Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico e Classico Riserva

La zona vinicola

La zona vinicola del Verdicchio dei Castelli di Jesi si colloca in provincia di Ancona tra la costa adriatica e la catena montuosa degli Appennini che include una regione storicamente molto attiva e importante in particolare nel Medioevo e nel primo Rinascimento, quando si formarono numerosi borghi castellati, i “castelli” appunto, paesi fortificati che fanno da cornice alla produzione di vino. Qui infatti i rilievi collinari sono dolci e coltivati a Verdicchio.

I Castelli di Jesi veri a propri sono 14, disposti a ferro di cavallo per circondare la valle di Jesi su un panorama molto suggestivo che ancora oggi rappresenta uno dei migliori patrimoni artistici della nazione. Questa è appunto la patria del Verdicchio, piantato su tutte le colline per ottenere un vino divenuto molto famoso e di grandissimo pregio.

I vigneti sono posti tra gli 80 e i 550 metri sul livello del mare, con un punto di vista geologico riassumibile in tre fasce: la fascia a monte costituita da substrati marnosi di arenaria originatasi nel Miocene, in cui il suolo ha forte presenza di calcare ed è abbastanza friabile; vi è poi la fascia intermedia. Originata sempre nel Miocene sempre con substrati marno-arenacei ma con presenza di gesso e di medio impasto; infine troviamo la Fascia di valle dove i terreni invece sono molto solidi, di origine pleistocenica con una composizione argillosa mescolata con arenarea. I vigneti qui godono, in tutte le fasce, di buona ventilazione e in particolare favoriscono il Verdicchio, che qui riesce ad esprimersi al meglio come in nessun altro luogo. Questi terreni sono ottimali per il Verdicchio ma sono le stesse condizioni microclimatiche a rendere quest'area speciale. La ventilazione infatti previene la formazione della muffa che il vitigno non sopporta bene. Le temperature poi sono quelle giuste in qualsiasi periodo per l'anno per il Verdicchio, ovvero miti vicino alla fioritura e calde all'approssimarsi della vendemmia. Di notte invece vi è un abbassamento delle temperature che ha l'effetto di arricchire gli aromi delle uve e quindi del vino.

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Il Verdicchio

Il Verdicchio è chiaramente il vitigno con cui si vinifica questo vino, anche se il disciplinare accetta un 15% di uve locali in assemblaggio, praticamente mai utilizzato.

Il Verdicchio è un vitigno autoctono proprio delle Marche ed è coltivato su qualche ettaro anche in Umbria, Lazio, Emilia, Toscana, Lombardia e infine in Sardegna.

Nelle Marche è coltivata fin dalla notte dei tempi, in particolare proprio nell'area geografica di Jesi dove si parla della sua presenza già dal VII secolo avanti Cristo. L'intuizione deriva dal nome latino viridicare e viridis con cui i Romani avrebbero indicato le bacche di questo vitigno venate di verde. Le analisi di laboratorio sul DNA hanno confermato quel che si sospettava da tempo, ovvero l'uguaglianza con il Trebbiano di Soave e il Trebbiano di Lugana, che qui si sarebbe talmente ben adattato da dare vita a uve che oggi forniscono vini di livello internazionale altissimo. Infatti il Verdicchio dovrebbe essere stato importato solo nel 1400, smentendo così l'intuizione “Latina” che potrebbe riguardare un Trebbiano comune. Oggi comunque viene giustamente considerato un vitigno autoctono e autonomo rispetto agli altri, vista la sua grande qualità irraggiungibile ai suoi simili. Il vitigno ha un'alta vigoria, matura tardi e i grappoli sono grandi, piramidali e alati. Le bacche sono medie, di colore giallo-verde. Contrariamente al Trebbiano qui le rese sono abbastanza basse anche se regolari. Viene coltivato in collina, di preferenza su suoli calcareo-argillosi per i risultati migliori. I vini migliori del Verdicchio sono chiaramente quelli di Jesi ma vengono presi in considerazione anche quelli del Soave e Lugana a nome Trebbiano. In purezza il Verdicchio vinifica con colori paglierino chiaro venati verde brillante. Il naso è molto aromatico, con presenza di frutta e fiori, su fondi di mandorla amara. Il vino ha una struttura solida, fresca, equilibrato dall'acidità citrina utile anche per l'invecchiamento. Ottimo sia fermo che spumantizzato, a volte passito.


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Il Verdicchio dei Castelli di Jesi DOCG

La denominazione di origine controllata e garantita Verdicchio dei Castelli di Jesi Riserva, in cui è inclusa anche il Riserva Classico, nasce il 18 Febbraio 2010 dopo che in precedenza era stato incluso in un disciplinare di solo DOC. Il disciplinare prevede due soli vini, il Verdicchio dei Castelli di Jesi riserva e il Verdicchio dei Castelli di Jesi riserva classico, la cui base ampelografica deve essere con il Verdicchio presente per un minimo del 85%. Si possono aggiungere i vitigni autorizzate in provincia di Macerata ed Ancona, ma questo avviene molto raramente. I comuni autorizzati alla coltivazione sono una ventina in provincia di Ancona, tra i quali Bàrbara, Serra de’ Conti, Montecarotto, Poggio San Marcello, Morro d’Alba, Senigaglia, San Marcello e San Paolo di Jesi e poi nei comuni di Apiro e Cingoli in provincia di Macerata. La menzione “Classico” può essere utilizzata solo dai vini prodotti nella zona originaria più antica, ovvero quella della riva sinistra del Fiume Misa e dei comuni di Ostra e di Senigaglia. Le rese sono fissate per entrambe le tipologie a 10,00 tonnellate per ettaro e il grado alcolico minimo deve essere si 12,00% vol.

“Verdicchio dei Castelli di Jesi riserva classico” 12,00% vol.

Il vino deve essere invecchiato per almeno 18 mesi 6 dei quali in bottiglia prima di essere commercializzato a partire dal 1° Dicembre dell’anno di vendemmia.


Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico e Classico Riserva: I produttori

Sono numerosi i vini di grandissima qualità prodotti sotto questa denominazione. Tra i più importanti il Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Villa Bucci Riserva dell'azienda Bucci. Vino perfetto già dal colore oro e smeraldo. Il naso è molto complesso, con aromi di pietra focaia, nocciola e boisé, con agrumi, fieno, tiglio e camomilla, seguiti poi dalla ginestra, tocchi mielati e minerali. Fresco e brioso il palato segnala agrumi, note balsamiche e sapidità minerali. Perfetto per i gamberoni freschi o appena passati alla piastra, magari con un goccio di olio di prima qualità.



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