Sciabola Champagne
La leggenda dell'apertura delle bottiglie di Champagne con la sciabola nasce durante le guerre napoleoniche, quando, questo narrano gli storici del gossip dell'epoca, i soldati del generale corso erano soliti festeggiare le vittorie del loro piccolo caporale aprendo appunto le bottiglie con le proprie sciabole. Una specie di rito militare in periodo di guerra, almeno stando alle fonti, per augurare ancora altre vittorie.
Forse più appartenente alla propaganda che alla verità, la pratica di aprire le bottiglie con la sciabola è diventata comunque leggenda e mito, tanto da essere emulata dai più giocosi.
Un addetto ai lavori o un appassionato certamente mai si sognerebbe di aprire una preziosa bottiglia con un mezzo così drastico che potrebbe compromettere irrimediabilmente la qualità del vino, ma tant'è che i più curiosi, e forse meno amanti del buon champagne e più dei giochi di prestigio, si domandano come aprire la bottiglia con la sciabola.
Premetto di non aver mai provato ad aprire una bottiglia con questo metodo, quindi la seguente descrizione è frutto di altre esperienze poi riversate sui vari siti internet.
Chi ha provato descrive l'operazione non propriamente facile e consiglia, giustamente a mio giudizio, di esercitarsi con spumanti molto economici prima di passare a bottiglie più costose.
Innanzitutto si può utilizzare qualsiasi tipo di lama, anche di un coltello, purché abbastanza resistente e non dalla parte tagliente, che potrebbe rompere più facilmente parte del vetro.
Il colpo deve essere secco, deciso e ben assestato sul collo della bottiglia, precisamente nel punto dove viene bloccata la gabbietta metallica. Il punto preciso è rappresentato dal piccolo scalino presente sul collo della bottiglia.
Assestato il colpo, il tappo dovrebbe partire immediatamente. L'inconveniente, a quanto pare, è che anche la parte di collo sopra il punto di bloccaggio della gabbietta dovrebbe “partire” con il tappo. Roba da uomini duri insomma, da militari di ferro.
Per quel che mi riguarda continuo a preferire il vecchio e caro metodo di apertura manuale, avendo a disposizione addirittura due mani non lo trovo poi così difficile.
Scherzi a parte si raccomanda molta attenzione nella pratica per le più che probabili schegge di vetro. Per chi volesse cimentarsi inoltre, troverà su internet una vasta scelta di sciabole.
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Come è ben noto a tutti le guerre napoleoniche si protrassero dalla fine del 1700 fino alla famosa disfatta di Waterloo, nel 1815, che sancì la definitiva abdicazione del primo imperatore di Francia. In questo periodo lo Champagne era agli albori della sua mitica storia di spumante, e rappresentava ancora un vino “normale”, appena trasformatosi da mediocre vino fermo a un buon effervescente.
Ma non solo la sua fama, ma anche la sua qualità erano ben lungi dall'essere quella potenza mediatica ed economica odierna, seppur la sua luce iniziasse a brillare.
Era ancora un vino dolce, incostante e non adatto, come oggi, ad accompagnare i pasti.
Sembra comunque che Napoleone fosse un amante del buon vino, forse per alcuni antenati vignaioli che si dice, abbiano trasmesso questa passione al grande condottiero francese.
Da qui nascerebbe la sua passione per lo champagne, che il generale amava portare in gran quantità nelle sue campagne belliche, un po per diffondere i prodotti francesi in una sorta di colonizzazione economica e culturale, un po per premiare le sue truppe, che come spesso accaduto nella storia, tenevano al vino come alla vittoria. Gli storici ci parlano di grandi scorte al seguito delle truppe, che amavano appunto stappare le bottiglie con le loro sciabole in spregio al pericolo di ingoiare anche i vetri. Certo, data la crudeltà della guerra probabilmente non sarebbe stata qualche scheggia di bottiglia a impensierire soldati abituati alle schegge delle palle da cannone, largamente utilizzate dall'imperatore che nacque militarmente proprio come comandante d'artiglieria nei periodi buoi del terrore subito successivi alla Rivoluzione Francese.
Il mito del grande condottiero francese che sconvolse l'Europa monarchica dei primi dell'ottocento, così preoccupata dai semi di libertà della rivoluzione, fu celebrato nella Champagne già quattro anni dopo la sua scomparsa, con la fondazione a Vertus nel 1825 della cantina Napoléon, che però inizialmente assunse il nome di Ch. A. Prieur, dal nome dei figli del fondatore. Fu solo dopo tre generazioni, nel 1898, che la casa svelò la sua passione per l'imperatore e assunse il nome odierno di Napoléon, inviando anche alcune bottiglie alla corte russa. La paura delle aristocrazie europee per il generale era ormai passata, e il suo nome poteva essere riusato senza la paura di essere emarginati dal mercato come seguaci della rivoluzione.
Oggi la maison è tra le più reputate della regione e la famiglia Prieur continua a gestire l'azienda nel segno della qualità.
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