Pampanuto
Il Pampanuto è un vitigno a bacca bianco allevato in Puglia già da molto tempo, anche se non se ne conosce l'origine. Le prime notizie relative al Pampanuto vengono scritte dal Prof. Frojo, con un'ampia scheda del 1875. Appena due anni dopo, nel 1877, è il turno del Ravasanda, che ne parla nei suoi studi. Ci sarà poi un salto di circa 50 anni, fino al 1934 prima di rintracciare ancora notizie del vitigno, questa volta ad opera del Cavazza. Negli ultimi anni degli studi approfonditi hanno accertato che il vitigno non sarebbe altro che un'espressione del Verdeca, anche se questa viene considerata una varietà diversa. L'indagine è stata condotta dall'Università di Bari attraverso un incrocio multidisciplinare confermato poi dalle analisi del DNA. Sono stati considerati gli aspetti botanici, ampelografici, storici e la genetica di entrambi i vitigni. Nel Registro nazionale delle varietà questi vitigni sono ancora individuati separatamente ma gli studiosi sembrano non avere dubbi. Il Pampanuto è stato generalmente utilizzato per il taglio con gli altri vini, specie dal Bombino Bianco.
Esteticamente si presenta con foglie di medie dimensioni, orbicolari. I grappoli appaiono anch'essi di dimensioni medie, con forme che possono essere sia coniche che piramidali. La densità è compatta, nella media. Anche i chicchi sono di dimensioni medie, rotondi e con abbondante pruina sulle bucce spesse. Il colore è giallo tendente al verde. Il Pampanuto si segnala per le ottime rese in mosto, per la vigoria e per la produttività in uva. Tollera anche le principali avversità climatiche.
Viene coltivato principalmente nei comuni di Castel del Monte e Ruvo di Puglia, dove la Murgia in provincia di Bari segnala dai 200 ai 400 metri di altitudine, con suoli ricchi di argilla e il clima classico del sud Italia.
Utilizzato per lo più nel taglio con il Bombino, il Pampanuto è vinificato anche in purezza, nel Castel del Monte DOC, dove si è guadagnato la menzione monovarietale. I vini in purezza sono leggeri, neutri, con una bella spalla acida. La gamma olfattiva risulta fruttata. Il vino si presta bene ad abbinamenti semplici quotidiani. Il vino risulta molto delicato, e va quindi non coperto con pietanze troppo aromatiche e saporite. È bene scegliere quindi piatti di pesce cucinati al cartoccio o verdure fresche di stagione. Buono anche con i formaggi freschi e gli affettati non stagionati.
Rientra nei disciplinari anche di molti IGT pugliesi, quali il Puglia, il Valle d'Itria, il Daunia, il Salento, il Murgia e il Tarantino.
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I produttori che vinificano il Pampanuto monovarietale sono veramente pochi, ed è abbastanza difficile rintracciarli, visto che questo nome si utilizza solo per alcuni Castal del Monte fermo o frizzante. Tra questi vi sono Terre Majore, Maria Marmo e l'azienda Grifo. Ma se il Pampanuto è effettivamente identico al Verdeca, allora la scelta si amplia di molto, con numerosi prodotti di buona qualità.
Ad esempio il Locorotondo Vigneti in Talinajo di Cantina del Locorotondo, sotto la menzione di Verdeca al 65% e Bianco d'Alessano al 35%, vinifica un buon vino profumato al cedro, con belle note di mare ed erba medicinale. Il palato si offre con un'ampia freschezza e una bella mineralità, tutta sfumata dalla buona morbidezza. Ottimo l'accompagnamento con le lumache di mare.
Stesso uvaggio per la stessa azienda per il Locorotondo, dove però lo spazio è riservato alla frutta bianca e agli agrumi in generale. Qui si sente una bella sapidità al palato, con una bella freschezza alle mandorle che ben si abbina con i formaggi freschi. Sempre da Cantina del Locorotondo ecco un Verdeca 100% nel Zéffiro, un vino di buona qualità molto floreale con seguiti di agrumi. Anche qui si evolve nella bocca in una bella sapidità e freschezza, ottima con i moscardini fritti.
Il Verdeca viene anche tagliato al 50% con lo Chardonnay per vinificare il Roccia Bianco, con toni floreali e fruttati su fondi minerali, da provare con la sogliola, grazie ad un palato fine e fresco.
Cantine Petrelli produce un puro Verdeca nel suo Stelline, dove si sente la presenza al naso delle nespole e dell'acacia, addolcite dalla pesca e rinfrescate da mineralità. Palato equilibrato ed ammandorlato, per i pesci di fiume al vapore. Sempre da Petrelli ancora un Verdeca tagliato con Chardonnay, ma al 40%, nel Vivovì. Qui di nuovo tornano gli agrumi, supportati dalla pesca, dal mango e dai fiori bianchi. Il palato è ben sapido, ma bilanciato e persistente. Ancora con la sogliola.
Il Consorzio Produttori Vini produce il Calice, ancora un Verdeca tagliato al 50% con lo Chardonnay, con un naso fragrante alla crosta di pane e alla frutta bianca. Bocca pulita, ottima in accompagnamento alle lumache di mare.
Al 10% partecipa invece nel San Severo Bianco posta Arignano di D'Alfonso del Sordo, con un 50% di bombino Bianco e un 40% di Trebbiano. Poco apporto in un vino fruttato e minerale, mediamente sapido e morbido per accompagnare le seppie ai piselli.
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