Verdello
Il Verdello è un vitigno a bacca bianca particolarmente coltivano nella regione Umbria, la sua patria di adozione. Qualche ettaro di terreno a Verdello viene coltivato anche in Sicilia, con discreti risultati. Non si conosce l'origine certa del vitigno in quanto non vi è nessuna documentazione in merito. Quindi l'origine lascia spazio alle più svariate ipotesi, da quella etimologica a quella botanica. L'etimologia della parola fa presumere ad alcuni una sua parentela con il Verdelho del Portogallo, in particolare di Madeira. Contrari a questa ipotesi gli ampelografi che non vedono nessuna similitudine tra i due vitigni. D'altra parte nessuna analisi del DNA è stata ancora effettuata e tutte le ricerche storiche non forniscono nessun supporto alla teoria. Non vi sono infatti fenomeni immigrativi di rilievo segnalati tra Madeira e l'Umbria. Non vengono segnalate talee in viaggio tra le due aree e niente fa presupporre all'introduzione in Italia della varietà.
La teoria dell'origine portoghese quindi, anche se non può essere del tutto scartata, ha pochissime probabilità di essere confermata. Resta una similitudine talmente bassa da non essere presa in considerazione.
Sempre restando sul fattore etimologico, anche altre uve che possono richiamare al verde non mostrano nessuna probabilità di ogni parentela. La sua origine più probabile quindi, resta quella autoctona umbra, dove si dovrebbe risalire al nome per la colorazione delle bacche, verde anche in settembre, che si spegne solo a maturazione totale. Le documentazioni ufficiali più recenti d'altra parte appartengono alla fine dell'Ottocento, in epoca molto tarda dunque. Una descrizione ad opera di Tonicello infatti compare solo nel 1894, ripreso poi dal Malon nel 1909. per tutti e due gli scrittori non vi sono dubbi sull'origine umbra del vitigno che venne presentato anche nel 1949 al Congresso Vitivinicolo e alla Mostra dell'Uva di Perugia dove venne dichiarata ancora autoctona.
Oggi il vitigno viene descritto dai grappoli medi e piramidali dotati di ali e ben compatti. Una caratteristica dei grappoli è il loro peso piuttosto al di sotto della media, tra i 200 e i 300 grammi. Questo perché gli acini sono di piccole dimensioni, ben sferici e non uniformi. La concentrazione di pruina è nella media sulle bucce spesse e resistenti. Queste hanno un colore verdastro con riflessi gialli anche quando gli acini sono ben maturi, in epoca tarda. La maturazione infatti avviene a fine settembre o inizi di ottobre, con la successiva vendemmia. Questo nonostante la fioritura e il germogliamento compaiono in epoca media. La produttività è media e regolare. Il vitigno viene coltivato in entrambe le province umbre e in un centinaio di ettari in Sicilia. Per l'esattezza sono 678 ettari totali, 507 in Umbria e 171 in Sicilia. Il Verdello ama i terreni calcarei e argillosi, collinosi e ventilati con belle esposizioni. Soffre la carenza idrica. L'allevamento si svolge con forme poco espanse. La legge riconosce per il momento solo il sinonimo di Verdetto e il clone V27 ICA-PG.
Il Verdello viene utilizzato come taglio con altri vitigni umbri e il suo impiego in purezza è un'assoluta rarità artigianale. Il suo impiego è previsto dai disciplinari del Orvieto e DOC Colli del Trasimeno. Il suo apporto al vino determina gusti leggermente amarognoli e fruttati, e una certa acidità di corpo. Il Verdello quindi influisce a seconda della percentuale nei gusti del vino, e quindi anche le possibilità di abbinamento enogastronomico sono molteplici.
Può essere infatti servito sia con le verdure grigliate che con il pesce di lago, ma riesce ad abbinarsi bene anche con i formaggi duri e i crostacei. Ottimo infine con le minestre.
Chiaramente il vitigno soffre anche di una scarsa sperimentazione in purezza vista la presenza in terra umbra dei grandi bianchi del centro Italia, come il Grechetto e il Trebbiano o dei trapiantati francesi Sauvignon e Chardonnay. È presente ma poco utilizzato anche bel disciplinare del Bianco di Pitigliano in provincia di Grosseto.
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Il Verdello si trova con il 20% assieme a Grechetto per 45%, il Trebbiano per il 20% e il Sauvignon per il 15% in uno dei vini più importanti della regione, l'opulento ed elegante Orvieto Classico Superiore Calcaia di Barberani Dolce. Grande presenza di frutta esotica, iodio e tocchi agrumati nel naso. Il corpo dispone di una buona acidità di base e tocchi dolci di botrite. Ottimo con lo strudel di mele.
Ancora un Orvieto Classico Superiore, il Febeo di Cardeto, dove il Verdello è presente al 15% assieme allo Chardonnay con il 15%, il Grechetto con il 30% e il Trebbiano con il 40%. Corredo organolettico totalmente diverso rispetto al precedente, con profumi di biancospino ad affiancare gli agrumi. La bocca risulta piena di freschezza e sapidità, strutturata e piena tanto da andar bene con il risotto di mare. con un palato gradevolmente sapido e fresco, di buona struttura, per associarsi a risotti di mare.
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