Nasco di Cagliari
La zona vinicola che coinvolge la produzione di Nasco di Cagliari DOC viene delimitata dalle intere provincie di Cagliari e di Oristano. Qui la coltivazione della vite ha una tradizione molto antica, risalente già all'epoca in cui i Fenici solcavano il Mediterraneo per i loro commerci. L'area divenne poi un'importante terra cartaginese e qui l'antica nemica di Roma stabilì non solo commerci forti, ma piantò anche numerosi vigneti. Qui si stabilirono numerosi coloni e personaggi di Cartagine, anche molto famosi, come il figlio di Annibale. Amilcare, di cui si dice si fosse stabilito nella Sardegna meridionale per coltivare le sue viti senza così continuare la tradizione di famiglia che vedeva i Barca muovere guerra contro Roma. A dire la verità alcune fonti riferiscono che inizialmente i Cartaginesi cercarono di espiantare le viti autoctone in modo da imporre i loro prodotti agli isolani, e che poi, accortosi dell'impossibilità di mantenere un potere tale da ledere la popolazione locale, ne re incentivarono l'allevamento, rinnovando le piante locali. Comunque, come successe per il resto d'Europa, furono i Romani a dare l'impulso più importante e decisivo per la coltivazione della vite nell'isola. Infatti non solo i Romani svilupparono i commerci, ma costruirono anche fattorie specifiche per la lavorazione delle uve, con molte celle vinarie. Come per tutta l'Europa la caduta dell'Impero segnò un temporaneo declino della vite, specialmente in conseguenza delle numerose invasioni barbariche prima e delle incursioni saracene poi. Le Repubbliche Marinare aiutarono a riprendere i commerci con l'isola in particolare dal porto pisano e genovese. Anche l'epoca successiva, anche senza le repubbliche marinare del Tirreno, vi furono particolari riguardi per la vite tanto che furono coinvolte le autorità come il giudice Eleonora d'Arborea che emanò la Carta de Lugo nel 1395 per difendere i consumatori dalle produzioni di scarsa qualità.
Fu poi la volta degli spagnoli prima, e dei piemontesi a partire dal 1718, a legiferare sui vini e ad importare le loro uve.
Il Nasco è un vitigno autoctono nell'isola, di cui si pensa che l'origine sia antichissima. Il vitigno era stato praticamente dimenticato per poi essere riproposto dagli anni 70 in poi. Le fonti scritte lo vedono descritto dall'Acerbi sotto il nome di Nuscu mentre Moris utilizza anche il termine ddi Vitis Amabilis. Per Cettolini invece si chiama Resu o Ogu de Arrana. L'origine del nome la si deve ai Romani che con il termine latino Muscus indicavano il profumo di muschio sprigionato dal suo vino. Questa terminologia quindi lascia intendere che il vitigno fosse presente già in epoca romana, ma non aggiunge comunque se i Romani trovarono il vitigno al loro arrivo o fu importato. Forse questi ultimi lo introdussero tramite il porto di Karalis. Invece l'ampelografo Seletti ne riferisce come un vitigno rosso, ripreso dal Moris che lo associava agli altri autoctoni classici dell'isola come il Bovale, il Monica e il Girò. Il Nasco fu protagonista nell’Esposizione Universale di Vienna del 1873, prima di cadere nell'oblio del novecento che lo ha visto preferire da altre uve. La sua presenza è stata rinverdita grazie al disciplinare che lo autorizza nelle due provincie di Oristano e Cagliari ma è solo in quest'ultima, e in particolare nel Campidano, che se ne segnala una effettiva coltivazione, sui terreni a base calcarea della zona. Conosciuto praticamente solo nel Cagliaritano, in Nasco fornisce vini aromatici di buona fattura, molto apprezzati dagli addetti ai lavori che lo considerano pregiato. Esteticamente ha grappoli cilindrici grandi, formati da acini medi e tondi, poco pruinosi e dalla buccia sottile. Il sistema dall'allevamento utilizzato è l'alberello, potato con il Guyot. Offre vigoria e resistenza, con produzioni regolari ma di bassa resa, intorno ai 100 quintali per ettaro.
I suoi vini dono in genere liquorosi, dotati di eleganza. I colori sono quelli classici del caso, con vini ambrati venati di topazio. Il naso presenta tutte le caratteristiche dei grandi passiti, con persistenti aromi di dolce miele e frutta in confettura. Predominante è però il muschio citato nella parte storica, che spesso si fonde con frutti tipici del Mediterraneo meridionale come i fichi e i datteri. Presente anche la vegetazione tipica della zona. A volte sono presenti eleganti note di frutta candita. Il palato dolce e corposo, molto vellutato, ha abbinamenti perfetti per i passiti, come il foie gras, la pasticceria sia secca che cremosa o anche il dopo pasto.
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Il Nasco di Cagliari DOC nasce dal decreto ministeriale del 21 giugno 1972 per autorizzare la produzione di vini bianchi prodotti da almeno il 95% di uve Nasco. L'area di produzione comprende tutta la provincia di Cagliari e quella di Oristano, mentre le tipologie previste dal disciplinare sono Il Nasco DI Cagliari generico, Liquoroso e Liquoroso Riserva. Lo stesso disciplinare fissa a 10 tonnellate per ettaro le rese massime.
I produttori vinificano il Nasco quasi tutto per il consumo locale. Non manca comunque il famoso Argiolas ma la produzione avviene sotto la denominazione IGT e non quella DOC. Vino comunque di gran pregio, tagliato con il 5% di Malvasia per un passito classico al profumo di miele e agrumi. Fondi di mela cotogna e canditi per questo vino dall'equilibrio sapido-dolce perfetto. Ottimo con la torta d'arancia.
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