Coppa per spumanti dolci
Storicamente i primi spumanti al mondo furono gli champagne, seguiti poi dagli spumanti piemontesi nell'ottocento. E storicamente questi champagne e spumanti erano inizialmente dolci, in quanto ottenuti con la metodologia dell'aggiunta di zuccheri nel vino base, il famoso metodo Champenoise meglio noto in Italia come metodo classico. Il metodo nacque per caso, grazie ai commercianti inglesi, grandi importatori di vino dalla vicina Champagne, all'epoca, con i trasporti molto primitivi e poco sicuri, la regione vinicola più vicina al mercato più importante, quello di Londra. Gli inglesi, sempre assetati di vino che però non potevano produrre, solcavano i mari in lungo e in largo alla ricerca di vino, ma più lontane erano le distanze, più alti erano i costi. Il vino più economico era dunque quello della vicina Champagne, che purtroppo però era anche piovosa e forniva vini poveri in alcol. Così i commercianti inglesi presero l'abitudine di aggiungere dello zucchero a questo scialbo vino, per far ripartire la fermentazione e aumentare la gradazione alcolica. Nacque così l'effervescente champagne, nel seicento, il secolo di Dom Pérignon che poi mise a punto il metodo champenoise e la definitiva versione degli champagne che risultavano però sempre dolci, in quanto le aggiunte di zuccheri erano ancora incerte nei dosaggi. Ma gli inglesi amavano i vini secchi e così i grandi produttori, nati nel corso del settecento, si diedero da fare per ottenere dei prodotti sempre più secchi. Fu grazie all'invenzione dello zuccheroenonometro nel 1836 ad opera di M. François, che misurava con precisione gli zuccheri, che si riusci a produrre i grandi secchi effervescenti conosciuti oggi, e gli Chapagne dolci caddero nel dimenticatoio. Solo i Piemontesi hanno continuato con una buona produzione di spumanti dolci, soprattutto con gli Asti spumante.
Oggi è sempre più in uso la flûte per la degustazione di spumanti e champagne, mentre la grande coppa detta coppa Asti è quasi del tutto dimenticato. La flûte è il bicchiere giusto per la degustazione dei vini spumante secchi, ma non per quelli dolci. L'abitudine quindi di degustare gli spumanti di una volta, abbandonata nel corso del novecento, era inizialmente corretta, in quanto sia gli champagnes che gli spumanti erano inizialmente solo dolci. Almeno fino alla metà dell'ottocento quindi, almeno nella Champagne e poi in Piemonte, il bicchiere appropriato era la coppa.
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La larga coppa per spumanti dolci deve assicurare che il vino sia degustato nel migliore dei modi. Gli spumanti dolci infatti hanno aromi molto spiccati, pungenti per il naso, amplificati dal trasporto delle bollicine.
Hanno quindi bisogno di una coppa larga, che acceleri subito la velocità delle bollicine distribuendole su una superficie più ampia ed areata, per spegnere subito la pungenza del vino al naso. In questo modo il vino sale per pochi centimetri ma prende subito aria, liberando la coppa dagli aromi forti che si attenuano per essere percepiti meglio. Il naso non è così disturbato dal perlage e dagli aromi. Inoltre le bollicine, non concentrate in un unico punto e cariche dei pesanti gusti dolci, saranno meglio percepite anche al palato, non soffocandolo con concentrazioni troppo elevate.
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