La nutrizione della vite
La vite si nutre, come qualsiasi altra pianta, attraverso i sali minerali e gli elementi organici presenti nel terreno ed assorbiti tramite le radici, l'organo della pianta preposto all'assimilazione del nutrimento, paragonabile all'apparato boccale dell'uomo, attraverso il quale noi introduciamo gli elementi organici e i minerali necessari al buon funzionamento di tutte le cellule e quindi dell'organismo stesso. Un cattivo funzionamento delle radici equivale ad un cattivo assorbimento nutritivo, e ad una conseguente cattiva alimentazione con risultati nefasti per l'equilibrio della pianta, e di conseguenza anche per quel che riguarda la qualità dei frutti, i grappoli, che interessano in particolar modo l'uomo per la produzione del vino. Oltre ad un perfetto funzionamento dell'apparato radicale, è di fondamentale importanza quindi anche il terreno in cui è piantata la vite e da cui la pianta trae il necessario nutrimento per il suo funzionamento vitale.
In natura, allo stato selvatico, le piante crescono naturalmente là dove trovano “terreno fertile” adatto alle loro esigenze, ma nel caso della coltivazione antropologica della vite, le cose logicamente cambiano, in quanto non è più la pianta a “decidere”, seppur imprevedibilmente attraverso la dispersione casuale dei semi, il luogo dove attecchire, è l'uomo stesso a scegliere lo spazio dove piantare il vigneto. Se in passato, l'esperienza del coltivatore suggeriva il terreno adatto e le produzioni erano basse per motivi demografici in un periodo dove solo nell'ottocento la popolazione mondiale superò il miliardo di individui, nel presente la società moderna, con le sue alte produzioni e miliardi di potenziali bevitori, ha posto delle necessità diverse per la nutrizione delle viti.
Da una scelta del terreno geologicamente adatto con nutrienti forniti spontaneamente e casualmente dalla natura e solo depositati dall'uomo attraverso il letame ad esempio e altri concimi naturali, si è passati a scelte ed a tecniche diverse, che hanno introdotto la “forzatura” della crescita per aumentare le superfici coltivate anche dove non disponibili, e le rese delle uve per una produzione che soddisfacesse un numero sempre più elevato di individui. Basti pensare che nella sola Europa si è passati da circa 150 milioni di abitanti ai primi del XIX secolo agli oltre 500 milioni odierni, in poco più di un secolo e mezzo. Una crescita demografica così esplosiva, e le moderne tecnologie sia in campo botanico che industriale, hanno radicalmente cambiato il modo di concepire la nutrizione della pianta, che non avviene più in modo spontaneo e naturale, ma per “forzatura”, alimentando cioè antropologicamente la pianta affinché cresca senza più affidarsi alla natura. Questo avviene oggi principalmente attraverso la concimazione moderna, ben differente dalla concimazione naturale del passato.
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L'elemento principale per la vite, e per tutte le piante clorofilliane, è l'azoto, in quanto molecola di collegamento tra il minerale centrale della struttura chimica, il magnesio, e gli altri elementi necessari alla fotosintesi, il carbonio e la molecola d'acqua H²O, che daranno il via a tutti i processi chimici di trasformazione dei minerali assorbiti dalle radici, quali potassio, di cui la vite ha particolarmente bisogno, ferro, silicio e molti altri.
Possiamo anche distinguere due diverse fasi nutrizionali, che seguono esattamente le due diverse fasi del ciclo vegetativo della vite: quella invernale di riposo, e quella estiva di crescita e costituzione delle riserve, come descritto nell'apposito articolo dedicato.
Nell'assorbimento nutrizionale abbiamo quindi una prima fase, chiamata in gergo
piantoalla ripresa vegetativa primaverile, quando la pianta ha più necessita di azoto per stabilire i nuovi collegamenti molecolari che si stabiliscono con la crescita vegetativa e successivamente di potassio come immagazzinatore di zuccheri. La seconda fase è quella autunnale, alla fine della fase vegetativa attiva, quando la pianta necessita di più ferro e potassio per costruire le sue riserve essenziali nel periodo invernale di riposo. Le quantità di elementi nutritivi necessari alla vite cambiano quindi durante la stagione, seguendo quelle che sono le attività più o meno intense della pianta, in considerazione delle necessita periodali. È quindi necessaria una diversa nutrizione, a seconda del periodo, per rispettare quelli che sono gli equilibri naturali della vite. Questa nutrizione, come visto nel paragrafo precedente, avviene attraverso una concimazione.
La concimazione moderna, anche se sta oggi assistendo ad un ritorno di quelle che erano le pratiche arcaiche, basa ancora molto sulla chimica e sulle scoperte biologiche nella botanica.
La moderna industria prepara concimi specifici per le esigente particolari, sia periodiche che strutturali, della pianta. Il coltivatore oggi ha a disposizione una vasta scelta per tutte le esigenze del ciclo vegetativo della pianta, e fortunatamente, con le tendenze del nuovo millennio al biologico, questi concimi stanno acquisendo aspetti sempre più biologici e meno chimici.
Nel periodo di risvegli vegetativo abbiamo visto l'importanza dell'azoto, che però deve essere somministrato nelle giuste quantità, che variano a seconda della varietà di uva e delle condizioni climatiche ed ambientali. Un eccesso di azoto infatti, potrebbe protrarre troppo il risveglio della pianta, con conseguenti ritardi o problemi nella maturazione delle uve, nella grandezza degli acini, in un'eccessiva acidità e nella costituzione delle riserve autunnali. Altri problemi potrebbero derivare dalla carenza di potassio, come fissante e accumulatore di zuccheri.
La scelta e il dosaggio dei nutrienti quindi è oggi scienza, e va progettata con attenzione.
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