Botti per vino
La botte è uno dei contenitori per liquidi più antichi che si conoscano, utilizzato già in antichità, anche se all'epoca erano preferite le anfore in terracotta. Il nome botte deriva direttamente dalla lingua latina dell'ultimo periodo imperiale e del basso medioevo in cui il termine
buttis indicava l'attuale termine vasetto. Il materiale più utilizzato, specialmente in passato. È il legno di quercia, ma la tecnologia dell'ultimo secolo ha prodotto anche botti di diversi materiali e per scopi più specifici come ad esempio i barili per le birre da servire alla spina. Questi possono essere equiparati a delle botti speciali anche se non assimilabili alle botti da vino. Quindi il materiale con cui vengono effettivamente costruite le botti è il legno di quercia lavorato a forma di doghe incurvate che vengono tenute insieme da cerchi metallici.
Per quel che riguarda il nome “botte”, questo è il termine generico che viene utilizzato per indicare questi contenitori, ma vi sono poi altri nomi utilizzati più specifici in particolare per riferirsi alla capacità stessa delle botti. Vi sono infatti numerose dimensioni diverse che si riferiscono solo alle grandi botti, ma anche a quelle più piccole. Esistono infatti botti di appena due litri fino a quelle che possono contenere centinaia di litri. In passato, prima dell'avvento delle bottiglie di vetro, le botti venivano utilizzate con lo scopo di stoccare il vino, funzione poi affidata alla bottiglia, come avveniva anche per gli alimenti, dove le botti venivano utilizzate ad esempio per la conservazione e lo stoccaggio delle aringhe sotto sale e cibi simili. Oggi questa funzione è ancora presente nell'enologia ma in misura molto più limitata, sostituita dalla bottiglia appunto o dai tini in acciaio. Il legno viene invece utilizzato per la funzione specifica di affinamento e invecchiamento là dove si vuole intervenire nelle proprietà organolettiche del vino. La botte rimane infatti lo strumento privilegiato per la maturazione dei grandi vini pregiati, ma anche dei liquori e delle birre di grande qualità.
Come detto quindi la botte può avere varie dimensioni a seconda delle capacità richieste. Queste diverse dimensioni molto variabili, in funzione del tipo di invecchiamento/affinamento che si vuole ottenere. A seconda della capacità infatti si hanno diversi scambi con l'ambiente esterno. Tanto più piccola sarà la botte tanto più veloci saranno questi scambi. Infatti la botte non ha una chiusura “ermetica” già a partire dal materiale, comunque poroso che cede alcuni dei suoi elementi, in particolare coloranti e tannini, al vino. Spesso vi è anche un piccolissimo scambio di ossigeno, o per meglio dire di una miscela di gas, quelli che compongono l'aria, in cui la funzione è quella di accompagnare il vino nell'invecchiamento. Il legno che viene ritenuto il più adatto e certamente il migliore per la realizzazione delle botti è la quercia, in varie sue specie. Raramente vengono sfruttati anche l'acero, il castagno e il robinia. La quercia più pregiata per la costruzione di botti è invece quella di rovere, in particolare della Slavonia, che fornisce l'equilibrio migliore nello scambio tra esterno ed interno. Chiaramente questo è anche il legno più costoso. Questo è anche quello che ha meno problemi. Infatti come controindicazione nella utilizzazione delle botti ci sono la presenza, per quelle vecchie, di batteri e alterazione dei sapori.
Sul fondo della botte, sulla parete verticale quindi sulla circonferenza, viene praticato un foro, che è chiamato
fecciaia o
spina. Questo serve a spillare il vino grazie alla cannella, o rubinetto, che viene utilizzato per versare il vino dalla botte nell'otre. Questa cannella viene poi rimossa e sostituita con un tappo specifico chiamato
zipolo.
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Quando una botte deve essere usata per contenere il vino viene prima trattata con dei processi che la rendono sicura dal punto di vista sanitario e per il mantenimento integrale delle proprietà organolettiche del vino, eccezion fatta per lo scambio organico tra legno e vino e tra vino ed ambiente esterno. La tecnica, chiamata abbonimento, consiste con un lavaggio fatto con vino caldo nel caso la botte sia nuova, e di acqua bollente e sale grosso nel caso di botte usate. Quindi la si fa asciugare bene e la si tratta con un procedimento detto solforaggio da ripetere ogni 6 mesi. Infine, dopo l'ispezione, si procede al riempimento con il vino. L'ispezione serve a verificare la cristallinità del tartaro, presente come elemento naturale e quindi necessario, e poi si verifica l'assenza di impurità, muffe e piccoli vegetali come i licheni o i muschi. La loro presenza infatti non è ammessa in quanto questi prolifererebbero nel vino. La botte in questo caso verrebbe respinta al costruttore. Questo una volta era un bottaio artigiano, mentre oggi vi sono delle industrie vere e proprie che si occupano della produzione, anche se numerosi artigiani sono ancora presenti sul territorio.
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