Coltivazione uva
La coltivazione dei vigneti è una delle parti essenziali nella produzione dei vini. Non può esserci un buon vino senza una meticolosa ed ottimale coltivazione delle uve. Non tutti i produttori di vini sono anche dei coltivatori, ma i migliori si riforniscono di uve scegliendo i coltivatori più esperti ed attenti, conoscendoli di persona e seguendo il loro lavoro da vicino. Anche molti coltivatori, che hanno uno stretto contatto con la natura, cercano di trarre la massima qualità dalle loro uve, gestendole con accuratezza sia per motivi commerciali che endemici.
Oggi che i prezzi dei terreni agricoli sfruttati per i vini di qualità hanno raggiunto prezzi ragguardevoli, è più che mai importante curare alla perfezione sia il suolo che la vite, in modo bilanciato e duraturo nel tempo. Terreni troppo sfruttati infatti tendono ad impoverirsi facilmente, con rese maggiori magari nei primi due o tre anni, ma poi molto inferiori per il resto del tempo. Per questo i coltivatori si stanno sempre più orientando verso il biologico, che garantisce dei risultati migliori nel lungo periodo e anche nel vino.
Al mondo esistono oltre 900 diverse varietà di Vitis Vinifera, o vite comune, che viene coltivata in tutto il mondo tranne ai poli. La vite sembra fosse conosciuta, stando ai reperti fossili, già 6000 anni prima di Cristo, e dovrebbe essere originaria della Cina, da cui poi si sarebbe estesa a tutto il resto del mondo. Scoperta presto la fermentazione, già da qualche millennio, l'uomo ha sempre poi cercato di migliorare la qualità dei frutti in generale. Questo più che mai è valso per la vite, fonte del prezioso vino amato da tutte le civiltà, e ne spiega anche l'amplissima gamma di varietà, frutto di incroci spontanei ma anche antropologici.
L'uomo infatti ha sempre cercato di ottenere delle varietà che si adattassero ai vari climi specifici nei diversi territori che via via andava occupando durante la sua evoluzione, ed ha quindi scelto e creato diverse varietà affinché risultassero più resistenti al freddo o al caldo o più adatte ai diversi terreni.
Sembra che i primi a studiare ed applicare le diverse pratiche naturali di innesti e impollinazioni differenti in modo da ottenere più varietà e a non lasciare questo compito esclusivamente alla natura siano stati gli antichi Greci, seguiti in seguito dai Romani e da tutti i popoli coltivatori della storia.
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Un vino è chiaramente influenzato dalla varietà, o più spesso dalle varietà, di uve impiegate per la sua vinificazione, e queste a loro volta saranno influenzate da diversi fattori.
L'insieme di questi fattori che in modo pressoché analogo contribuiscono alla qualità della vite vengono indicati da una sola parola di origine francese: il
Terroir.
Questi fattori sono il clima, sia generale che locale (il
microclima, le tecniche di coltivazione, il suolo e il sottosuolo, la configurazione topografica del terreno e le condizioni fisiche generali della pianta.
Il clima ha una grande importanza legata anche alla varietà dell'uva. Generalmente una vite ha bisogno di pochissima acqua, e quindi in climi particolarmente umidi e piovosi, fornisce vini annacquati e inconsistenti. L'esempio più chiaro viene dalla Champagne, che ha proprio un clima continentale e piovoso, e i famosissimi vini e la loro tecnica di produzione nascono proprio per risolvere questo problema. Anche le varietà scelte sono le più adatte a questo clima. Come esempio possiamo citare infatti il Pinot Nero, varietà molto adatta al freddo, praticamente assente nei climi caldi del sud Europa e degli altri continenti. Il microclima poi da specificità alla vite, e basta la presenza o meno di un corso d'acqua, un lago, o altri fattori climatici che rendono particolare una zona delimitata, per cambiare radicalmente sia la crescita della pianta che la qualità del vino.
Chiaramente anche le tecniche di coltivazione influiscono notevolmente sulla pianta. Basta variate la potatura, e quindi la successiva resa, per avere vini più o meno concentrati. Anche la diversa distanza tra i filari influisce, con una diversa distribuzione delle sostanze nutritive dal sottosuolo. Nell'era moderna è subentrata anche la chimica e la coltivazione biologica a fare la differenza, e non a caso molti coltivatori stanno riscoprendo le tecniche antiche a discapito della chimica, applicate con attrezzature moderne.
Il suolo e il sottosuolo sono sempre di estrema importanza, in quanto variano la “dieta” della pianta fornendo elementi nutritivi diversi a seconda dei diversi tipi di terreni, e incidendo notevolmente sulle caratteristiche del vino. Anche le diverse caratteristiche drenati dei vari sottosuoli sono un punto centrale. Un suolo molto calcareo infatti, apporterà una notevole acidità al vino, permettendone un invecchiamento più lungo e adattandosi meglio alle uve bianche. Un terreno alluvionale, con limo e sabbia, si adatterà meglio a uve rosse, fornendo i tipici aromi bordolesi ad esempio. L'argilla e l'argilloscisto invece sono molto fertili, adatti ai grandi rossi, a cui forniscono aromi maturi e profondi, come quelli del sottobosco. I terreni ghiaiosi sono poco fertili, ma i ciottoli disseminati sul terreno trattengono il calore aiutando la maturazione della pianta. Il granito invece aiuterà le viti rosse nella produzione di novelli leggeri ed aromatici.
Spesso comunque il suolo è un miscuglio di varie rocce e quindi ogni appezzamento di terreno deve essere valutato singolarmente.
Oltre alla natura del suolo, decisiva è la configurazione topografica, ovvero l'altitudine delle coltivazioni, la loro esposizione al sole e la pendenza. La vite prospera molto bene tra i 200 e i 700 metri sul livello del mare, con buona esposizione al sole e una pendenza media o accentuata. Anche le condizioni di salute della pianta sono essenziali nella produzione del vino.
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