Ghemme

Le zone di produzione del vino Ghemme

Il vino Ghemme prende il nome dall'omonima località del Piemonte. È la denominazione di vertice delle colline novaresi. Si produce nell’area collinare dei comuni di Ghemme e di Romagnano Sesia. Dire Ghemme è dire Nebbiolo, padre dei grandi rossi piemontesi. Il nome del vitigno mette in risalto la tarda maturazione delle sue uve , quando si alzano le prime nebbie.

Il nome locale è Spanna, probabilmente il più antico tra i suoi sinonimi. Il Ghemme viene sottoposto ad un periodo di elevazione di almeno 3 anni, 20 mesi dei quali in rovere e 9 in bottiglia.

Il Ghemme, come tutti i grandi vini, vanta origini antichissime. La lapide di Vibia Earina, liberta di Vibio Crispo, senatore romano ai tempi di Tiberio, rinvenuta nei pressi di Ghemme,è un reperto archeologico di indiscussa affidabilità che testimonia, nella zona, la coltivazione della vite fin dai tempi dei romani. In quei tempi, comunque, pare che i vignaiuoli badassero più alla quantità che alla qualità: era tale la quantità di vino prodotto che la città di Anagnum, in seguito Ghemme, scelse come simbolo un grappolo d'uva ed un mazzo di spighe di grano per il gonfalone comunale. Fu in seguito compito dei monaci conservare il rispetto delle buone regole di vinificazione. L'entusiasmo con cui si dedicarono a questa loro "missione" diede degli ottimi risultati. Il vino veniva venduto in gran parte nei mercati vicini, soprattutto a Milano. Nei secoli successivi l'attenzione rivolta alla vinificazione di qualità fu ulteriormente incrementata.

La docg Ghemme può contare su poco meno di 50 ettari di vigneto in produzione, il che significa 2.000 ettolitri di vino. Il Ghemme viene prodotto nell’area collinare dei comuni di Ghemme e di Romagnano Sesia, in provincia di Novara.

I vigneti sorgono su una serie di colline di origine morenico alluvionale che si estendono dallo sbocco della Valsesia alla pianura novarese. Si tratta di rilievi formati dai depositi trasportati a valle dal ghiacciaio del monte Rosa.

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Il Ghemme e le sue Caratteristiche Organolettiche

http://www.laculturadelcibo.it/public/archivio/res_300_foto866nebbiolo(ghemme).jpg Il Ghemme è sicuramente un vino di grande qualità, ma tra tutti quelli derivanti dal vitigno del Nebbiolo è quello meno famoso. Tra le sue caratteristiche organolettiche presenta un colore rosso rubino con riflessi granato; un profumo che si articola in settori floreali di viola,, avvolgente con note di liquirizia, frutti rossi di sottobosco e spezie; ha un sapore che lascia avvertire una peculiare persistente sapidità ed un'elegante sensazione di pienezza impreziosita da tannini morbidi che si armonizzano nella sua vibrante struttura. Il Ghemme è un vino assai ricco e complesso, appena ammorbidito, nei toni gustativi, dall’uva impiegata nell’uvaggio. Può essere abbinato a pietanze quali brasato e arrosti di carne rossa, primi al ragù di selvaggina, lepre in salmì e in civet e a tutti i formaggi stagionati e al tapulone, ovvero un piatto tipico di questa zona geografica.

Vino da lungo invecchiamento, con una longevità di oltre 15 anni, il Ghemme va servito ad una temperatura di 18 - 20 °C.

Da un punto di vista gastronomico è compagno ideale di arrosti di carni rosse e bianche, brasati, lessi e formaggi a pasta dura. Si degusta ad una temperatura di 18°-20°C, avendo cura di stappare la bottiglia qualche ora prima.

I vitigni da cui viene dedotto il Ghemme sono il Nebbiolo (Spanna) minimo 75%, e il Vespolina ed Uva rara da soli o congiuntamente per un massimo del 25%. Il suo titolo alcoolometrico volumico totale minimo deve essere pari a 12% vol., mentre la sua acidità totale minima sarà del 5 per mille.

Per avere diritto alla denominazione di origine controllata e garantita il vino "Ghemme" deve essere sottoposto ad un periodo minimo di invecchiamento di tre anni, di cui per almeno venti mesi in botti di legno ed affinato per almeno nove mesi in bottiglia. Il periodo di invecchiamento decorre dal 1° novembre dell’anno al quale si riferisce la vendemmia.

Qualifica "riserva": periodo minimo di invecchiamento di quattro anni, di cui almeno venticinque mesi in botti di legno ed almeno nove mesi di affinamento in bottiglia.

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Cantalupo, una delle cantine più famose del Ghemme

La Cantina Cantalupo si trova nella città di Ghemme. Caratterizzata all’interno da a colonne ricorrenti su tre gradoni che definiscono l'alternanza delle botti, sotto il cui primo gradone è situato l'infernotto, un luogo le cui peculiarità sono quiete, buio, con uno stretto corridoio su cui si affacciano le celle che ospitano per almeno un anno i Ghemme ed i suoi cru. I vini di Cantalupo sono il prodotto delle uve raccolte dai vigneti di proprietà, situati in fasce geografiche alquanto predisposte alla coltivazione vitivinicola. La maggior parte della produzione dei vini proviene dai vitigni del Nebbiolo e della Vespolina.


Torraccia del Piantavigna

La storia di questa cantina, della Torraccia del Piantavigna, ha inizio nel 1977, quando la famiglia Francoli decise di coltivare su un appezzamento di terra i primi vigneti del nebbiolo. Dopo 13 anni si iniziano ad avere i primi successi. La superficie dell’azienda si estende su circa 40 ettari di sei zone distinte, basate interamente sulla coltivazione del vitigno nebbiolo. La forza e la ricchezza dei vini prodotti in questa zona di produzione in cui è situata la cantina della famiglia Francoli, sono dovute anche dall’asprezza dei terreni e dalla freschezza del vento.




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