Nardò

La zona vinicola

L'area di produzione del Nardò DOC è a 30 chilometri circa a sud ovest di Lecce, nella Terra d'Arneo, posta nella Pianura Salentina.

La pianura è pianeggiante, caratterizzata dalla totale assenza di rilievi. Il suolo è di tipo carsico con terreni di strati di terra rossa. In superficie sono assenti i corsi d'acqua, ma le piogge sono convogliate nel sottosuolo dai molti inghiottitoi (chiamati vore o capoventi), che la convogliano in profondità alimentando veri e propri fiumi carsici.

L’aspetto geologico del territorio della Terra d’Arneo è riscontrabile in tutta la Penisola Salentina che è formata da un basamento carbonatico cretaceo, dislocato da faglie, su cui giacciono i sedimenti emersi durante gli eventi tettonici che si sono susseguiti nella regione salentina a partire dal Mesozoico. In questo periodo infatti, si formò questa parte d'Italia per emersione dal mare, dovuta allo scontro tra la placca africana e quella europea, con il basamento carbonatico che ha subito numerose emersioni e subsidenze accompagnate da ingressioni marine.

In ultima analisi abbiamo la presenza di un substrato carbonatico mesozoico su cui giacciono in trasgressione le unità di più recente deposizione: le calcareniti mioceniche ed i sedimenti calcarenitici, argillosi e sabbiosi pliocenici e pleistocenici.

Il clima è mite, temperato, con estati lunghe e secche e presenza di brezze marine, visto la vicinanza del mare a soli pochi chilometri da Nardò o addirittura con Porto Cesareo sorto proprio sul mare.

La zona ha testimonianze antichissime, che partono dalla preistoria. Una serie di reperti sono state rinvenute su tutto il suo territorio, soprattutto nella “Baia di Uluzzu”, dove si trovano diverse grotte, tra cui quelle significative di Uluzzu e del Cavallo. All'interno sono stati trovati graffiti ed altri reperti archeologici importantissimi, ritenenuti come le prime manifestazioni di arti figurative esistenti in Europa (80.000/100.000 anni a. C.), catalogati nel Paleolitico Medio e Superiore. L'importanza dei reperti ritrovati ha dato il nome a un periodo storico più preciso, dal luogo del ritrovamento: il Paleolitico "Uluzziano", appunto dalla "Baia di Uluzzu". Nardò, come centro abitato, ha origine intorno all’anno 1000 a.C. ad grazie ai Messapi. L'etimologia del suo nome è da ritrovarsi nella parola nar, di derivazione illirica, che significa acqua. Da nar la Nerìton greca e il Neritum o Neretum latino.

Conquistata dai Romani nel 269 avanti Cristo, con il suo porto Emporium Nauna (probabilmente l’attuale S. Maria al Bagno), fu attraversata dalla famosa Via Traiana, che costeggiava tutta la riviera ionica. Caduto l'Impero Romano, Nardò cade sotto il dominio dei Bizantini e, per un breve periodo, dei Longobardi. Con i Bizantini aumentò la presenza dei monaci Basiliani, che diffusero la costruzione in grotte con numerosi villaggi rupestri, come quello in contrada Le Tagliate, e le cripte, come quella di S. Antonio Abate, oggi parte delle visite turistiche da effettuare in zona.

Il Nardò DOC

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I vitigni rossi

Botti d'invecchiamento Anche qui il vitigno principe per la produzione dei vini è il Negroamaro, affiancato dagli altri autoctoni Malvasia Nera di Lecce e quella di Brindisi e il Montepulciano.

La differenza sostanziale tra il Malvasia di Lecce e quello di Brindisi è nell'aromaticità ben presente nella seconda e assente nella prima.

Il Montepulciano è un uva vigorosa, coltivata al centro e al sud in quanto, avendo una maturazione tardiva, non può essere impiegata al nord, dove il freddo la porterebbe a maturare male e troppo tardi, se non con alcune eccezioni e tagli molto importanti tali da modificarlo completamente.


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Il Nardò DOC rosso

Il Negroamaro La denominazione di origine controllata Nardò nasce per decreto il 6 aprile 1987 per autorizzare la produzione di vini rossi e rosati nei soli territori comunali di Nardò e Porto Cesareo in provincia di Lecce.

Le uva autorizzate sono il Negroamaro che deve essere minimo l'80% dell'assemblaggio, a cui possono concorrere alla produzione dei vini anche le uve provenienti dai vitigni Malvasia nera di Brindisi, Malvasia nera di Lecce e Montepulciano, presenti nei vigneti, da soli o congiuntamente, fino ad un massimo del 20%.

Le rese massime autorizzate sono fissate a 18 tonnellate per ettaro, abbastanza alte quindi, e i vini devono avere un grado alcolico minimo di 11,00% vol.

Il residuo delle uve destinate alla produzione della tipologia Rosato non può essere utilizzato per la produzione della tipologia rosso.

Il Nardò Rosso ha colore rosso rubino più o meno intenso. Il profumo è vinoso, intenso e i sapori sono asciutti, armonici, lievemente amarognolo come i vini tradizionali dal Negroamaro.

A tavola incontra bene l'abbacchio al forno, l'agnello al cartoccio, la pasta o la zuppa e ceci, la zuppa di farro e i formaggi a pasta morbida.

Nel Nardò Rosso Riserva invece il colore è rosso rubino con toni aranciati con il naso vinoso, intenso, etereo. Al palato il sapore è asciutto, di corpo, giustamente tannico, vellutato ed armonico.

Gli abbinamenti a tavola sono gli stessi del rosso generico, magari con qualche carne rossa non elaborata in più, maiale bolliti misti e salumi. La temperatura di servizio per entrambi è di circa 18° C.

Per avere diritto alla menzione riserva il vino deve essere invecchiato almeno due anni a partire dal 1° novembre successivo alla vendemmia e la gradazione alcolica minima è stata stabilita a 12,50% vol.


Le aziende

Le aziende vinificano il Nardò DOC soprattutto a livello locale, e questo vino è quindi ancora difficilmente reperibile al di fuori della regione.

L'Azienda Agricola Vitivinicola Bonsegna Alessandro produce il suo Nardò Rosso DOC dal colore rosso rubino, un vino di consistente struttura, vellutato, dal sapore asciutto e morbido.




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