Il Prosecco
Come in tutta la penisola italiana, la storia del vino nel veneto si perde nella notte dell'antichità. Sicuramente i primi coltivatori della zona furono i Celti e i Galli, antichi abitanti della zona prima della dominazione romana. Non ci sono documenti certi che possono accertare la produzione di vini prosecco in epoca romana, e la tendenza dell'epoca nel produrre vini rossi aromatizzati con spezie può quasi certamente escludere la produzione di bianchi fino alla caduta dell'impero.
Le origini della coltivazione del Prosecco come vitigno durante la dominazione romana sono sostenute solo nel 1500 dallo scrittore Volfango Lazio che identificava questo vitigno con il nome di Pucino, successivamente poi identificato nel paese di Prosecco.
La vera storia del prosecco nasce nell'ottocento dopo l'istituzione a Conegliano della Società Enologica successivamente della Scuola di Viticoltura ed Enologia e la Stazione Sperimentale per la Viticoltura e l' Enologia.
Queste due istituzioni contribuirono fortemente alla cultura del vino nella zona, con sperimentazioni continue.
Il vitigno che da vita ai vini di questa denominazione è il Prosecco, oggi ribattezzato Glera, antico vitigno che si pensa diede vita a quello poi comunemente chiamato Prosecco. Questo vitigno, autoctono dell'Italia nord orientale, ha maturazione tardiva, e una volta vinificato è leggermente astringente e amaro. Viene coltivato anche in Argentina. Inizialmente questa varietà era divisa in molti tipi, che venivano classificati in base alla forma delle bacche. Dopo varie sperimentazioni fu iniziata ad utilizzare una particolare varietà di Prosecco tondo, detto Prosecco Balbi, perché opera di un'attenta selezione dovuta al conte Balbi Valier durante l'ottocento.
Il Prosecco è un vitigno rustico, con acini dorati, che dà luogo generalmente a vini naturalmente frizzanti. Il vitigno è poi affiancato da molti altri autoctoni, come il Verdiso, la Bianchetta Trevigiana, il Perera, la Glera Lunga, lo Chardonnay, il Pinot Bianco, il Pinot Grigio e il Pinot Nero vinificato in bianco.
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Il Prosecco non è però un vino soltanto frizzante. Viene infatti vinificato anche in tipologia tranquillo, oltre che spumante, in tutto il Veneto e il Friuli. Certamente le zone di Conegliano e dei Colli Asolani sono le più pregiate, dove il vitigno riesce ad esprimere meglio le loro caratteristiche.
Queste due DOCG producono le migliori espressioni del vino Prosecco, anche in tipologia tranquillo.
I vini delle tre denominazioni sono generalmente di colore paglierino, leggeri e delicati, con un palato fresco e di pronta beva.
È difficile dargli una connotazione organolettica in quanto l'elasticità dell'assemblaggio fa si che ogni produttore possa produrre vini dalle caratteristiche molto diverse tra loro. L'area di Conegliano è certamente quella che qualitativamente produce le espressioni migliori.
Per quanto riguarda la tipologia tranquillo ci troviamo di fronte a vini semplici, dall'uso quotidiano, che non sono ancora riusciti a stimolare la curiosità dei mercati ne tanto meno l'attenzione degli addetti ai lavori.
Il legislatore ha iniziato una profonda riforma dei vini sotto la denominazione Prosecco nel luglio del 2009 ridefinendo il nome stesso della principale uva impiegata. Sembra tuttavia un'operazione più commerciale che di difesa qualitativa al momento, anche se chiaramente è troppo presto per un giudizio definitivo.
Per dare un'identità migliore al prodotto si è pensato di rinominare le uve Prosecco con il termine Glera, un clone molto usato proveniente dalla provincia di Treviso. Questo ha permesso una distinzione maggiore tra l'uvaggio, costituito da numerose uve e non esclusivamente del Glera, e il vino prodotto ormai conosciuto come Prosecco. In questo modo si sono ottenute due identità ben distinte, quella della varietà viticola, e quella della tipologia enologica.
Inoltre si sono separate quelle che sono le denominazioni storiche e qualitativamente superiori, la Valdobbiadene e i Colli Asolani, da una denominazione più generica, qualitativamente appena sufficiente, che si spera venga trainata nei consumi dalle sue sorelle più note.
L'operazione, se non adeguatamente supportata da un netto miglioramento qualitativo, resterà un mero tentativo commerciale per supportare una produzione che nei vari decenni non ha mai mostrato quella grinta e quella determinazione ad uscire da un consumo locale e quotidiano da vino da tavola.
L'area di produzione comprende entrambe le regioni, Veneto e Friuli, che hanno delle caratteristiche talmente dissimili tra loro, pur avendo un'orogenesi comune, che il vino, tranne nelle sue due denominazioni DOCG specifiche di difesa del prosecco più famoso, resta poco identificato con il territorio se non nel nome e in una vaga area geografica del nord est. Questo slega totalmente il discorso qualitativo del vino da quello identitario con la qualità di una particolare porzione di territorio.
La crescita dei vari vitigni in una territorio così diversi ha in se talmente tante variabili che la peculiarità geografica viene totalmente persa.
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