Tappi pvc
Il tappo nel vino ha una funzione fondamentale in quanto consente con la bottiglia la conservazione del prodotto che, se eseguita correttamente, può prolungarne la vita per molti anni. Il tappo nel corso dei secoli, ha subito numerose evoluzioni, insieme ai contenitori, e si è passati da quelli in cera per le anfore fino ai più moderni dei giorni nostri, di vari materiali, anche se il sughero è ancora largamente il più utilizzato in quanto ancora molto funzionale alle esigenze del vino. Esso infatti, essendo una materia organica, può espandersi grazie al contatto con il liquido, e quindi rendere ermetica la chiusura della bottiglia. Questa semplice funzione, che appare banale, è stata invece uno dei maggiori ostacoli per la produzione di tappi con materiali diversi dal costoso sughero, e solo in questo ultimo decennio sono stati raggiunti dei risultati apprezzabili nella tecnica di fabbricazione, in modo che i tappi non presentino inconvenienti. Oggi i materiali sintetici, in particolare il PVC, riescono a garantire la sicurezza ermetica della chiusura delle bottiglie e la risoluzione di altri inconvenienti che prima potevano presentarsi come il rilascio di molecole chimiche e di odori. Seppur il sughero resta padrone del 80% del mercato, il PVC sta conquistando sempre più spazio, in particolare nei paesi del Commonwealth britannico, grazie alla sua trovata qualità e ai prezzi contenuti, che se rapportati su una larga produzione, possono permettere alle aziende che hanno scelto questa soluzione, di reinvestire i risparmi in nuove produzioni, ricerca e tecnologie. Oggi il PVC è molto presente ad esempio nelle produzioni australiane, sempre piu importanti, sudafricane e sudamericane.
Il PVC è l'acronimo di cloruro di polivinile, detto anche polivinilcloruro. Si tratta di un polimero, chiaramente di cloruro di vinile, oggi tra i maggiormente utilizzati in numerosissimi campi in cui vi è bisogno di materie plastiche. Vi sono numerose versioni di questo materiale plastico, in modo da aumentarne l'elasticità o diminuirla a seconda del suo utilizzo. Allo stato puro offre una forte rigidità, e per “ammorbidirlo” si usa miscelarlo con altri composti non organici e plastici, tra cui l'acido ftalico, in modo da essere modellato e flessibile.
A temperatura ambiente offre una grande stabilità, e quindi può essere oggi usato con molta sicurezza anche nel campo alimentare, mentre l'attenzione deve essere massima nel caso venisse riscaldato o addirittura bruciato, in quanto queste condizioni permettono di liberare le molecole di cloro in forma molto dannosa per la salute, in quanto questa forma sarebbe rappresentata dall'acido cloridrico, una diossina mortale, oppure dal cloruro di vinile, altrettanto pericoloso.
Queste caratteristiche lo rendono anche parzialmente riciclabile non per gli scarti prodotti, ma per i costi che rappresentano i cicli da effettuare.
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Il PVC iniziò ad essere studiato da Henri Victor Regnault gia nel 1835 e successivamente da Baumann quasi 40 anni più tardi. L'osservazione era rivolta ai depositi di polimero nelle bottiglie di cloruro che erano sotto la luce del sole.
Gli scienziati inizialmente si trovavano ad avere un materiale difficilmente lavorabile, e i primi tentativi russi (di Ostromislenskij) e tedeschi (di Klatte), risultavano in eccessiva rigidità e fragilità dei prodotti. Ma Semon, nel 1926, riuscì a trovare gli additivi giusti da aggiungere per un prodotto elastico e lavorabile, tanto che il nuovo materiale ebbe subito successo.
Nel 1927 iniziarono le prime produzioni industriali dell'azienda americana Union Carbide e nel 1933 la tedesca IG Farben arrivava per prima ai brevetti delle polimerizzazione in emulsione.
L'Italia aveva nella Montedison il suo principale produttore, con lo stabilimento di Porto Marghera.
Il polo chimico ha così rifornito tantissime piccole aziende per la manifatturazione di prodotti con questo materiale, tra cui anche i produttori di tappi.
Per ottenere il PVC i vari produttori possono utilizzare diverse tecniche per la realizzazione delle molecole.
Questa realizzazione deve essere sviluppata in determinati modi per disperdere il calore sviluppato dalla reazione. Sono tre i metodi utilizzati:. In soluzione, in emulsione e in sospensione.
In emulsione il cloruro viene inserito in un solvente che sia solubile controllandone la reazione e poi filtrando il polimero. Questo tipo di lavorazione fornisce polimeri purissimi ma è anche molto pericolosa tanto che si esegue solo per test di laboratorio.
In emulsione invece il cloruro di vinile viene liquefatto grazie ad un processo che lo mette sotto una forte pressione per poi essere emulsionato nell'acqua stabilizzata in modo da ottenere un lattice di partenza per separare poi il polimero grazie all'aria calda e alla precipitazione.
In questo modo si ottiene un PVC estremamente lavorabile in quanto fluido e stampabile. Il PVC ottenuto con questo metodo viene impiegato per la produzione normale, ma non per prodotti che debbano avere caratteristiche speciali in quanto questo materiale ha basse caratteristiche elettriche.
In sospensione si ottiene invece la maggior parte del PVC utilizzato. Si inserisce il cloruro in una soluzione di acqua e altre sostanze, agitando in continuazione in modo che gli inizializzatori possano iniziare a dare vita ai polimeri in sfere da recuperare poi con il filtraggio.
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