Brunello di Montalcino

Comune di Montalcino

Il Comune di Montalcino è una piccola frazione della provincia senese che si erge proprio sulla cima di una collina e, per tale ragione, attraversando i suoi piccoli e tortuosi viali si può tranquillamente godere della vista sulle valli dell'Ombrone e dell'Asso.

Montalcino è solo uno dei tanti comuni che hanno conosciuto un'epoca sia di pace e prosperità, ma anche un periodo di scontri e di violenza.

Alla stregua di un vero e proprio satellite della provincia senese, nel periodo in cui si svolse la battaglia di Montaperti (1260), il comune di Montalcino fu sconvolto da numerosi conflitti che riguardavano la guerra tra Guelfi e Ghibellini e, per tale ragione, al potere del piccolo comune si continuarono a susseguire fazioni appartenenti ai due clan rivali.

Il tentativo dei nobili senesi di poter riunificarsi a Siena fu ben presto vanificato con l'affrancamento di Montalcino al Granducato di Toscana, fino all'unità d'Italia che si realizzò nel 1861.

Il comune di Montalcino ha la grande fortuna di avere sul suo territorio una delle più importanti e grandi coltivazioni di uva.

Questi luoghi, infatti, sono divenuti celebri per il fatto di ospitare dei vigneti di Sangiovese, che hanno la particolarità di produrre il noto vino Brunello di Montalcino, oltre che per la produzione di altri due vini DOC particolarmente diffusi, come il Rosso di Montalcino e il S. Antimo.

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Storia

Brunello di Montalcino 2 Per un lungo periodo, almeno fino alla parte finale del 1800, il vino maggiormente diffuso e anche più apprezzato di tutto il territorio era rappresentato da un bianco dolce, ovvero il Moscadello di Montalcino.

Ebbene, proprio in quella stessa epoca, Clemente Santi cominciò ad eseguire degli studi per capire quali fossero le reali potenzialità di un clone del vitigno Sangiovese: stiamo parlando del Sangiovese Grosso, che nel territorio circostante veniva frequentemente chiamato “Brunello”, per via della caratteristica colorazione scura che denotavano gli acini.

Successivamente, negli anni che seguirono il 1860, il nipote di Clemente Santi cominciò la produzione di un vino rosso che, fin dal primo momento, si distinse per ottime qualità.

Ad ogni modo, il Brunello di Montalcino conservò un'ottima reputazione ed apprezzamento per un gran numero di anni, sopratutto nel territorio vicino ai luoghi di produzione, ma non si riuscì a diffondere maggiormente per via dell'alto prezzo di vendita.

Solamente negli anni successivi al 1950, il Brunello di Montalcino poté vantare una rapida diffusione anche fuori dai confini senesi, fino ad essere apprezzato anche all'estero.


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Zona di produzione

La vera e propria denominazione DOC che fu affibbiata al Brunello di Montalcino fu riconosciuta con un decreto del Presidente della Repubblica nel 1980, che poi venne modificato dal decreto ministeriale del maggio 1998.

Secondo tale certificazione, questo vino si può “estrarre” solamente da quelle uve che hanno la particolare caratteristica di essere coltivate all'interno dei luoghi di produzione che viene sottolineata nel disciplinare, sfruttando, quindi, unicamente il vitigno Sangiovese, che nel luogo di origine viene definito “Brunello”.

E' permesso l'utilizzo di riferimenti ed informazioni toponomastiche integrative, che ovviamente devono riportare le vigne da cui provengono davvero le uve.

Il titolo alcolometrico volumico generale del Brunello di Montalcino è pari, nella misura minima, al 12%; nel momento in cui si abbia intenzione di sottolineare la vigna da cui proviene il vino, allora le uve devono essere in grado di garantire al vino un titolo alcolometrico volumico, nella misura minima, pari al 12,5%.


Brunello di Montalcino e Riserva

Il Brunello di Montalcino si caratterizza per dover sopportare un periodo di lavorazione (che viene definito affinamento) che consta di almeno ventiquattro mesi, in cui viene posto all'interno di particolari contenitori costituiti da rovere di ogni dimensione.

Successivamente deve essere posto in bottiglia per un periodi pari a quattro mesi (come minimo) e non può essere lanciato sul mercato prima della data corrispondente al 1 gennaio dell'anno successivo, alla fine di cinque anni che vengono conteggiati in base all'annata in cui si è verificata la vendemmia.

Questo vino può fregiarsi della denominazione “Riserva” nel momento in cui viene lanciato sul mercato dopo il 1 gennaio dell'anno successivo alla fine di un periodo di almeno sei anni che vengono, anche in questo caso, conteggiati tenendo conto dell'anno in cui è stata effettuata la vendemmia, sempre tenendo in considerazione un periodo minimo di affinamento pari a due anni ed una conservazione in bottiglia per almeno sei mesi.

Il Brunello di Montalcino deve essere essere lanciato sul mercato all'interno di bottiglie che devono essere delle bordolesi, caratterizzate da un vetro scuro e ben chiuse con un tappo di sughero.


Caratteristiche organolettiche

Per quanto concerne le caratteristiche organolettiche, il Brunello di Montalcino, nel momento in cui viene lanciato sul mercato, deve avere un colore rosso (tipicamente un rosso rubino che sfuma al granato), un odore particolarmente intenso e un sapore asciutto, che persiste ed estremamente robusto.


Abbinamenti

I più interessanti abbinamenti che si possono realizzare in cucina con il Brunello di Montalcino sono principalmente la carne rossa e la selvaggina, meglio ancora se integrate da funghi e tartufi.

Piuttosto interessante anche l'abbinamento che prende in considerazione diversi formaggi italiani, tra cui anche il pecorino toscano.




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