Aglianico
L'Aglianico è uno dei vitigni rossi più importanti dell'Italia meridionali, di origini antichissime e con quasi assoluta certezza greche con il suo nome che ha il significato appunto di ellenico. Comunque ormai lo si può considerare a tutti gli effetti un autoctono del sud visto che la sua importazione in Italia dovrebbe risalire all'antichità e alla Magna Grecia, con diffuse coltivazioni un po in tutto il sud anche se in modo particolare in Campania, nelle province di Avellino e Benevento, in Basilicata, nelle provincie di Potenza e Matera, in Molise e in qualche terreno pugliese.
L'introduzione dovrebbe risalire all'ottavo secolo avanti Cristo e il nome Aglianico dovrebbe essere stato introdotto solo con la dominazione spagnola nel Rinascimento, anche se alcuni fanno derivare il nome dalla parola latina
aglaia, che significa splendore. La prima testimonianza scritta di un vitigno dal nome Aglianico risale al 1559 in una lettera di Sante Lancerio, cantiniere del papa Paolo III, al Cardinal Guido Ascanio Sforza per fornire delle informazioni sul vino del Regno di Napoli. Anche il medico di Paolo III Andrea Bacci scrisse a proposito del vino prodotto dall'Aglianico elogiandone i profumi e la sapidita utili a favorire la digestione.
Conosciuto anche con i sinonimi Aglianicone, Ellenico, Uva Nera, Gesualdo e Guanico, viene definito anche il Barolo del Sud per la ricchezza e profondità dei suoi aromi e l'adattabilità a molti tipi di vinificazione. Preferisce i terreni di origine vulcanica, e in questo trova nella Campania una terra ricca di questi elementi con alte concentrazioni di materiale effusivo. Quelli preferiti sono freddi e di alta quota per sincronizzare la sua precocità in maturazione e germogliamento. Il grappolo si presenta compatto, cilindrico, con acini sferici dalla buccia fine molto pruinosa. Il colore è blu e all'interno la polpa risulta ben dotata di acidità e astringenza. Fornisce ottime rese costanti, e buone resistenze a freddo e malattie in generale, soffrendo solo leggermente la peronospora e l' oidio. Il sistema di allevamento più utilizzato è l'alberello con potatura corta.
La zona dove si esprime al meglio delle sue capacità è il Vulture della provincia di Potenza., in Basilicata,, dove intorno a questo monte di 1326 metri, antico vulcano inattivo, torva le sue condizioni ambientali perfette, fresche, in quanto teme il caldo, e senza le gelate che teme altrettanto.
L'Aglianico è sicuramente uno dei migliori vitigni italiani nelle vinificazioni sia in purezza che in assemblaggio, con numerose denominazioni d'origine a lui dedicate e la produzione di vini ricchi, longevi, profondi e strutturati. Si presta inoltre a diversi tipi di vinificazione, da quella in rosato ai rossi corposi fino ad alcune spumantizzazioni.
I vini dell'Aglianico sono in genere di un bel rubino con affinamenti verso il mattone, con un ottimo corpo e un palato morbido, con dei tannini dolci e mai piccanti, ma con una struttura acida molto intensa. I gusti esprimono subito sapori di more, di prugne selvatiche, seguite dalle delicate viole e dalle fragole selvatiche fino ai più strutturati nelle vinificazioni aristocratiche che si segnalano anche per la presenza intensa del pepe nero, del cioccolato amaro e della liquirizia.
I vini piu importanti ed eleganti prodotti con l'Aglianico sono sicuramente il Taurasi in Campania e l'Aglianico del Vulture in Basilicata. Fortemente legati alla loro terra ne rispecchiano i ricchi connotati vulcanici, con colori rubino profondo e la forte astringenza mitigata dall'affinamento in barrique e da quello in bottiglia. La regione che piu sfrutta le sue doti è senz'altro la Campania, che oltre al Taurasi dove il suo vino era conosciuto prima della conquista romana, viene assemblato ovunque nelle varie denominazioni d'origine.
In Molise viene coltivato sulle colline di alta quota in 70 comuni e fa parte della DOC Biferno.
In Puglia lo si trova nella denominazione d'origine Castel del Monte mentre in Basilicata, come detto, trova la produzione migliore nel Vulture su terreni a base di tufo, con molti sali minerali che arricchiscono il terreno dove sono piantate le vigne a circa 600 metri di quota. Il Vulture è un Aglianico puro, il cui DOCG è valorizzato al massimo con 15 comuni attorno al vulcano che si riservano la parte migliore. Dopo tre anni di affinamento in botte i vini hanno diritto alla menzione
Vecchio e dopo cinque alla menzione
Riserva e
Superiore con gradi alcolici sopra i 13% vol. Questi vini hanno una grande densità e ricchezza minerale, con strutture complesse e alcoliche. I profumi sono ben vinosi e fruttati. Profondi aromi di spezie e fiori appassiti si sprigionano prima di dare spazio a bouquet tostati e complessi, di particolare e eleganza che necessitano un buon invecchiamento per essere degustati a dovere. Gli abbinamenti sono molteplici, strutturati, aristocratici.
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Difficile stilare una classifica dei produttori in poche righe senza escludere qualche eccellente vino.
Facendo riferimento solo all'eccellenza ecco che andiamo in Basilicata, da Cantine del Notaio e il suo Aglianico del Vulture Il Repertorio, un vino magnifico, dal rubino intenso, e i profumi complessi di garofano, gerbera, mora e ribes. Splendide le rifiniture di spezie e gomma vulcanizzata su uno specchio salmastro. Tannini e tanta mineralità metallica in bocca con una chiusura balsamica che richiede la faraona ripiena.
Splendido l'Aglianico di Paternoster Don Anselmo, un vino ricco di colore, estremamente identitario con il territorio vulcanico, dove domina la grafite e la pietra lavica, l'aneto e il rabarbaro. Il naso prosegue con un fine cioccolata alla menta e la liquirizia dolce immerse nella marasca. Un palato equilibrato, elegante e minerale. Una fantastica persistenza che chiama come abbinamento il cinghiale.
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