Marino

La zona vinicola

La zona vinicola occupata dalla denominazione di origine controllata Marino, adiacente a quella di Frascati, condivide con essa la stessa morfologia e geologia del territorio, quella individuabile come il Vulcano Laziale, il bacino eruttivo antico e oggi spento che conforma tutta l'area dei cosiddetti Castelli Romani.

Il Vulcano Laziale nasce più di 600.000 anni fa con la formazione del primo nucleo di grandi dimensioni, un cono unico soggetto a molte esplosioni eruttive si formò un primo cono vulcanico di dimensioni considerevoli che fu lavorato da un'intensa attività eruttiva di tipo esplosivo. Nei periodi di calma, numerosi e lunghi, vennero a formarsi sopra i basamenti costituiti da sabbia, argille e ghiaia di natura marina, tutti quei materiali vulcanici fondamentali per la ricchezza nutritiva delle uve. Questi sono in primo luogo i tufi e le pozzolane oltre ai tantissimi minerali costituenti il territorio odierno. In tutte queste fasi l'antico vulcano, una volta alto oltre i 2000 metri, ha continuamente modificato il territorio. Naturalmente i fenomeni esplosivi con lungo andare hanno esaurito la spinta del vulcano oggi spento. Le rocce piroclastiche, dette vulcaniti forniscono i migliori nutrienti per le uve. I minerali presenti sono in genere i silicati. Sono presenti nelle rocce come i Leuciti dove vi è presenza di biotite, ma soprattutto composizioni di potassio, alluminio, silicio ed ossigeno. Poi vi è molto ferro, magnesio, calcio, sodio e magnesio.

I vigneti sono qui coltivati su queste colline di antiche origini vulcaniche, con un clima favorevole e temperato che aiuta le uve in una maturazione tranquilla e costante.

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I vitigni

I vitigni utilizzati nella produzione del Marino DOC sono il Malvasia del Lazio, il Trebbiano verde, il Bellone, il Greco e il Bombino. I primi tre vitigno sono dei classicissimi laziali, qui sempre presenti per fornire materia prima ai vini.

La Malvasia del Lazio appartiene chiaramente alla famiglia della Malvasie, adattata molto bene al livello locale per vinificare i buoni vini dei Castelli. Il primo a parlarne fu l'Acerbi nel 1825 e poi nel 1888 Mengarini. Oggi viene vinificato anche in purezza, ma più spesso in assemblaggio. Fornisce rese medie e regolari, con vini di buona fattura, spesso assemblati al Trebbiano, per un colore dorato e brillante. I profumi sono dolciastri alla frutta bianca, con qualche fiore e qualche tocco di erbe. In bocca risulta fresco e sapido, ottimo per essere associato con paste ai crostacei e/o molluschi, con pesce semplice o carni bianche e verdure. Il Bellone è egualmente autoctono del Lazio, molto antico e citato già da Plinio come un'uva molto succosa. Se ne riparla poi nel Bollettino Ampelografico del 1881 con una curiosa descrizione, ovvero appartenente alla famiglia dei Belli. La sua diffusione si limita praticamente all'area dei Castelli e a qualche ettaro in provincia di Latina dove fa parte della denominazione di Cori. Ancora più raro in altre regioni. Viene conosciuto anche con il nome di Cacchione, Uva Pane, Zinna Vacca, Pacioccone, Arciprete etc. Ha grandi grappoli cilindrici, a volte alati e serrati. Anche gli acini sono medio-grandi, tondi, con bucce grosse e pruinose. Vigoroso, il Bellone offre alte rese ma non costanti. I sistemi di allevamento utilizzati sono quelli a media espansione, su terreni fertili e asciutti. Non sopporta molto la peronospora e il marciume, mentre matura tardi, nella prima decade di ottobre. Il Bellone viene molto spesso vinificato puro, grazie al buon corpo fornito ai vini. Ottimo il naso ai frutti maturi, con pesca e pompelmo, mentre il finale è tutto alla mandorla e al mele. La bocca oltre alla struttura si segnala come molto alcolica, dal retrogusto amarognolo. Ottimo con le fave nella minestra o i risotti molto aromatici, ma anche con formaggi e salumi, pesci di lago e zuppe. È presente in quasi tutte le denominazioni laziali.


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Marino DOC

La denominazione di origine controllata Marino DOC nasce con il decreto del 06 agosto1970 per autorizzare la produzione di vini bianchi sotto la denominazione nelle seguenti tipologie: Marino nei tipi secco, abboccato, amabile o dolce; Marino Superiore nelle stesse tipologie; Marino Frizzante abboccato o amabile; Marino Spumante secco o amabile; Marino Vendemmia Tardiva amabile o dolce; Marino Passito amabile o dolce; Marino Malvasia del Lazio; Marino Trebbiano verde; Marino Greco; Marino Bellone; e Marino Bombino.

La menzione Classico è prevista per quei vini prodotti all'interno della zona più antica escludendo le tipologie monovarietali. I vini devono essere prodotti da almeno il 50% di Malvasia del Lazio a cui assemblare le altre uve bianche della regione, in particolare il Bellone, Greco e Bombino. Per i monovarietali la percentuale minima è il classico 85% dell'assemblaggio. La zona di produzione delle uve deve essere circoscritta ai soli comuni di Marino, Ciampino e Castelgandolfo, e la parte sud limitrofa del comune di Roma.

Solo per il Marino classico, superiore, vendemmia tardiva e passito è vietato l'allevamento a tendone.

Le rese massime autorizzate dal disciplinare sono di 15 tonnellate per ettaro per le menzioni generiche ferme ed effervescenti, e per i passiti e i monovarietali mentre per la Vendemmia tardiva devono essere limitate a 13 tonnellate. Il titolo alcolometrico minimo è tra i 10% e i 13% vol.

Per il vino passito l'invecchiamento minimo deve essere di 8 mesi, di cui 6 in legno a partire dal primo marzo.

I vini sono generalmente fruttati, secchi o amabili a seconda delle tipologie, con molteplici abbinamenti.


I produttori

Buono il Marino Donna Paola di Colle Picchioni, con il 60% di Malvasia e il 30% di Trebbiano finito dall'insolito Sémillon. Dorato con bei profumi di biancospino, susina bianca e fiori di pesco. Fresco ed ammandorlato, è ottimo con i classici spaghetti cacio e pepe.



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