Malvasia di Bosa

La zona vinicola

La zona vinicola della denominazione del Malvasia di Bosa coinvolge appena 50 ettari, anche se se ne coltivano altri 150 con le stesse condizioni ma senza iscriverli nell'albo. La coltivazione si svolge attorno ai comuni limitrofi di Bosa appunto, con un territorio collinare solcato da piccole valli. I pendii fanno da culla alle vigne, dai 300 metri di quota fino a fondovalle, ai 30 metri, anche se la parte più coltivata è compresa tra i 70 e i 170 metri di quota. Questo fa si che siano i costoni quelle parti dove le viti trovano più coltivazione, su terreni poco compatti, con molti ciottoli e un colore bianco dovuto alla forte presenza di calcare. Questo fenomeno è più presente là dove l'erosione è stata maggiore in modo che la roccia-madre sottostante affiorasse. Diversa la situazione sui fondovalle, dove fenomeni alluvionali hanno ricoperto questa roccia-madre con materiali grigi grazie all'humus, alle argille e al limo depositandosi che rendono più fertile il terreno. Inoltre qui il terreno è più compatto. Vi sono quindi delle differenze nei risultati che poi verranno evidenziati nel vino per quel che riguarda le produzioni dal fondovalle e quelle dai costoni. Questi ultimi risultano più aromatici e qualitativamente migliori rispetto ai più pesanti vini di fondovalle. In comune vi sono oltre alla presenza del calcare anche quella molto concentrata di potassio che rende le viti rigogliose. Il clima qui si rivela mite anche nella brutta stagione che comunque offre basse escursioni termiche e temperature comunque mai inferiori ai 12°C. A contribuire a questo tipo di clima, oltre al vicino mare, anche l’orientamento delle valli. Il vento più incisivo qui è il maestrale, causa di problemi dovuti alla salsedine. Nella zona, conosciuta come la Planargia, il Malvasia è coltivato da lungo tempo anche se le notizie più significative sono solo dell'Ottocento con il Casalis, e del Valery nel 1837. La vite viene comunque descritta come parte essenziale della città. Sono molte le ipotesi sull'arrivo del Malvasia nella zona. La più accreditata viene datata nel periodo immediatamente successivo alla caduta dell'Impero Romano tra il V e il VI secolo d.C., passando dai porti marittimi di Bosa e Kalaris. Questa ipotesi viene avvalorata dal tipo di diffusione sul territorio, che vede il solo Campidano e la Planargia coinvolte in modo intensivo nella sua coltivazione.

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Il vitigno

Il vitigno principale di questa denominazione è chiaramente il Malvasia di Sardegna, che vede la possibilità anche di un piccolo taglio, in verità pressoché mai sfruttato. Il Malvasia è in realtà un genere artificioso della vitis vinifera in quanto con questo nome si indicano diverse specie non parenti fra loro ma con caratteristiche simili, tutte provenienti presumibilmente da uno specifico porto greco che nel basso medioevo era famoso per le esportazioni di vini dorati e dolci. Sonno generalmente vitigni molto aromatici, diversi per genotipo, spesso con chicchi dorati e grandi. Si parla infatti di diverse "famiglie" in quanto troviamo la Malvasia in tutto il bacino mediterraneo. Di Rovasenda la descriveva nel suo Saggio di un'ampelografia universale del 1877 prima di molti altri famosi studiosi. Importante nella classificazione delle Malvasie la loro aromaticità. Quelle sarde si collocano a metà classifica tra le più aromatiche e quelle neutre, quindi con media aromaticità. La Malvasia di Bosa viene maturata in botti sui lieviti flor. I vini sono dorati, con profumi alla frutta matura, al miele e alla mandorla tostata. La bocca è morbida, con una lunga aromaticità.


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Il Malvasia di Bosa DOC

La Denominazione di Origine Controllata Malvasia di Bosa è stata istituita per decreto il 21 luglio 1972 per autorizzare la produzione di vini bianchi vinificati con almeno il 95% di Malvasia di Sardegna proveniente dai comuni di Bosa, Suni, Tinnura, Flussio, Magomadas, Tresnuraghes e Modolo. Rientrano nella denominazione i vigneti coltivati entro i 325 metri di quota. Le rese non devono superare le 6 tonnellate per ettaro in tutte le tipologie ad eccezione dello spumante per cui sono consentite rese fino alle 8 tonnellate. Il grado alcolico naturale minimo da garantire al vino deve essere del 15,00% vol. Possono essere prodotte le tipologie Amabile o Dolce, Riserva, Passito e Spumante. Il Riserva deve essere invecchiato per almeno 2 anni a partire dal 1 novembre della vendemmia. Un anno dei due deve essere passato in legno.

I vini sono aromatici, con vari abbinamenti. l'amabile o dolce ha colori dorati, bei profumi di frutta e miele e be si abbina alla pasticceria secca. Il Riserva è più intenso, e dalla bocca vellutata. Potete provarlo sia in aperitivo alla francese che in meditazione. Il Passito, dorato e dolciastro, è ottimo con la pasticceria fresca mentre lo spumante va bene sia in aperitivo che con risotti agli asparagi.




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