Bianchi Docg del Piemonte

Introduzione

Il Piemonte, con la Toscana, è forse la regione con le tradizioni vinicole più radicate e importanti al giorno d'oggi. Mentre molte altre regioni non sono riuscite a mantenere nei secoli una forte identità e fama nei vini, il Piemonte ha sempre conosciuto una sua notorietà internazionale, grazie alle produzioni dei suoi grandi rossi e bianchi.

Con il novecento e finalmente con l'approvazione delle denominazioni geografiche, con quasi un secolo di ritardo dalle prime bozze francesi e mezzo secolo dall'ufficializzazione delle tutele legislative d'oltralpe, l'Italia ha finalmente ripreso quel filo conduttore che l'ha legata nei secoli alla viticultura.

Il Piemonte ne ha subito giovato, non in qualità, come molte altre regioni italiane, ma piuttosto in ufficialità, essendo una delle regioni a maggior tasso di denominazioni della penisola.

Certamente i suoi rossi sono i più conosciuti, ma i bianchi piemontesi, in tutte le loro espressioni, hanno tutte le qualità per imporsi, come alcuni hanno già fatto, nel panorama mondiale.

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Le DOCG bianche

Il famoso Asti CinzanoLe denominazioni di origine controllata e garantita del Piemonte che vinificano vini bianchi sono i famosi Asti e Moscato d'Asti, il Gavi o Cortese di Gavi e il Roero, ormai entrati nel panorama vinicolo riconosciuto anche dai profani del vino e l'Alta Langa e l'Erbaluce di Caluso, meno noti, ma, come nel caso di Caluso, di estrema qualità.

Con queste DOCG, i vini bianchi piemontesi riescono ad identificarsi meglio nel panorama nazionale, avendo l'opportunità di farsi conoscere come i già noti e famosi rossi.

Se per la maggior parte di essi il riconoscimento della denominazione è soltanto una certificazione dell'ottimo lavoro svolto finora dai viticoltori, nel caso dell'Erbaluce e dell'Alta Langa, il riconoscimento cerca di portare questi ottimi vini alla giusta notorietà.


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L'Asti e il Moscato d'Asti

Questa denominazione ha origine come delimitazione del territorio già nel 1932, quando l'allora Regno d'Italia iniziava ad approvare alcune legislazioni a difesa dei prodotti italiani, sia per motivi politici e propagandistici, sia per motivi economici dettati dalle sanzioni a cui era sottoposto il paese. Successivamente, in altri tempi, la denominazione fu finalmente riconosciuta nel 1973, per difendere gli ottimi vini prodotti con l'uva Moscato nella province di Asti, Cuneo e Alessandria. Qui questa varietà è presente fin dal medioevo, ed ha sempre rappresentato il vino, sia tranquillo che frizzante, della zona. È tuttora indicato come il grande spumante italiano, nonostante il Prosecco stia nell'ultimo decennio, acquistando grosse fette di mercato e una notevole fama, grazie anche al lavoro qualitativo fatto in Veneto. Ancora oggi lo spumante d'Asti e il panettone o il pandoro, i due famosi dolci natalizi, sono associati in modo indissolubile nell'immaginario collettivo nazionale, con le più grandi cantine piemontesi coinvolte nella sua produzione, con giri d'affari dai numeri significativi.


Gavi

Il Gavi, soprattutto negli ultimi dieci anni, ha ottenuto un'identità propria, e molto forte, non solo in Piemonte ma in tutta la penisola. Il suo nome significa eleganza e delicatezza, con i suoi vini che ormai sono in tutte le liste dei migliori ristoranti. Ottenuto con il Cortese coltivato in Val di Lemme, questo vino aristocratico riesce ad accompagnare il pesce con una spontaneità e un raffinatezza che si riscontra solo nei grandi bianchi.

Le aziende che lo producono sono tra le più reputate d'Italia, grazie a questo vino limpido e delicato, che accompagna i piatti migliori di pesci come l'orata e i crostacei, anche nelle tipologie frizzante e spumante, dove aggiunge vivacità alla delicatezza supportata dal buon corpo. Le aziende coinvolte sono quasi 150 e sicuramente molte altre se ne aggiungeranno in futuro per vinificare questo vino complesso che sta conoscendo un'espansione molto rapida su tutti i mercati.


Alta Langa

L'Alta Langa è la più giovane e più vasta delle DOCG piemontesi e anche la meno nobile e raffinata. Probabilmente fa parte di quelle denominazioni che vengono istituite più per puri scopi commerciali che per straordinarie qualità. Raramente i suoi vini riescono a raggiungere vette qualitative e il suo consumo si riduce più a un vino da tavola, che a una vera e propria vinificazione improntata sulla ricerca organolettica superiore. Si affida alle uve più note come i Pinot o gli Chardonnay, ma non riesce, nonostante l'impiego di questi nobili vitigni, ad avvicinarsi a livelli eccelsi, e le produzioni rimangono appena sufficienti.


Erbaluce di Calluso

Anche l'Erbaluce di Calluso è una denominazione molto giovane, ma a differenza dell'Alta Langa, i suoi vini sono di livelli nettamente superiore e possono giustamente concorrere con i grandi bianchi mondiali. L'istituzione di questa denominazione ha dato la giusta certificazione a questo vino e a questo vitigno particolari, l'Erbaluce appunto, che riescono a fornire vini sia fermi che frizzanti, e passiti dai gusti così marcati e tipici, da rappresentare un'autentica specificità del territorio.

La freschezza e la complessità dei vini offrono in abbinamento i migliori piatti di pesce che si possano desiderare. Sicuramente è un vino ancora sconosciuto ai più, ma questo consente di fare ottimi affari con dei prezzi ancora contenuti in previsione di una sua grande ascesa futura.


Bianchi Docg del Piemonte: Roero

Ecco un'altra DOCG che non ha più bisogno di presentazioni, dai gusti raffinati e fruttati tanto da essere soprannominata il Barolo bianco, per intensità e bontà.

La sua produzione e commercializzazione ha conosciuto, dall'istituzione della denominazione nel 2004, un'espansione rapida, guidata soprattutto dalla qualità. Questo ha permesso al vitigno Arneis di passare dalla condizione di uva da taglio a protagonista delle liste vini dei ristoranti più reputati, in accompagnamento ai piatti di pesce elaborati che riescono a risaltarne l'intensità e la struttura.



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