Falerio dei Colli Ascolani
La denominazione di origine controllata Falerio dei Colli Ascolani coinvolge tutta la provincia di Ascoli Piceno, al più meridionale delle Marche, e qualche comune nella provincia di Fermo.
Il territorio è prevalentemente collinare, con ben il 65% della superficie occupata da colline più o meno dolci. Ricco di fiumi, questo territorio è vocato alla viticoltura fin dall'occupazione romana, attorno al 260 a.C. Il vino deve il suo nome all'antica città di Faleria, oggi,Falerone. All'epoca il vino della zona era molto ricercato nella Roma Imperiale. Ma i vini del Picenum nacquero con la legge Giulia del '92 a.C. con cui si tolsero i terreni ai contadini locali per donarli ai veterani di Cesare che continuarono a coltivare le vigne del luogo. Le notizie più datate di questo vino sono del XIII secolo e si trovano negli archivi del comune di Fermo.
Anche le Marche, e quindi la provincia di Ascoli Piceno, sono il risultato dell'emersione dal fondo marino dall'antico mare Tetide, per effetto delle compressioni tra la placca euroasiatica e quella africana. La comunanza tra le varie zone d'Italia, come per il resto d'Europa, è la forte presenza di calcare. La natura montuosa delle Marche che vede la grande presenza di fiumi fa si che parte del territorio trova anche una geologia di natura alluvionale, con presenza di sabbie e depositi alluvionali classici quali ciottoli e arenarie.
La fascia collinare è infatti ampia e presenta piccole ma abbastanza presenti piane alluvionali, con un territorio comunque ricco di calcare detritico specialmente alla base degli Appennini, proprio all'inizio della fascia collinare. Vi sono inoltre formazioni detritiche arenacee, provenienti dalle incisioni praticate dai fiumi, pronti a scavare profonde valli o gole.
La grande fascia collinare degrada dolcemente avvicinandosi al mare, e vede una geologia dei terreni in maggioranza pelitici ed arenace risalenti al Pleistocene. Nelle valli scavate invece, grazie all'azione dell'acqua, forte è la presenza di argille e anche limo. Le uve quindi qui godono di un variegato assetto geologico, potendo trovare nutrimento in più settori diversi. Le vigne dedicate a questa denominazione non possono occupare però il territorio del Rosso Piceno.
Il clima è variabile, dipendente dal luogo esatto di coltivazione. Verso l'interno si avrà chiaramente un clima semi-continentale, con inverni rigidi ed estati fresche, mentre verso la costa la temperatura sarà più calda. Comunque i detriti alluvionali, in particolare i ciottoli, riescono a riscaldare le vigne.
I vitigni bianchi coltivati per produrre i vini del Falerio sono il Trebbiano e i due grandi autoctoni Passerina e Pecorino. Vengono utilizzati anche, in misura molto minore, il Malvasia, il Verdicchio e il Pinot bianco. Sono vitigni molto antichi e anche di gran qualità, ad eccezione del Trebbiano che viene però sfruttato per apportare quantità.
Il Pecorino è un autoctono della zona, molto antico e di origine incerta. Forse viene descritto da Catone il Censore già nel II secolo avanti Cristo. Il nome lo si deve al fatto che il vino prodotto accompagnava i pastori nella transumanza verso le Puglie. Il vitigno non offre alte rese e spesso ha problemi nel maturare. Per questo ha rischiato l'oblio in passato, ma è stato riproposto negli ultimi decenni grazie alla sua grande qualità, tanto che oggi lo si trova abbastanza frequentemente addirittura bei ristoranti londinesi.
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Il Falerio dei Colli Ascolani nasce dal decreto ministeriale del 28 aprile 1975 per autorizzare la produzione di vini solo bianchi in tutta la provincia di Ascoli Piceno e Fermo. Vengono prodotte le tipologie Falerio e Falerio Pecorino.
La base ampelografica prevede la presenza del Trebbiano Toscano dal 20 al 50%. del Passerina dal 10 al 30% e del Pecorino dal 10 al 30%. Nella tipologia monovitigno Pecorino la percentuale di uvaggio deve arrivare per il vitigno menzionato al 85%.
Le rese massime per il Falerio generico sono fissate a 13 tonnellate per ettaro, mentre per il Falerio Pecorino a 11 tonnellate per ettaro.
Il Falerio è di colore paglierino, dal buon profumo e il sapore secco e sapido con una chiusura acidulo. Il Falerio Pecorino mantiene all'incirca le stesse caratteristiche.
Da Castello Fageto un buon Falerio dei Colli Ascolani con il 50% di Trebbiano, il 30 di Pecorino e il 20 di Passerina. Un vino fresco e franco, ottimo con gli spaghetti alle telline.
Anche da De Angelis il Falerio è fresco e franco, leggermente aromatico. Buono con le crocette di mare.
Da Il Conte l'assemblaggio del Falerio è composto dal 40% di Trebbiano, e dal 30% rispettivamente per il Passerina e il Pecorino. I profumi sono delicati, con palato fresco e sapido. Perfetto per un semplice crostino con burro e alici.
La Cantina dei Colli Ripani aggiunge un 20% di Chardonnay al suo Falerio per ottenere profumi alla pesca e alla mela limoncella. Chiude con cedro e mandorla. Il palato è sempre fresco, per le scaloppine di code di rospo.
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