Cagnulari

La varietà

Il Cagnulari è un vitigno rosso autoctono della Sardegna che si trova in molte coltivazioni del Sassarese dove occupa il 13 per cento delle superfici vitate, una media molto al di sopra anche delle altre provincie dell'isola. È un'uva quasi del tutto sconosciuta quindi anche agli altri abitanti della Sardegna, ignorata anche da molti testi botanici come il Manca dell'Arca e il Moris, e solo recentemente venuto alla ribalta almeno a livello locale. Questa poca notorieta è dovuta a numerosi fattori, tra cui una certa somiglianza con i classici Bovali della regione che ne ha spesso diffuso la credenza che il Cagnulari fosse una sua clanazione e modificazione climatica dopo l'arrivo in Sardegna dalla Spagna. Questa ipotesi viene comunque ancora presa in considerazione vista la mancanza di una analisi del DNA specifica. In Gallura viene chiamato Caldarello o Caldareddu, mentre il nome Cagliunari viene utilizzato ad Alghero.

Il vitigno è molto antico, nonostante non si abbia nessuna certezza sulla sua origine, e si trova a suo agio specialmente nell'area nord-occidentale del Sassarese, in una zona molto ristretta dove trova dei terreni calcarei e argillosi, sciolti, dove le esposizioni solari sono ottimali e abbondanti. Infatti il sistema di allevamento è quello poco espanso dell'alberello, o in alcuni casi quello delle basse controspalliere. L'esposizione e i sistemi d'allevamento fanno maturare le uve in modo ottimale, per ottenere dei chicchi ricchi di zuccheri e polifenoli.

Il Cagnulari presenta grappoli compatti e alati, con bacche di piccole dimensioni, delicati con buccia molto sottile., dalla buccia molto delicata. Poco descritto dalla nomenclatura botanica, ha ancora bisogno di approfonditi studi per divenire un vitigno di livello nazionale, e la sua coltivazione è ancora affidata quasi esclusivamente ai viticoltori locali. È diffuso soprattutto nei comuni di Uri, Ossi, Ittiri, Tissi, Ussini e Alghero.

Cagnulari

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I vini del Cagnulari

Il Cagnulari è poco noto anche agli stessi sardi, e solo negli ultimi anni è stato riscoperto, soprattutto grazie all'azienda di Giovanni Cherchi, che lo ha rivalutato dopo che si era rischiata addirittura l'estinzione per mancanza di interesse, con produzioni di pregevole fattura.

Questo nonostante in passato il Cagnulari veniva molto usato negli assemblaggi apportando robustezza a vini troppo deboli. Il novecento aveva visto fino agli anni 80 una riduzione consistente delle superfici coltivate a vantaggio dei più famosi Cannonau e Bovale, tanto che la sua fine sembrava segnata. Invece con la riscoperta di Cherchi il Cagnulari ha anche conquistato nel 1995 una sua denominazione di origine nel DOC Alghero Cagnulari e l'Indicazione Geografica Tipica come Isola dei Nuraghi, e viene vinificato sia in purezza che in assemblaggio con il Cannonau e Il Pascale di Cagliari nell'area di Mejlogu. In purezza assume un bel colore rubino vivo, e una gamma olfattiva in cui i frutti di bosco anche in confettura sono bilanciati da una bella e lieve balsamicità. Il palato risulta strutturato e complesso, grazie agli zuccheri e ai polifenoli in gran quantità, con una morbidezza e un calore del tutto tipici. È un ottimo accompagnamento per carni rosse elaborate ed arrosti, o formaggi stagionati tipici della Sardegna.

Purtroppo la sua visibilità è ancora oscurata dagli opulenti Cannonau, Carignano e dai più noti e diffusi Pascale, Bovale e Monica, ma si può considerare il Cagnulari un vino che potrebbe rivelarsi un ottimo investimento in futuro. Al momento viene più spesso utilizzato in assemblaggio.


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I produttori

Cagnulari Cherchi Naturalmente per parlare di Cagnulari non si può non partire da Giovanni Cherchi, il suo padre moderno, scopritore e salvatore, che lo vinifica in IGT.

Nel Luzzana il Cagnulari occupa il 60 per cento dell'assemblaggio per unirsi al Cannonau in un vino di ottima fattura, di un bel rubino denso, quasi impenetrabile, con un naso pieno di prugne mature, more, ginestre e speziature dolci di noce moscata. Molto alcolico, sui 14% vol, è altrettanto fresco, vellutato e con tannini levigati. Affinato sia in acciaio che in botte per un anno, va abbinato al classico maialino al finocchio sardo.

Cherchi vinifica anche un Cagnulari in purezza di buona fattura, di un bel rubino, con un naso pieno di sfumature vegetali e balsamiche, con frutti rossi cotti e speziature dolci. Al palato risulta fresco, abbastanza alcolico con tannini ben equilibrati. Passa 14 mesi tra acciaio e botte prima di essere servito con l'agnello alla salsetta d'aglio.

Molto buono anche il Cagnulari Antiche Vigne di Feudi della Medusa, da vitigni di almeno 60 anni di età. Il vino inizia con un naso floreale di viola seguito dal miele amaro e dalle speziature. Palato molto strutturato, abbastanza persistente ma morbido, da provare con l'agnello in umido. I Feudi utilizzano il Cagnulari anche in assemblaggio con il 15 per cento per affiancare il Bovale e il Cannonau nell'ottimo Biddas Arrubias Corona de Logu, un IGT molto particolare, sapido e polposo, con splendide note di more di gelso e rosa. Inizialmente austero si ammorbidisce nell'assaggio, per chiudere su particolari note olivastre e di muschio, con una lunga persistenza. Anche questo vino va provato con l'agnello, ma in crosta. Il vitigno fa parte al 20 per cento anche del Bithia, con il Cannonau e il Cabernet Sauvignon, per un discreto vino pieno di ciliegie, lamponi e smalto. Palato sapido per la pasta al sugo di tonno.




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