Vernaccia
La Vernaccia non è un singolo vitigno, ma un vero e proprio gruppo di vitigni autoctoni italiani a bacca bianca, con alcune anche a bacca rossa, composto da alcune varietà non geneticamente imparentate, ma che hanno delle tradizioni storiche comuni che hanno portato all'utilizzo di questo nome. Nel gruppo le qualità bianche sono certamente più considerate e pregiate di quelle rosse, e per questo anche molto più coltivate, anche da tempi molto remoti. Generalmente hanno anche delle similitudini nei risultati della vinificazione, ma la loro partecipazione ad un unico gruppo si deve più che altro alla storia del loro utilizzo nel corso dei secoli. Infatti il nome Vernaccia proviene direttamente dal termine
vernacolo che a partire dal XVI secolo veniva utilizzato per indicare le peculiarità locali sia dialettali che geografiche. Vernaccia stava quindi ad indicare gruppi ristretti molto omogenei al loro interno, con propri usi e costumi, come villaggi e piccole zone rurali in cui vi erano identità comuni molto strette, sia nei linguaggi, che negli usi, fino agli alimenti. Per Vernaccia quindi si incavano anche i propri prodotti, tra cui il vino, che quando non aveva un nome proprio e veniva prodotto in un unico territorio, veniva direttamente chiamato Vernaccia seguito dal nome della località. Questa abitudine era piuttosto in voga in particolare nell'Italia centrale medioevale, con particolare riferimento alla Toscana, ma anche alla Liguria che vantava nel porto di Genova uno scalo merci importante per le esportazioni di tutto il centro della penisola. A questo proposito anche nei mercati esteri, di cui quello londinese era certamente il maggiore per quel che riguarda i vini, veniva usato un termine leggermente storpiato dall'italiano, quello di
Vernage, per indicare questi tipi di prodotti. Stessa cosa avvenne per la versione tedesca della parola,
Vernatsch. Tutte le terminologie straniere derivano comunque da corruzioni della parola italiana. Con il tempo e il cambio dei linguaggi, il termine Vernaccia avrebbe poi resistito solo nell'indicazione di vini tipici locali, identificando piccolissimi territori con vini del tutto particolari e solo lì presenti. Il termine Vernaccia, seguito dalla località, in termini semplici non significava altro per quei ristretti gruppi che “Il nostro vino unico fatto solo qui”. Il termine Vernaccia quindi per indicare un vitigno o un vino non riesce ad identificare nessuna specie se non lo si fa seguire anche dalla località geografica. I vari vitigni infatti possono essere totalmente diversi tra loro, anche per caratteristiche. L'Italia è il paese che naturalmente vanta il maggior numero di “Vernacce” sparse in tutto il territorio, di cui le migliori e più apprezzate vengono prodotte in Toscana, in Sardegna e in Liguria. Naturalmente il termine Vernaccia viene utilizzato su quasi tutto il territorio, e se ne trovano di buone anche in altre regioni italiane, in particolare sempre quelle centrali come il Lazio e le Marche. Queste hanno caratteristiche diverse fra loro, ma sono molto legate al territorio e protette con appositi disciplinari sotto le Denominazioni di Origine Controllata e Garantita (DOCG), anche se non manca qualche DOC. La caratteristica che accomuna tutte le Vernacce è la loro rusticità tipica, derivata dall'identità territoriale. Le migliori vernacce italiane sono riconoscete all'unanimità la Vernaccia di Serrapetrona, la Vernaccia di San Gimignano e la Vernaccia di Oristano.
La Vernaccia di San Gimignano è la più famosa e qualitativa, allevata e vinificata nell'omonimo comune toscano. È un vitigno a bacca bianca allevato sulle colline senesi che circondano San Gimignano a carattere arenario. È presente nella zona fin dal Medioevo, rappresentando forse la più antica varietà di questo grande gruppo. I primi documenti risalgono al 1276 e attestano come l'importanza del vino prodotto dal vitigno fosse tale da rappresentare anche un mezzo di pagamento per la famiglia De' Medici. La Vernaccia ha avuto un importanza fondamentale per San Gimignano e la Toscana per molti secoli, diminuita solo a partire dagli anni 50 del Novecento, quando altre mode e altri vitigni, soprattutto Trebbiano e Malvasia e il Trebbiano, presero il sopravvento fino a fargli rischiare l'estinzione. Ma grazie al pregio e alla qualità dei vini della zona, la Vernaccia di San Gimignano a ripreso la sua popolarità, anche se non negli stessi numeri quantitativi del passato. Da prodotto molto consumato tutti i giorni è divenuto un vino di nicchia molto apprezzato, grazie alle denominazioni DOCG che l'hanno difesa. I vini di San Gimignano vinificati dalla Vernaccia vengono affinati in rovere, metodo che regala profumi particolari di vernice e aumentano la struttura del vino, che ha un corpo pieno e solido. Il vino risulta così brioso e particolare.
Il vitigno qui ha grandi grappoli a forma piramidale lunga, talvolta alati, con densità mediamente compatte. Gli acini sono medi, ben rotondi, molto pruinosi con bucce spesse e ambrate con il sole. La produzione è costante e abbondante, con il vitigno allevato a Guyot o archetto e potato lungo. Il vitigno preferisce terreni calcarei-argillosi o tufacei-siliciosi, per rendere al meglio. Un vantaggio presente nella vernaccia di San Gimignano è la sua resistenza a malattie e insetti, tanto da non mostrare particolari sofferenze.
