Vini DOC
L'acronimo DOC significa Denominazione di Origine Controllata e si riferisce a quei vini che hanno una specifica zona d'origine, con specifici metodi di lavorazione e l'utilizzo di specifiche materie prime, protetti dalla legge, contro le falsificazioni.
L'acronimo si riferisce solo ai prodotti italiani, ma riconosciuto anche internazionalmente, e nasce dalla legge numero 930 del 12 luglio 1963, emanata per proteggere i prodotti tipici della cultura enologica italiana, che generando introiti molto consistenti in tutto il mondo, sono copiati, e commercializzati in molte aree del globo come originali italiani senza esserlo.
Si trae ispirazione in questo caso, dalla legislazione francese, la prima ad introdurre norme a difesa dei suoi prodotti, in particolare i suoi vini, già agli inizi del novecento. L'acronimo corrispondente francese è l'AOC, Appellation d'Origine Contrôllée, che in Francia viene utilizzata fin dal 1906 con la prima dichiarazione di protezione a favore del Cognac.
Per Denominazione di Origine Controllata si intende principalmente proteggere i nomi di quei prodotti locali, divenuti famosi nel tempo per la loro bontà e qualità, prodotti in zone delimitate e controllate appunto, che rischiano di vedersi contraffatti al di fuori di quel determinato prodotto, nei modi di lavorazione usualmente utilizzati e con le materie prime originali, con l'utilizzo ingannevole del nome che farebbe presumere invece che quel particolare prodotto sia lo stesso della zona d'origine che lo ha reso famoso.
Oggi la legislazione infatti, nella dichiarazione di un prodotto DOC, stabilisce esattamente la zona delimitata dove produrre quel prodotto, le materie prime e i metodi di lavorazione.
Il nome, o per meglio dire il marchio, viene quindi protetto legalmente, e ne è vietato l'utilizzo al di fuori delle regole stabilite per legge.
La legge generale viene poi completata dai vari disciplinari regionali, che stabiliscono le regole a livello locale sulle basi reali dei prodotti da proteggere.
La legge nazionale del 1963, implementava già l'applicazione per il
Moscato di Pantelleria e il
Marsala, marchi allora già esistenti.
La legge del 1963 si intitola chiaramente Norme per la tutela delle denominazioni di origine dei mosti e dei vini ed è stata più volte aggiornata.
Con la nuova normativa europea, dal 1° agosto 2009, i marchi DOC e DOCG non potranno più essere usati e al loro posto dovranno essere utilizzati altri acronimi previsti dalla OCM Vino per tutti i produttori europei.
La nuova normativa prevede l'introduzione degli acronimi DOP e IGP per i vini.
L'Italia si è sempre opposta a questa normativa, giudicandola penalizzante per i nostri prodotti. Infatti il parlamento italiano sembra molto lento nell'applicazione di questa nuova normativa e in via transitoria si sta continuando ad utilizzare la vecchia normativa, mentre i decreti legge attuativi per la normativa europea sono ancora fermi e le notizie che li riguardano abbastanza incerte.
La principale novità introdotta dalle direttive comunitarie sarà la cosiddetta terzietà, ovvero un organo di controllo privato in più da affiancare agli esistenti consorzi di tutela gestiti dalla regione.
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Oltre ai già citati Moscato di Pantelleria e Marsala, vini storici, i primi DOC ad essere richiesti dai produttori sono stati per gli storici vini toscani e piemontesi. Il Chianti fu tra i primi a guadagnare la denominazione protetta e a fregiarsene in etichetta. In principio furono proprio i vini italiani, o per meglio dire i nomi dei vini italiani, più copiati e famosi a chiedere ed ottenere la protezione legale dello Stato attraverso la denominazione. Non ha caso il Chianti fu tra i primi, con il Barolo e gli spumanti d'Asti. Il Marsala, anche se all'epoca della sua protezione non era ancora stata approvata la legge, si può considerare invece il primo DOC italiano in assoluto. Questo anche grazie alla sua storia centenaria, che lo rese famoso e protagonista dei mercati inglesi già dal settecento.
Non a caso le cantine che producono questo vino sono tra le più antiche d'Italia, anche se all'epoca della loro fondazione, per molte si può parlare di cantine artigianali del Regno delle Due Sicilie.
La legge, e l'acronimo DOC, furono elaborati da un avvocato romano, Rolando Ricci, che negli anni cinquanta lavorava per l'allora Ministero dell'Agricoltura.
Negli ultimi anni c'è stata una specie di corsa alle denominazioni d'origine, che ha visto protagonista soprattutto il sud Italia, risvegliatosi dal lungo letargo che lo aveva avvolto nella produzione dei vini. Sono state così valorizzate e premiate le numerose varietà autoctone meridionali fino a poco tempo fa sconosciute.
Grazie alle nuove Doc la Sicilia e la Puglia in testa, hanno potuto conoscere la fama a livello internazionale che i loro vini meritano. Un pochino indietro per il momento rimangono la Calabria e il Molise, la prima un po assopita per gli investimenti necessari alle aziende, la seconda un po tradizionalista.
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