Il Barolo è il vino rosso italiano per antonomasia, il primo riconosciuto a livello internazionale come di grande qualità, solo negli ultimi due decenni insidiato dal Brunello, altro grande vino. La sua storia è lunga e parte dall'uva Nebbiolo, da sempre indissolubilmente legata alla sua produzione come la regione Piemonte. E la sua storia nasce da un matrimonio, quello tra Carlo Tancredi Falletti di Barolo con Juliette Colbert che furono persone note del Risorgimento nella regione, come testimoniano antichi documenti oggi cimeli di inestinguibile valore.
Il Barolo era già prodotto ma da questo matrimonio nacque anche un amore verso la qualità che porterà questo vino alla ribalta mondiale. Da vino amabile di “normale” qualità a pezzo unico e raro, da degustare nelle grandi occasioni. L'ambiente piemontese era perfetto per far nascere questo mito, grazie al suo grande apporto di minerali e zuccheri nelle uve e presto il Barolo divenne il
vino dei Re grazie alla signora Juliette che lo fa conoscere prima presso i Savoia e poi nelle altre corti europee, dando una connotazione aristocratica a questo vino.
La leggenda vuole che la Marchesa presentò il vino ai Savoia su espressa richiesta di Carlo Alberto che aveva sentito parlare molto di questo rinomato vino del Castello di Barolo dove oggi c'è un innovativo museo del vino, interattivo, con un itinerario narrativo dove si possono ascoltare i suoni, le voci, ammirare i colori e sentire i profumi. Il castello è anche sede dell’Enoteca Barolo.
La Marchesa non solo fece assaggiare il vino al Re, ma allestì uno spettacolare carosello di carri, si dice uno per ogni giorno dell'anno, carichi di vino per promuovere il suo Barolo. Il re decise acquistò così la tenuta di Verduno e si mise a vinificare Barolo. Il carosello fu descritto da Domenico Massè nel suo
Il paese di Barolo.
Nacque cosí il mito del Barolo, anche grazie alla Marchesa che si rivolse, tramite Cavour, all'enologo francese Oudar, assistente enoologico del Conte dal 1843 che vinificava Barolo nella sue cantine di Grinzane.
Iniziò così la vinificazione alla francese del Barolo, con molte innovazioni tra cui si segnala la fermentazione con il metodo Gervais introdotto dal generale Francesco Staglieno. A riferirlo sono Berta e Mainardi ne
Piemonte-storia regionale della vite e del vino datando l'innovazione al 1847.
La collaborazione tra Verduno, castello di proprietà di Carlo Alberto, Grinzane e le tenute della Marchesa fu strettissima.
Prima di queste innovazioni il Barolo era probabilmente un vino dolce e leggermente frizzante, perché la fermentazione, effettuata all'esterno, subiva il blocco del freddo autunnale. Non bisogna infatti dimenticare che il Nebbiolo matura tardivamente e la sua fermentazione avviene in un periodo freddo per il Piemonte.
Per questo un'altra grande innovazione fu la realizzazione di cantine sotterranee a microclima protetto dove fermentare il vino garantendo così la perfetta e completa vinificazione per un prodotto molto strutturato. Anche qui abbiamo una descrizione di Massè, che esaltava nella grande popolarita del barolo sia i Marchesi Falletti che il Conte Camillo di Cavour.
Da queste innovazioni iniziò la storia del Barolo come vino secco ed elegante, di grande personalità dopo vari passaggi in legno come narra anche il conte Giorgio Gallesio ne
I giornali di viaggi che visitò Barolo a settembre del 1834.
Queste innovazioni fecero anche del Barolo un vino da invecchiare e bere dopo un certo tempo.
Alla morte di Juliette il patrimonio di famiglia e quindi anche la produzione di vino venne ereditato dall’Opera Pia Barolo che la stessa marchesa fondò per garantire un futuro alle sue tenute. Oggi sono circa 110 ettari di vigneto posseduti che producono circa 1 milione e mezzo di bottiglie all'anno. Nel 1895 l'Opera Pia fu acquistata da Pietro Abbona, inserendosi prima come collaboratore nel 1895. Il futuro era garantito anche sotto l'etichetta Antichi poderi dei marchesi di Barolo, che ha ampliato anche le proprietà e i marchi.
La popolarità del Barolo esplose prima dell'Unità d'Italia divenendo poi un simbolo delle successive celebrazioni.
Tornando indietro nel tempo per uno sguardo storico dei personaggi, i due sposi provenivano da nobili famiglie. Juliette era della famiglia di Jean Baptiste Colbert di Maulévrier, ex ministro delle finanze del Re Sole. La sua terra d'origine era la Vandea, una delle regioni piu conflittuali contro i nobili durante la la Rivoluzione francese, con una lotta spietata che vide molti nobili, tra cui membri della sua famiglia, finire sulla ghigliottina. Juliette e Tancredi si sposarono per amore, una rarità per i nobili del tempo, e si conobbero alla corte di Napoleone Bonaparte dove Juliette era damigella dell'imperatrice, tanto che la famiglia imperiale fu presente al loro matrimonio celebrato il 18 agosto del 1806 nella capitale francese.
Tancredi invece era l’ultimo Marchese di Barolo, come Juliette era l'ultima discendete della sua famiglia. Questo spiega perché il patrimonio fu ereditato da una fondazione alla morte di Juliette.
Purtroppo Tancredi morì il 4 settembre del 1838 ma Juliette riuscí a creare lo stesso il mito del Barolo.
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