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Molti produttori toscani si distinguono per le ottime produzioni di Vernaccia, come la Riserva di Mormoraia, gran vino opulento, oro a riflessi verdognoli. Il vino presenta ottimi aromi erbacei di timo, rinfrescati dalla crema di limone e dalle susine, con un bel fondo di miele. La frutta si ripete al palato, con belle mineralità. Ottimo per le zucchine al formaggio.
Castel Selva invece taglia la Vernaccia di San Gimignano Titolato con il 5% di Chardonnay con il vino che profuma di origano, ginestra e pesca. Il palato è morbido, con una bella sapidità. Da provare con i gamberetti.
Ottima la Vernaccia di San Gimignano Vigna a Solatìo Riserva di un brillante color oro dove la gamma olfattiva presenta profumi di zafferano, fiori di campo e pesca. In bocca il vino è cremoso, sapido. Ottimo abbinamento con le seppie ai piselli.
Fattoria di Cusona produce la Vernaccia di San Gimignano Riserva dove compare l'aroma di felce, timo e biancospino. Ancora una bocca cremosa con un finale tostato grazie alla botte, da abbinare con i calamari agli asparagi.
La Vernaccia di San Gimignano Castello di Montauto di Cecchi riporta ancora i profumi del precedente, ma con un palato minerale da abbinare alla ricciola in agrodolce.
Da Cesani ecco la Vernaccia dai profumi di mela, fiori bianchi ed erbe aromatiche. Equilibrata sapidità per una buona morbidezza, con un finale ammandorlato. Da provare con il pollo in crema e fagiolini.
Grande qualità anche per la Vernaccia di San Gimignano Le Grillaie di Fattorie Melini, che torna agli aromi di miele e pesca sciroppata su un fondo di ginestra ed erbe finite da mineralità. Bocca sapida, in un ottimo equilibrio fresco-acido per i saltimbocca.
La Vernaccia di Oristano è un vitigno a bacca bianca sardo che produce vini molto diversi dai precedenti, che ricalcano i gusti e i profumi dello Sherry, dove sono ben presenti i fiori di mandorlo con gusti amarognoli. Anche in questo caso si tratta di un vitigno molto antico, di cui si hanno testimonianze già dal 1327 quando nel Breve di Villa di Chiesa prima e nella Carta del Logu poi, il comune di Iglesias emanò delle leggi per difendere la propria Vernaccia. La coltivazione del vitigno è stata regolare e abbondante nell'isola fino alla grande epidemia di fillossera dell'ottocento. La Vernaccia tornò di moda negli anni 50 del Novecento con molti produttori che vollero riscoprire il vitigno e le sue qualità, fino a farlo proteggere da una propria denominazione di origine. Assurdamente la comunità europea aveva incentivato la dismissione dei vigneti negli anni 90, con finanziamenti per sostituire le viti.
Decisione incomprensibile anche per la grande qualità espressa nei vini e gli accostamenti a piatti inusuali e tipici molto aromatici, come i formaggi erborinati e piatti particolarmente piccanti o alla bottarga e altri alimenti molto saporiti. Chiaramente si abbina bene anche con la classica pasticceria secca. Indubbie anche le qualità espresse come vino da meditazione o come aperitivo.
Purtroppo sono pochi i produttori che si segnalano per questo ottimo vino, anche a causa delle insensate politiche adottate in passato. Ottima la produzione di Attilio Contini che vinifica due fantastici vini dalla Vernaccia. La prima, la Vernaccia di Oristano Antico Gregorio S.A. Liquoroso DOC, ha incredibili profumi di mela cotogna, smalto, tè verde, ciliege candite, burro di cacao, crema di caffè tutto equilibrato dai profumi vegetali del mare. È un vino molto complesso, da meditazione come il classico Sherry con cui condivide anche la lavorazione con il metodo Solera per decenni. Dalla stessa azienda anche la Vernaccia di Oristano Riserva dove il naso percepisce i classici profumi dei vini bianchi opulenti, con aromi all'amaretto, alla mandorla, al miele selvatico e all'ambra, tutto chiuso da toni salmastri e di terra bagnata. L'affinamento in botte dura 15 anni e anche qui il vino va servito per la meditazione.
La Vernaccia di Serrapetrona è un vitigno tra i più rari e pregiati che si conoscono, stavolta a bacca rossa. È ormai limitato al solo comune di Serrapetrona con sconfinamenti in quelli di Belforte del Chienti e San Severino Marche, in provincia di Macerata. La sua coltivazione si perde nella notte dei tempi, tanto che veniva citato già nei testi medioevali che si riferivano a racconti latini di origine romana. Viene coltivato solo in pochi ettari inferiori ai 50, ma il vino prodotto è qualcosa di unico. Il metodo di lavorazione prevede la spumantizzazione successiva all'appassimento del 50 per cento delle uve. L'affinamento deve durare non meno di 9 mesi. Il vino è protetto dal 1971 da un apposita DOCG. Viene vinificato sia in versione dolce che secca, entrambe spumante. La spuma è compatta, con il colore del vino granata. La gamma olfattiva prende spunto dai frutti rossi, con gusti in bocca amarognoli. È ottima in aperitivo o da meditazione nella tipologia secca, con possibilità di accompagnamento con la carne al forno. Per la tipologia dolce l'abbinamento è il classico con la pasticceria.
Il produttore Colli di Serrapetrona è tra i pochi produttori, con le sue quattro vernacce tra le migliori in assoluto, di cui una rosata. Il Serrapetrona Collequanto DOC, tagliata con una piccolissima percentuale di Merlot e il rosato IGT Serrarosa, in purezza sono le due punte di diamante. Da segnalare anche la Vernaccia di Serrapetrona Dolce DOCG di Alberto Quacquarini.
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