Bianco d'Alessano

Il vitigno

Il Bianco d'Alessano è un vitigno a bacca bianca di cui non si conosce l'origine, anche se molti lo indicano autoctono della Valle d'Itria. Se ne attesta la presenza nelle Murge Martinesi in provincia di Taranto grazie al Rovasenda che nel 1877 ne descrive alcune qualità in virtù del vino prodotto nella zona di Mendola dal Barone Antonio in Favara, che lo aveva in verità inserito nel catalogo siciliano delle sue collezioni di viti. Nella descrizione comunque si attesta l'eccellenza del mosto. Si sa per certo che il vitigno comunque non riusciva a fornire grandi risultati tanto da essere sempre coltivato e successivamente vinificato con l'altra uva locale, il Verdeca, molto utilizzata nella produzione dei vini base per i Vermouth. Molto diffuso in passato, il Bianco d'Alessano ha perso molto terreno a causa della sua bassa produttività comparata a quella della sua varietà concorrente di zona, il Verdeca appunto. Veniva coltivato fino alla fine dell'Ottocento anche insieme ad altre uve bianche locali, e questo conferma lo scarso apprezzamento di cui comunque il vitigno godeva. Specialmente nella zona di Martina Franca il vitigno è stato quasi del tutto espiantato. L'unica caratteristica gradita da parte della popolazione locale sembrava essere la neutralita del colore tipica della sua vinificazione in purezza. Il Bianco d'Alessano è quindi un'uva di scarsa rilevanza anche a livello locale, e viene per lo più assemblato. Coltivato anche con i sinonimi di Acchiappapalmento, Bianco di Lessano e Verdurino, la sua zona di diffusione principale nei comuni di Martina Franca in provincia di Taranto, in quello di Cisternino in provincia di Brindisi e in quello di Locorotondo in provincia di Bari. Le caratteristiche estetiche del vitigno presentano delle foglie grandi e orbicolari, con grappoli di dimensioni tra le medie e le grandi, con forme coniche tendenti al cilindrico, a densità compatta e a volte dotati di una sola ala. I chicchi appaiono di medie dimensioni, ben sferici e con molta pruina sulle spesse bucce. Il colore è giallo. Il vitigno non ha particolari esigenze pedoclimatiche, e si fa apprezzare per la sua adattabilità. Nella scelta si preferiscono terreni a medio impasto, con concimazioni profonde. Si alleva con sistemi a media espansione e potatura sostenuta. Contrariamente al passato il vitigno ha di molto aumentato la sua produzione, altro fattore che lo rende ancora coltivato. Tra i vantaggi anche un'ottima resistenza alle malattie, quali quelle crittogamiche, nonché alla peronospora e allo oidio. Soffre invece le gelate, che causano acinellature, ma queste sono molto scarse in un territorio come quello pugliese. A proteggerlo dalle gelate anche il germogliamento tardivo, come tardive sono le maturazioni, a cavallo tra settembre e ottobre. Ultimamente il vitigno è stato introdotto da un'azienda in Australia, e il vino ha ricevuto anche alcuni riconoscimenti nel concorso Australian Alternative Varieties Wine Show del 2010, con delle vinificazioni in purezza.

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I vini del Bianco d'Alessano

Come detto il Bianco d'Alessano è vinificato raramente in purezza, e serve per lo più da taglio con il Verdeca, dove assume la colorazione verdognola di quest'ultimo, avendo il vino in purezza una colorazione estremamente neutra e chiara. Fa parte dei disciplinari del Martina Franca DOC, del Locorotondo DOC, del Gravina DOC, del Lizzano DOC e dell'Ostuni DOC, pur non avendo nessuna menzione monovarietale. In IGT si vinifca qualcosa in purezza sotto le denominazioni del Salento, del Murgia, della Valle d'Itria, del Puglia, del Tarantino e del Daunia.

Data la sua estrema neutralità e l'uso quasi esclusivo per il taglio è difficile dare una definizione delle proprietà organolettiche di questo vino e dei suoi abbinamenti. Molto dipende dall'uva principale utilizzata nell'assemblaggio, che quindi potrebbe esprimere sia profumazioni floreali che fruttate. In alcuni casi si riescono ad aggiungere tocchi erbacei nelle vinificazioni migliori. Anche gli abbinamenti quindi risentono della composizione dell'assemblaggio, e possono essere quelli generalmente indicati per i bianchi, come i piatti di pesce o verdure, o le uova.


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I produttori

gravina Albea produce un buon Locorotondo Il Selva assemblando il 55% di Verdeca con il 40% di Bianco d'Alessano e il 5% di Fiano. Il colore è un paglierino molto chiaro, con profumazioni alla pesca seguite dai fiori della ginestra e toni amari di mandorle. Buono il fragrante finale alla crosta di pane. Il palato è molto fresco ma manca di durevolezza. Va bene con le fritture di pesce.

Di maggior pregio è il Locorotondo Vigneti in Talinajo della Cantina del Locorotondo, con il 65% di Verdeca, il 30% di alessano e il 5% di Fiano. Buona profumazione al cedro e ai fior di limoni, con belle chiusure marine e alle erbe officinali. Palato fresco e molto minerale, ma sempre morbido. Un vino molto interessante da abbinare con le lumache.




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