Colli Maceratesi
L'area vinicola dei Colli Maceratesi DOC comprende una vasta area della provincia di Macerata e un comune di quella di Ancona, su un territorio prevalentemente collinare, per circa il 68%, e montuoso, per il restante 32%.
Da considerare anche che questa provincia è la piu grande della regione, con i suoi 2.774 chilometri quadrati di estensione.
La storia geologica di questa parte d'Italia inizia nel Cretaceo, circa 140 milioni di anni fa quando iniziò a formarsi il primo strato di maiolica, costituita da rocce di calcare e selci molto compatte, risultanti da una prima sedimentazione livellata dal fondo del mare, con forte presenza di fossili microscopici.
Con una susseguente apertura provvisoria dello Stretto di Gibilterra si ha una prima sedimentazione dell'argilla e delle marne a fucoidi. Iniziano ad evidenziarsi le prime formazioni geologiche che ora sono la caratteristica del territorio marchigiano, con i calcari marnosi a scaglia rosa per l'ossidazione soprattutto ad opera dell'ematite.
Si formano anche rocce di tipo lavico, per l'azione di piccoli vulcani nei fondali marini. Successivamente, con la nuova chiusura dello Stretto di Gibilterra, il mar Mediterraneo torna ad essere un luogo con altissima salinità e poca ossigenazione, dando vita a strati gessosi e solfiferi con marne scure, argille bituminose e rocce solfatiche su cui poggiano degli strati sedimentari di fossili marini invertebrati e pesci primati. In seguito, si deposita l'ultimo strato, risalente al Pleistocene, di natura ghiaiosa e alluvionale, strato che favorisce le attuali vigne nel riflettere e trattenere il calore diurno.
I vitigni hanno così numerosi elementi nutritivi di origine organica per alimentarsi, coadiuvati materiali atti al loro habitat come il calcare, per favorire strutture acide per il supporto al vino, specialmente nell'invecchiamento, l'argilla e la ghiaia.
Il clima è tipico dell'area collinare dell'interno delle Marche con caratteristiche sia mediterranee che continentali. L'influenza del mare vista la vicinanza, ha un peso importante, ma il ruolo maggiore nel determinare le condizioni climatiche cittadine riguarda l'altitudine media di 315 metri sul livello del mare e la vicinanza degli Appennini. L'inverno è solitamente freddo e piovoso. Le nebbie sono frequenti e le nevicate, anche se abbastanza rare, sono a volte assai intense e abbondanti. In compenso le estati sono calde e soleggiate, di durata abbastanza lunga.
I vitigni rossi utilizzati nella vinificazione di questa denominazione sono il Sangiovese, il Cabernet Franc, il Cabernet Sauvignon, il Ciliegiolo, il Lacrima, il Merlot, il Montepulciano e la Vernaccia Nera anche se possono essere utilizzati anche gli altri vitigni a bacca rossa autorizzati dalla regione.
Il Ciliegiolo è una varietà toscana, probabilmente importata dalla Spagna nella seconda metà dell'ottocento e prende il nome dal colore e dal caratteristico aroma che richiama la ciliegia. È in grado di dare ottimi vini e sostegno al Sangiovese, ma il suo impiego è in forte diminuzione ed oggi ne restano solo 5.000 ettari circa coltivati. Ha grappolo grosso, allungato, con acino medio-grosso, arrotondato con buccia di medio spessore, di colore nero-violaceo, ricca di pruina.
Il Lacrima è un vitigno autoctono a bacca rossa, coltivato esclusivamente in alcuni comuni delle Marche, di elevata vigoria, con produttività buona e costante; è sensibile sia ad attacchi dei parassiti e delle malattie virali.
Predilige i terreni collinari argillosi e sabbiosi, ricchi di minerali , come sono le caratteristiche del territorio marchigiano. Ha bisogno di insolazione e ventilazione, per essere vendemmiato a fine settembre.
La Vernaccia Nera, come da recenti indagini sul DNA, è un vitigno nettamente distinto da quella di San Gimignano e di Oristano, essendo assimilabile alla varieta Grenache.
Ha un'ottima attitudine all'invecchiamento, e se vinificata in purezza fornisce dei vini di buon corpo e colore rubino fitto, con sentori vinosi e retrogusti leggermente amarognoli. È vigorosa e matura tardi; predilige i territori collinari marnosi e arenarei.
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La denominazione di origine controllata Colli Maceratesi fu istituita per decreto l'8 marzo 1975 per autorizzare la produzione di vini bianchi, anche spumante e passiti, e rossi in tutta la provincia di Macerata e nel comune di Loreto in provincia di Ancona.
Le uve autorizzate per la produzione di questa denominazione in rosso sono il Sangiovese, che deve essere presente per un minimo del 50% nell'assemblaggio, il Cabernet Franc, il Cabernet Sauvignon, il Ciliegiolo, il Lacrima, il Merlot, il Montepulciano e la Vernaccia nera, da soli o congiuntamente fino a un massimo del 50%. Possono concorrere altri vitigni a bacca rossa non aromatici autorizzati nella regione, congiuntamente o disgiuntamente fino al 15%.
Le rese massime delle uve devono essere di 13 tonnellate per ettaro e di 10 tonnellate nel caso si voglia vinificare il Riserva.
Le tipologie disciplinate in rosso sono il Rosso, il Novello e il Riserva.
Il Rosso ha colore rubino, con profumo franco e intenso, e bocca armonica. È un vino da bere giovane, con i salumi, la pizza, le carni bianche come coniglio o pollo.
Il Rosso Novello è sempre color rubino, con odori fragranti, fini e fruttati, mentre al palato risulta vellutato. Ottimo con salumi freschi, primi piatti a base di brodi vegetali, i panzerotti e carni alla griglia.
Ne Riserva il colore rubino tende al granata con l'invecchiamento, con naso complesso ed etereo e palato asciutto e sapido. Deve invecchiare almeno 24 mesi di cui tre in botte. Ottimo con primi piatti al sugo di carne, carni rosse anche leggermente elaborate, la cacciagione e i formaggi stagionati.
La Societa Agricola di Santa Cassella produce il Colli Maceratesi Riserva DOC Cardinal Bonaccorso che è stato selezionato in abbinamento con il filetto di vitello per il pranzo del pontefice BenedettoXVI tenuto a Loreto nel 2007. Il vino è affinato in botti di rovere francese per due anni. Al palato morbido ed equilibrato per un olfatto che ricorda la frutta rossa e i fiori di viola.
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