Albarola

La varietà

L'Albarola è un vitigno a bacca bianca diffuso soprattutto in Liguria, la cui origine è contesa tra questa regione, in particolare dalle Cinque Terre, e la Toscana, dove è pure coltivata con una certa diffusione. L'Albarola trova moltissime similitudini con il Bianchetta Genovese, tanto che sono state riscontrate anche dalle recenti analisi di laboratorio, in particolare quella del DNA, che ne hanno confermato una presunta omogeneità tanto da essere considerati un unico vitigno con due sinonimi e con caratteristiche di ambientazione al territorio. Per il momento comunque vengono considerati due vitigni seppur dalla somiglianza impressionante. Questo ha però dato spesso luogo a confusioni tra le varie zona sulla varietà realmente allevata. La similitudine si nota specialmente sulle colorazioni, sia delle uve che dei vini, molto scarichi e pallidi.

In passato veniva chiamata Calcatella per la caratteristica serrata tra i grappoli, uno a ridosso dell'altro, calcati appunto nel linguaggio informale. La netta somiglianza tra i due vitigni, Bianchetta ed Albarola, venne segnalata già nell'ottocento da De Maria, Gallesio e Leardi. Il Gallesio in particolare la riteneva originaria della Liguria, ma alcuni ne sospettano la provenienza toscana, dove viene coltivato e incluso in alcuni disciplinari, anche se il suo impiego è quantitativamente molto inferiore rispetto alla riviera ligure. Dell'Olio Macaluso invece la indica chiaramente nel 1963 come una varietà la cui origine sarebbe da ricercare in un'ampia area dalla Riviera di Levante al Sarzanese poi sconfinata nella Toscana settentrionale. La sua coltivazione nell'ottocento era comunque molto più estesa rispetto ad oggi, specialmente nella Riviera di Levante.

Il vitigno si presenta con grappoli di dimensioni medio-piccole a forma cilindrica, compatti e alati. Le bacche rispecchiano sempre dimensioni medio-piccole, ovali probabilmente proprio per quella caratteristica “calcata” dell'uva. Un'abbondante pruina ricopre le fini bucce, comunque coriacee, di un colore molto pallido bianco tendente al verdolino o al giallino. Tra i vantaggi di questo vitigno ci sono rese alte e costanti, la resistenza alle malattie e alle correnti marine. Inoltre può essere allevato con vari sistemi tra cui la controspalliera, e le potature possono essere poco o mediamente espanse, spesso miste. Soffre invece per la peronospora, l'impallinatura, l'oidio e il marciume Per questo viene coltivato su colline con buona esposizione e ventilazione, che abbassino l'umidità restando comunque ambienti freschi. È conosciuta anche con i sinonimi di Bianchetta, Gianchetta, Trebbiana, Termosci e Trebbiana di Sarzana.

Albarola

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I vini dell'Albarola

L'Albarola è un'uva molto neutra ed anonima e per questo non viene quasi mai vinificata in purezza, ma fa parte di numerose denominazioni liguri molto famose come il Cinque Terre e qualche denominazione toscana, almeno nei disciplinari. Se vinificata in purezza infatti fornisce vini chiari e pallidi con sfumature verdi. I profumi sono molto sottili e semplici, generalmente nella gamma delle erbe non aromatiche. Il palato è altrettanto semplice ma aspretto, con una struttura medio leggera e poco acida, per un consumo esclusivamente in età giovanile. Va bene per il consumo quotidiano di vino economico. In assemblaggio invece apporta quantità e struttura, specialmente in alcol, ed è usata anche nel famoso Sciacchetrà ligure, vino dolce e liquoroso. Ma rientra in tutti i disciplinari DOC dei bianchi liguri, Colli di Luni, Colline di Levante e Golfo del Tigullio inclusi, dove viene impiegata generalmente nel taglio del Vermentino e del Bosco. Nell'assemblaggio trova alcuni abbinamenti da grande vino bianco, specialmente quando va a tagliare il grande Vermentino. In Toscana invece fa parte dei disciplinari del Candia dei Colli Apuani, del Montescudaio, del Bianco Pisano di Torpè e del Colli dell'Etruria centrale. Il suo impiego comunque non supera quasi mai il 20 per cento e mediamente si attesta sul 10 per cento in ogni assemblaggio, mentre in Toscana è utilizzato ancor più raramente nelle denominazioni.


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I produttori

Degustazione Naturalmente i produttori di fama che utilizzano l'Albarola sono quasi tutti liguri. Sassarini lo utilizza in tutte le sue produzioni, a partire dall'ottimo Cinque Terre Sciacchetrà Terre di Levante con il 10 per cento. Il vino è di un bell'ambrato a riflessi dorati, dove fanno la loro comparsa intensi aromi allo zafferano e alle albicocche in confettura. Bella sapidità al palato a bilanciare dolcezza e calorie. Da provare con il pandolce. Ma viene impiegato anche nelle altre vinificazioni sempre intorno al 10 per cento.

Al 25 per cento viene invece impiegato da La Polenza per il Cinque Terre Polenza DOC, di un bel paglierino brillato d'oro. Il naso ha belle profumazioni di frutta tropicale e chiusure di nocciola. Anche qui il palato evidenzia una bella sapidità per un vino da abbinare allo stoccafisso.

Il 30 per cento di Albarola fa parte del Colline di Levanto Bianco di Cantina Levantese, un vino discreto con una veste paglierina a venature verdi. Bell'olfatto agrumato con una punta di glicine. Molto fresco e adatto alla torta pasqualina.




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