Monica di sardegna
Questa denominazione, a differenza del Monica di Cagliari che ha carattere locale del capoluogo, è autorizzata in tutta l'isola sarda, quindi il territorio e i risultati ottenuti da questi vini sono molto vari, pur conservando le caratteristiche principali del vitigno Monica, e dipendono dalla zona esatta di raccolta delle uve.
Il Monica è maggiormente coltivato nella zona sud occidentale dell'isola, in particolare nel Campidano, e nella parte centrale.
Ma tutta la Sardegna è coinvolta nella coltivazione e nella produzione, quindi si va dalla zona pianeggiante e argillosa della provincia di Cagliari a quella granitica di origine vulcanica della parte centrale, entrambe caratterizzate da scarsa piovosità.
Nella zona di Terrealba invece l'abbondanza idrica non rappresenta affatto un problema e il territorio e di derivazione paludosa, con presenza di sabbie.
La Sardegna si è formata nel Paleozoico, tra i 570 e i 225 milioni di anni fa, più precisamente nel periodo Cambriano inferiore, che caratterizzano maggiormente la parte meridionale del Sulcis, con rocce di natura arenacea e carbonatica emerse dalle profondità marine con presenza di numerosi fossili.
Questo tipo di depositi e rocce caratterizzano anche la parte sud orientale e centrale, e comunque generalmente tutta l'isola.
Le seguenti eruzioni vulcaniche nella regione centrale e settentrionale caratterizzano cambiamenti morfologici delle rocce e in Gallura si trovano sabbie e rocce di quarzo e fenomeni attivi di idrolisi.
I vitigni rossi coltivati in Sardegna sono molti, da quelli importati da Piemontesi e Spagnoli agli autoctoni.
In particolare per questa denominazione si fa riferimento al vitigno Monica, già descritto più volte e utilizzato in assemblaggio o da solo negli altri DOC sardi.
La sua origine non è certa. Si pensa che sia stata importata dagli Spagnoli all'inizio della loro dominazione nell'isola ma non si hanno prove certe e il fatto che quest'uva sia totalmente sconosciuta nella Spagna dei nostri giorni alimenta speranze da parte di molti viticoltori sull'autoctonia di questa varietà, certamente uno delle rivendicazioni più forti dell'orgoglio sardo.
Questo vitigno infatti riesce a produrre vini mono varietali di ottimo pregio e sta iniziando a conoscere una fama non indifferente.
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La denominazione di origine controllata Monica di Sardegna autorizza la produzione di vini rossi con un minimo del 85% nell'assemblaggio della varietà Monica in tutto il territorio regionale, a cui possono concorrere da soli o in assemblaggio tutti i vitigni a bacca rossa disciplinati nell'isola.
Il decreto ministeriale fu firmato il 1° settembre del 1972, e autorizza le tre tipologie di vino rosso:
Il
Monica di Sardegnain versione Secco o Amabile, il
Monica di Sardegna Superiore e il
Monica di Sardegna Frizzante nelle due varietà Secco o Amabile.
Vengono esclusi dall'iscrizione all'albo i vitigni sopra i 750 metri sul livello del mare e quelli posti su terreni di debole spessore derivanti da rocce compatte, le dune attuali, i terreni salsi e quelli interessati da alluvioni recenti.
La resa massima delle uve è stabilita in 15 tonnellate per ettaro e il grado alcolico del vino deve essere di almeno 10,5% vol. per il Rosso e Frizzante e di 12% vol. per il Superiore.
I vini non possono essere commercializzati prima del 31 marzo successiva alla vendemmia, mentre per il solo Superiore il termine è fissato al 1° settembre successivo alla vendemmia.
La resa massima delle uve in vino non deve essere superiore al 70% ma l'eccedenza ha diritto alla denominazione IGT
Isola dei Nuraghi.
Il Rosso generico ha un colore rosso rubino con profumi intensi e gradevoli, eterei. Il palato puo essere secco o amabile, comunque sapido e con caratteristici retrogusti.
Il Rosso Superiore tende all'amaranto nell'invecchiamento e conserva le caratteristiche principali del vino, mentre il frizzante è di un rosso rubino vivo con una souma evanescente.
In tutte le sue tipologie questi vini rossi si accompagnano ad arrosti, salumi, formaggi duri e minestre.
Sardus Pater a Sant'Antioco in provincia di Cagliari vinifica il suo Monica di Sardegna Insula al 100% mono varietale di 13,5% vol.
Il naso è selvatico, con profumi di ciliegia, sottobosco e cacao. Sapido e molto alcolico viene suggerito con il tonno ai peperoni.
Pala, sempre in provincia di Cagliari, assembla il Monica di Sardegna dei sentori di visciola e muschio selvatico, con struttura media e nerbo per associazioni con l'agnello arrosto e patate.
Anche la famosa azienda Meloni vinifica questa denominazione con il 100% di Monica e pratiche biologiche, ma con gradazioni alcoliche più basse.
Ne risulta un vino rubino con venature fucsia, al naso di lampone, fragolina di bosco, noce moscata, muschio e cacao con una buona struttura acida al palato. In tavola con i maltagliati con salsiccia e funghi.
Nella provincia d'Oristano la Cantina di Mogoro Il Nuraghe assembla il Monica con il 15% di Bovale per ottenere un vino dai sentori di visciola, spezie e cacao e una bocca fresca, sapida e minerale per il polpo in salsa piccante.
Tornando nella provincia di Cagliari la Cantina Santadi vinifica il Monica con il 15% di Carignano, ottenendo cosi un prodotto premiato con i quattro grappoli nel 2005 dall'alcolicità di 13 vol.
Il naso è carico di mirto, ciliegia nera matura, ciclamino di bosco e tabacco su note selvatiche.
Di notevole carattere il palato ha finali minerali e pepati per il maiale arrosto con patate.
Argiolas commercializza il Monica di Sardegna dai riflessi purpurei, con naso spiccato di more di gelso e geranio. Il palato, fruttato, è bilanciato. Il suo abbinamento suggerito sono le braciole di cavallo alla pizzaiola.
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