uno strumento ancora più comune, utilissimo soprattutto in fase di raccolta, sono le forbici elettriche, di cui ci si serve durante la raccolta presso i vigneti ma anche negli uliveti. Per la potatura delle piante più alte, invece, ci si può servire delle cimatrici, impiegate in ambito vitivinicolo, ma in generale nell'ambito agricolo. Quando si verifica una crescita eccessiva, tale da ostacolare lo sviluppo dei germogli bassi, è necessario procedere alla potatura, che con l'aiuto delle cimatrici è rapida ed efficace. Un macchinario simile, ma utilizzato soprattutto laddove si presentino piante infestanti e da eliminare, ci si serve della cosiddetta “spollonatrice”, o “decespugliatrice”, uno strumento semplice ed estremamente ricorrente sia nei vigneti che negli uliveti, ma anche in coltivazioni di vario genere. Quando il problema sono le erbacce, oppure piante infestanti poste alla base della vite, invece, la soluzione migliore sono gli “scavallatori interfilari”, impiegati in agricoltura lungo i filari delle colture con l'obiettivo di liberarle dalle presenze dannose e potenzialmente pericolose. Un obiettivo del tutto differente è quello che consentono di raggiungere i concimatori localizzati, macchinari molto conosciuti in ambito agricolo perché facilitano la fertilizzazione e la concimazione di vigneti, ma anche uliveti e frutteti vari. Come si evince chiaramente dal nome, tale strumento permette di ridurre al massimo gli sprechi, distribuendo il concime in maniera omogenea ma soltanto dove necessario. E' simile nella forma ma usato per distribuire sul terreno sostanze diverse, come zolfo ed anticriptogramici: si tratta dell'impolveratore, attrezzo agricolo molto comune in corrispondenza di colture selezionate. Da diversi decenni, ormai, l'esigenza di iniettare nel terreno sostanze che assicurino una crescita sana e la protezione da parassiti ed organismi dannosi, è condivisa dalla stragrande maggioranza degli agricoltori. Il campo della viticoltura non fa di certo eccezione: è quasi necessario, ormai, proteggere le colture con antiparassitari di sicuro affidamento, da distribuire con l'aiuto delle cosiddette irroratrici. Si tratta di strumenti che accolgono la “medicina” in forma liquida e la trasformano in goccioline che andranno a bagnare il terreno, mentre le nebulizzatrici vengono utilizzate anche per spargere i fertilizzanti: vi si versa il prodotto liquido e la macchina provvede a trasformarlo in particelle minuscole che arrivano fino alle radici della pianta. Una rassegna, quella delle modalità di manutenzione di un vigneto e dei macchinari più ricorrenti, piuttosto lunga ma doverosa per un sito che intende far luce su tutto ciò che riguarda la bevanda più affascinante ed amata al mondo. Un buon bicchiere di vino nasce soprattutto da una sana ed intelligente gestione del terreno.

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