Fiasco
Il fiasco di vino è un immagine romantica, tipicamente italiana, simbolo del buon vino nostrano in tutto il mondo, rappresentativo in particolare della cultura toscana.
È, come tutti ben sanno, il classico recipiente in vetro ben panciuto e dal collo allungato ricoperto con la paglia intrecciata per proteggerlo, che fu largamente usato in Italia, e soprattutto in Toscana, fino ai primi del novecento, per l'imbottigliamento, ma in questo caso maglio dire
infiascamento del vino da tavola.
L'etimologia della parola, come tante altre parole affascinanti, fa parte della storia della lingua italiana. L'origine latina della parola si ritrova non solo nei dialetti della penisola, ma anche in molte lingue germaniche, nel nord Europa in generale se non che anche nel Greco, da dove i Latini mutuavano molte denominazioni. L'origine rimane comunque incerta e inizialmente sembra intendesse significare l'atto di soffiare o gonfiare. Ma altri etimologi pensano che l'origine vada cercata nella parola latina
phiala, utilizzata per indicare vasi simili all'attuale fiasco. Molte parole simili ad indicare nell'antichità un determinato tipo di contenitore. Isidoro porta l'attenzione anche sulla parola
flasca o
flasco che indicava dei contenitori, probabilmente in legno e paglia, utilizzati per proteggere le fiale durante i trasporti, e solo successivamente utilizzati nel trasporto del vino.
Le prime testimonianze relative all'utilizzo del fiasco per contenere il vino risalgono al 1275 a San Gemignano, in Toscana, regione che ha reso famoso questo tipo di bottiglia.
Un imprecisato funzionario del paese infatti, di nome Cheronimo, firmò l'autorizzazione alla costruzione di una fornace per lavorare questo vetro, e successivamente ritroviamo tutta una documentazione legislativa per stabilirne la fabbricazione e le varie dimensioni.
Altri documenti molto evidenti provengono da Boccaccio che descrive il fiasco in un paio di novelle del Decameron, datato intorno al 1350.
molti altri riferimenti si trovano nella pittura tardo medioevale e rinascimentale, dove fiaschi di vino sono spesso dipinti accanto a nature morte. Splendidi esempi si trovano negli affreschi del Botticelli e di Giovanni Battista Di Domenico Il Ghirlandaio, che raffigurano il primo una tavola imbandita con due fiaschi, e il secondo una splendida damigella che ne lega due piccolini al polso, un po come le nostre fiaschette metalliche odierne.
Il suo successo fu dovuto all'impagliatura, che lo rendeva facilmente trasportabile e protetto dagli urti nei carretti dell'epoca, non certo comodi e sicuri per i trasporti delle merci fragili. Oggi il problema è stato brillantemente risolto da molti materiali e tecnologie di confezionamento e trasporto che rendono molto sicuri i viaggi, nonché dalla polizze assicurative che comunque proteggono i trasportatori dalle perdite finanziarie attribuibili alle rotture dei contenitori fragili durante i tragitti. Inoltre la forma del fiasco non lo rende agevole nel trasporto in casse, dove occupa molto più spazio rispetto alle moderne bottiglie.
Il fiasco in Italia è stato il recipiente per il vino fino ai primi dell'ottocento, e in molte produzioni artigianali è ancora usato. L'Economicità delle bottiglie moderne, in confronto ai costi del fiasco, dovuti soprattutto all'impagliatura, ne ha decretato il tramonto a fini commerciali, ma lo ha consegnato alla visione romantica del vino italiano.
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E a questa visione che si riallaccia l'utilizzo del fiasco nel novecento italiano, messo in bella mostra nelle esposizioni internazionali di inizio secolo decorato con i colori della bandiera italiana a testimonianza dell'allora giovane Unità d'Italia. Il fiasco, da contenitore divenne icona per pubblicizzare i prodotti italiani nel nuovo secolo della Belle Epoque che lasciava il Romanticismo del Risorgimento per far posto alle esposizioni universali del nuovo mercato globale che si andava affacciando ai suoi primordi. Il fiasco passò indenne la morte del Romanticismo per affrontare tutte le nuove tendenze artistiche, escluso si dal mercato finanziario, ma assunto a simbolo del vino d'Italia e di Toscana in particolare.
Fu infatti il Chianti a identificarsi con il fiasco, durante l'era del patriottismo italiano e dell'Unità del paese nell'ottocento, e ancora dopo a supportare l'icona italiana del buon vino da tavola
infiascato, quasi a presagire, con quel contenitore utilizzato solo in Italia, una sorta di marchio di garanzia e qualità. Se oggi il Chianti si fregia della Denominazione di Origine Controllata e Garantita, ieri si fregiava dell'utilizzo del fiasco rivestito di paglia, nelle immagini visionarie della campagna toscana imbandita di buona tavola e buon vino, immersa nel verde e nella natura.
Il fiasco oggi è prodotto in numeri limitati ma ancora usato come visione romantica del vino, sia nelle campagne per le produzioni artigianali, sia nel Chianti, sotto la protezione del DOCG, a ricordo della storia indissolubile di questo grandioso vino, icona e portabandiera della qualità italiana, legata a un autentico marchio, il fiasco, che lo ha contraddistinto tra tutti i vini del mondo nelle vinerie sparse in ogni angolo del pianeta. Dove c'era il fiasco, c'era il buon vino italiano e il buon Chianti, e non sono così pochi i produttori che ancora oggi preferiscono sacrificare un pochino di spazio nelle casse pur di avere una limitata, ma storica e tradizionale veste per il loro vino come le cinque gocce di Chanel vestivano la sensuale Marilyn Monroe.
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